Nell’aula magna di Palazzo Pedagaggi del Dipartimento di Scienze politiche e sociali si è tenuto un seminario sugli aspetti giuridici e sociali legati al quesito referendario dell’8 e 9 giugno
L’8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne per votare cinque referendum abrogativi, uno di questi è il cosiddetto referendum sulla cittadinanza che riguarda la legge del 1992 che regola l’accesso alla cittadinanza italiana. In caso di vittoria del “sì”, il requisito di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza sarebbe ridotto da dieci a cinque anni consecutivi.
Cos’è la cittadinanza? È appartenenza? È un “premio” che va meritato? È più corretto parlare di concessione o di riconoscimento? Queste sono solo alcune delle questioni poste e trattate nel corso del seminario informativo promosso dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali in collaborazione con l’Istituto di formazione all'impegno sociale e politico "Sant'Agata per Catania".
Ad aprire i lavori l’arcivescovo di Catania mons. Luigi Renna che ha invitato a non affrontare in modo ideologico la questione posta dal referendum e ad abbandonare la retorica del first, facendo riferimento ad ‘America First’ e al suo corrispettivo nostrano ‘Prima gli Italiani’, sempre più diffusa dagli esponenti politici.
Ha, inoltre, sottolineato «l’esperienza migratoria condivisa da tutti i popoli, l’importanza dell’inclusione e del dialogo interreligioso» testimoniato anche dalla presenza al suo fianco dell’Imam di Catania, Kheit Abdelhafid.
A seguire la prof.ssa Pinella Di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali, ha introdotto il seminario inquadrando il tema della cittadinanza a partire dai dati sugli studenti minorenni in Italia, inclusi quelli sull’abbandono scolastico.
Ha poi tracciato un percorso storico delle varie proposte di legge che si sono susseguite nel corso degli anni nel tentativo di sostituire il principio dello ius sanguinis, tutt’ora vigente: dallo ius soli temperato allo ius scholae fino ad arrivare allo ius culturae, proposte che nonostante l’ampio supporto dell’opinione pubblica non hanno mai raggiunto il compimento dell’iter parlamentare. «Ricordiamo che anche noi siamo stati migranti e che abbiamo subito come tali discriminazioni in altre parti del mondo», ha concluso la docente di storia contemporanea.

Il tavolo dei relatori
Il prof. Carlo Colloca, moderatore dell’evento e docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, ha ricordato lo sbarco di ventimila albanesi a Bari l'8 agosto 1991 riflettendo sulla «mancanza di un modello italiano di gestione del fenomeno migratorio nonostante siano passati più di trent’anni da quell’evento di straordinaria entità».
Nel suo intervento, Claudio Sammartino, coordinatore dell’Istituto Sant’Agata per Catania, ha ripreso le parole di Sant’Agostino - «I tempi sono difficili e non buoni. Ma i tempi siamo noi; cambiano i tempi se cambiamo noi» - per rimarcare l’importanza degli incontri che in qualche modo possano portare ad una «riflessione sul tema della cittadinanza». Ha poi puntualizzato che «l’obiettivo che si pone l’istituto che coordino non è dare indicazioni di voto, ma dare voce ai destinatari della riforma ed approfondire in un ambiente sereno e plurale tutti gli aspetti di una tematica complessa, anche quelli meno diretti come gli effetti sul sistema previdenziale e il problema dell’inverno demografico italiano».
Sul tema è intervenuto Vincenzo Antonelli, docente di Diritto amministrativo e pubblico, che ha esortato «a sganciare il problema della cittadinanza dal tema dell’immigrazione a cui spesso viene legato in maniera esclusiva inquadrandolo invece nel contesto più ampio dei diritti».
L’intervento ha, inoltre, esaminato gli aspetti giuridici a partire dalla natura del referendum abrogativo e ai limiti che comporta nel contesto ben più ampio della discussione sul tema e gli effetti diretti e indiretti di questo referendum. Tra questi ultimi soprattutto la situazione dei figli minorenni a cui verrebbe riconosciuta la cittadinanza italiana come conseguenza della concessione ai genitori.
«La sfida è quella di una società in cui la cittadinanza è il presupposto per vivere pienamente nella propria comunità e non un mero premio», ha affermato Antonelli approfondendo il concetto di cittadinanza come bene comune da coltivare soprattutto a partire dai più giovani.

Un momento dell'incontro
L’intervento si è concluso con le citazioni di due personaggi illustri: papa Francesco e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il primo, nell’enciclica Fratelli Tutti (par. 131), sottolinea l’importanza della piena cittadinanza: «Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, è importante applicare il concetto di “cittadinanza”, che «si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia.
Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità».
Il secondo, nel messaggio di fine anno del 31 dicembre 2024, ha detto: «È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, e con il suo lavoro e la sua sensibilità ne diventa parte, contribuendo ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società».
A seguire Kheit Abdelhafid, Imam di Catania e vicepresidente dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia, si è soffermato sulla «presunta e stereotipata» incompatibilità tra Islam e valori occidentali citando cittadini musulmani attivi nella vita politica, accademica e sociale e studi sociologici che mostrano come i cittadini di seconda generazione siano più desiderosi di contribuire alla società rispetto alle generazioni precedenti. «Parlare dell’Islam come un blocco monolitico culturale non è solo scorretto ma dannoso per un dibattito razionale», ha spiegato.
In chiusura Tiziana Cuccia, ordinaria di Politica economica, ha evidenziato gli effetti positivi dell’estensione della cittadinanza sulla produttività del Paese, mentre Alessio Biondo, associato della stessa disciplina, ha riflettuto sul significato contemporaneo dell’identità nazionale.
Infine, la giovanissima figlia dell’Imam ha portato sul tavolo la voce dei tanti giovani italiani di seconda generazione.