La sala di Malagigi

Gli incroci intermediali tra cantari, pupi, cinema, teatro e musica in un costante dialogo tra passato e presente per la creazione di un nuovo futuro eterotopico

Elisabetta Maria Teresa Santonocito
Un momento dell'intervento del prof. Gaetano Lalomia
Un momento dello spettacolo "La sala di Malagigi"
Un momento dello spettacolo "La sala di Malagigi"
L'intervento di tutti gli 'artisti' dello spettacolo "La sala di Malagigi"

Il concetto di intermedialità, filo conduttore della serie di incontri e performance del festival Cantieri Intermediali, allude al superamento dei confini che separano nettamente i diversi campi del sapere (più a scopo didattico che per un’effettiva distanza/scissione), con l’obiettivo di raggiungere una fluidità tra i saperi che ne favorisca incontri e scambi, in un costante e intenso dialogo tra passato e presente verso la creazione di un nuovo futuro eterotopico.

Un esempio concreto di intermedialità è stato offerto dalla performance La sala di Malagigi che, a partire da un Cantare di Gesta ritrovato, è stata concepita dal docente di filologia romanza Gaetano Lalomia dell’Università di Catania insieme ai dottorandi del Disum dell’ateneo catanese Giorgia Coco ed Enrico Riccobene, e ha visto la partecipazione straordinaria della Marionettistica dei Fratelli Napoli, rappresentanti della tradizione siciliana e, in particolare, catanese dell’Opera dei Pupi. 

Andata in scena da Zō Centro Culture Contemporanee la seconda sera del festival, La sala di Malagigi è stata introdotta da una presentazione del prof. Gaetano Lalomia, il quale ha spiegato «come la genesi del progetto si leghi al ritrovamento filologico di un antico Cantare, divenuto dapprima oggetto di un lavoro editoriale e in seguito della performance». 

La realizzazione, però, ha reso necessari il coinvolgimento e il supporto di una squadra di specialisti, afferenti a diversi campi: l’attrice Giorgia Coco, il videomaker Enrico Riccobene e i Fratelli Napoli, pupari dall’arte e dalla maestria incredibili, testimoni di una tradizione secolare. 

Il dialogo fruttuoso tra le discipline coinvolte ha dato vita a uno spettacolo affascinante, al di là della trama di per sé lineare. 

Un momento dello spettacolo La Sala di Malagigi

Un momento dello spettacolo "La sala di Malagigi"

Il cavaliere-mago Malagigi con l’aiuto delle arti oscure conquista la bella principessa pagana Lucrezia. Grazie alla sua magia occulta invoca dei demoni per affrescare una sala del palazzo orientale e impressionare così la principessa, la quale, però, si innamora dell’immagine dipinta di Astolfo, re d’Inghilterra, e chiede di poterlo conoscere. Malagigi, allora, assume le sembianze di conte per possederla, prima, e poi per strapparle la promessa di convertirsi al cristianesimo per sposarlo. Infine, nascondendo le sue reali motivazioni, riferisce a Carlo Magno di essere riuscito a convertire l’infedele Lucrezia. 

La prima a comparire sulla scena dello spettacolo è Giorgia Coco che, illuminata soltanto da uno ristretto cono di luce, si esibisce come una sorta di aedo-cantore, prestando corpo e voce alla narrazione. Il suo intervento è fondamentale per restituire al testo l’originaria dimensione orale e trasportare il pubblico in un’altra epoca, al tempo di Carlo Magno e dei suoi paladini. Alle sue spalle, su un maxi-schermo, scorre una fitta serie di immagini per lo più monocromatiche, che contengono un velato richiamo al cinema delle origini e, insieme alla partitura musicale, contribuiscono a creare un’atmosfera singolare e a definire la ‘temperatura’ della performance. 

L’ingresso dei Fratelli Napoli con i loro pupi, qualche minuto dopo l’inizio, ammanta di fascinosa tradizione siciliana un quadro già di per sé suggestivo, in una fusione perfetta fra tradizione secolare e nuovi media. L’incredibile modulazione di voci di Giorgia Coco si mescola alle immagini, alla musica e prende corpo nell’animazione dei pupi, i veri e propri attori sulla scena. 

Il risultato, dato dalla sinergia dei vari professionisti, dall’incontro delle diverse aree di competenza e dall’incrocio di epoche, stimoli e suggestioni variegati, è un’opera prismatica e carismatica che incanta, delizia e coinvolge il pubblico, il quale, dal canto suo, ricambia con lunghi applausi al termine della rappresentazione.