“10 Tesi per la Sostenibilità”, le quattro studentesse menzionati di Unict

A ricevere il riconoscimento Anna Elisabetta Di Paola, Valentina Formica, Martina Magnano e Rossella Zanghì

Alfio Russo
Anna Elisabetta Di Paola
Valentina Formica
Martina Magnano
Rossella Zanghì

Dall’economia all’ingegneria, dalla letteratura alle scienze politiche, sono moltissimi i campi del sapere che mettono al centro il tema della sostenibilità come un vero e proprio fil rouge di questo secolo che lega ambiti di studio apparentemente inconciliabili e professionisti provenienti da diverse discipline.

E in questo contesto si inserisce 10 Tesi per la Sostenibilità, il premio promosso dalla Fondazione Symbola, Luiss e Unioncamere con il sostegno di Deloitte Climate & Sustainability, in collaborazione con il Consorzio interuniversitario Almalaurea, RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile e INSTM – Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali e con il patrocinio della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e del Ministero dell’Università e della Ricerca.

Ben 2.062 candidature provenienti da oltre 86 atenei da tutta Italia a testimonianza dell’interesse e la sensibilità delle nuove generazioni verso i temi della sostenibilità a 360 gradi e, inoltre, la disponibilità di intelligenze e competenze del mondo accademico, talenti che l’Italia può mettere in campo nella sfida per costruire un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro.

Oltre ai dieci vincitori e vincitrici, tra cui Cristiano Lo Po’ del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania, alle 90 tesi non vincitrici è stata assegnata una Menzione di merito.

Tra i menzionati di marca Unict le laureate Anna Elisabetta Di Paola, Valentina Formica, Martina Magnano e Rossella Zanghì.

«Il bando 10 Tesi per la Sostenibilità ha visto una partecipazione straordinaria anche rispetto alle nostre previsioni e ci fornisce informazioni e stimoli importanti - dichiara Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola -. La possibilità di affrontare le sfide che abbiamo davanti deve contare anche sulle energie pulite e rinnovabili dei saperi e delle intelligenze giovani presenti nel nostro Paese. È un’iniziativa inedita che oggi premia 10 tesi universitarie provenienti da aree disciplinari diverse che hanno forti e originali riferimenti alla sostenibilità. Un’occasione per chiamare a raccolta e dare forza ad un’Italia che fa l’Italia. Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro».

Un momento della cerimonia di premiazione (foto di Stefano Meloni)

Un momento della cerimonia di premiazione (foto di Stefano Meloni)

I menzionati di Unict

Anna Elisabetta Di Paola

La tesi della laureata magistrale in Ingegneria edile e Architettura al Dicar di Unict dal titolo Strutture in Cartone, costruire alternativo per un'architettura sostenibile (relatore Sebastiano D’Urso, correlatore Grazia Maria Nicolosi) è incentrata sul Goal 12 “Consumo e produzione responsabili”.

La ricerca di tesi in questione sulle strutture in cartone vuole mettere in evidenza come in questo periodo sia necessario pensare a costruzioni alternative che utilizzino materiali naturali, riciclabili, rinnovabili, riutilizzabili ed a basso impatto ambientale. Il settore delle costruzioni incide del 35% sull’emissioni di CO2 globali e del 25% sull’utilizzo di materiali ex-novo. Proporre strutture che limitino questi numeri è indispensabile, per perseguire questo obiettivo bisogna adottare tecnologie naturali o di riciclo, in particolare in questo progetto si è optato per: Cartone: per la struttura portante; Materiali ad origine controllata per tutte le altre componenti.

Il progetto eseguito, dal titolo Adaptive Paper Pavilion, esplora l'uso innovativo del cartone tubolare in architettura, creando per tanto un padiglione modulare e flessibile. Il progetto affronta specificamente i problemi di resistenza del cartone attraverso morfologie e soluzioni strutturali specifiche. Questo approccio permette di adattare la costruzione al materiale, sfruttandone appieno le caratteristiche.

La metodologia adottata si basa su un approccio multidisciplinare che trae ispirazione da progetti architettonici di successo come il "Madrid Paper Pavillon" di Shigeru Ban e la "Mediateca di Sendai" di Toyo Ito, riprendendone forme e concept strutturali ma rivisitandoli utilizzando il cartone. Il cartone è un materiale che reagisce bene a trazione e compressione, ma meno a flessione. Per i pilastri, ho scelto come forma l’iperboloide iperbolico di rotazione, una struttura molto leggera che reagisce bene ai carichi verticali, rafforzata da anelli in acciaio di irrigidimento posti in varie altezze che limiteranno gli spostamenti relativi delle aste.

Ai nodi posti in sommità verrà collegata la struttura portante del solaio di copertura. Per questa ho scelto di utilizzare come struttura principale un sistema di travi reticolari rettangolari bidirezionali trattando le aste in cartone come dei pendoli incernierati a nodi in legno, trasformando quindi le maglie in triangoli le cui aste reagiranno solo a trazione e compressione, i cui diagonali sono in acciaio.

La struttura portante di copertura verrà fissata ai nodi in legno che trasferiranno i carichi alle varie aste in tubolari di cartone componenti il solaio. L’obiettivo chiave del progetto è l'impiego di materiali provenienti da riciclo e riuso, interamente riciclabili, biodegradabili o riutilizzabili a fine vita. Questo approccio promuove la sostenibilità e la riduzione delle emissioni di CO2 nel settore delle costruzioni.

Questo progetto rappresenta un esempio concreto di come l'architettura possa abbracciare l'innovazione dei materiali e delle soluzioni strutturali per affrontare le sfide attuali legate alla sostenibilità. L'uso innovativo del cartone tubolare come materiale principale e l'adozione di soluzioni. Adaptive Paper Pavilion rappresenta un passo significativo verso l'obiettivo di rendere il settore delle costruzioni più sostenibile, senza compromettere la solidità della struttura.

casa di cartone

Casa di cartone

Valentina Formica

La tesi della laureata magistrale in Scienze e tecnologie agrarie al Di3A di Unict dal titolo Effetti dello stress idrico su piante officinali mediterranee coltivate nel territorio degli Iblei (relatore Paolo Guarnaccia, correlatore Paolo Bàrberi) è incentrata sul “Consumo e produzione responsabili”.

Le piante officinali sono un patrimonio naturale di inestimabile valore, con un vasto potenziale per la sostenibilità ambientale. Il loro nome si deve allo storico utilizzo che ne veniva fatto nelle cosiddette "officine farmaceutiche".

Di fatto, quasi tutti i farmaci che oggi conosciamo derivano da principi attivi sintetizzati artificialmente o estratti dalle piante. Le piante per la loro natura sono degli esseri immobili, ma questo non preclude le loro abilità di difesa contro agenti abiotici e abiotici, infatti grazie alla loro esclusiva attività del metabolismo secondario sono in grado di produrre diverse sostanze che permettono la loro sopravvivenza di fronte a stress idrici, salini, attacchi da patogeni, inverni gelidi ed estati siccitose.

Il metabolismo secondario rende le piante dei laboratori naturali da cui derivano tre classi di composti principali: terpeni, composti fenolici ed alcaloidi. Inoltre, le piante officinali presentano una duplice attitudine: possono essere utilizzate come spezie fresche o essere processate per l'estrazione di sostanze attive con proprietà antimicrobiche, antitumorali, antinfiammatorie e antiossidanti. Queste proprietà rendono le piante officinali un'importante risorsa per la salute umana e animale.

La tesi è stata sviluppata insieme alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa in diverse aziende partecipanti ad un progetto della misura 16.1 PSR 14-20 Sicilia: InSole. Il progetto nasce dall'esigenza di valorizzazione la coltivazione sostenibile delle piante officinali in Sicilia e delle potenzialità che queste possono avere nel rivalutare ambienti marginali abbandoni all'erosione ambientale e sociale.

Lo studio si è basato sull'applicazione di diversi livelli di stress idrico in diverse specie appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae: rosmarino e lavanda. Gli ambienti di valutazione erano a sua volta diversi, alcuni più siccitosi e caldi, altri più freddi e umidi. Oltre che lavorare sul processo di coltivazione, ci si è soffermati sull'estrazione degli oli essenziali da queste essenze. Gli oli essenziali sono il prodotto utile di molte specie officinali, i quali derivano dall'interazione genotipo-ambiente.

Diversi studi hanno approfondito che sotto l'effetto di stress fisiologici le piante tendono a produrre più oli essenziali perché lo stress incrementa l'attività del metabolismo secondario. Infatti, l'attività di ricerca di questa tesi si è soffermata sull'applicazione di stress idrico in diversi periodi balsamici per poi passare all'applicazione della tecnologia delle microonde accorpata alla distillazione in corrente di vapore per preservare la qualità degli oli essenziali.

Le analisi postume all'estrazione sugli oli hanno rivelato un profilo qualitativo completamente diverso in relazione alle condizioni di coltivazione e di estrazione, riscontrando alcune sostanze interessanti dalle proprietà antimicrobiche e antitumorali, come la gallocatechina nell'olio di rosmarino stressato.

Molte aree della Sicilia e del Mediterraneo in generale oggi sono allo stato di abbandono perché ritenute non valide alla coltivazione di grano o ortaggi, ma la coltivazione di determinate essenze non richiede terreni eccessivamente fertili e pianeggianti, per cui valorizzare in chiave sostenibile e innovativa la produzione di sostanze attive derivanti dalle piante officinali autoctone potrebbe rivalutare e preservare molti territori a rischio di erosione.

Inoltre, la ricerca sugli estratti vegetali sta crescendo sempre di più e si parla spesso di chimica verde in contrato alla chimica di sintesi per poter ridurre l'impatto ambientale di quest'ultima. Dal punto di vista agronomico, le acquee di estrazione o idrolati possono essere utilizzati come erbicidi naturali così come la biomassa esausta dall'estrazione può essere impiegata in processi di compostaggio o digestione anaerobica.

I risultati suggeriscono che la coltivazione sostenibile delle piante officinali può essere una strategia efficace per la mitigazione dei cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità. Inoltre, la ricerca sugli estratti vegetali sta crescendo sempre di più, e le piante officinali possono essere utilizzate per produrre sostanze attive per i diversi settori industriali.

Piante officinali

Piante officinali

Martina Magnano

La tesi della laureata magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations, doppio titolo tra l'Università di Catania (Dipartimento di Scienze politiche e sociali) e l'Université de Paris-Est Créteil dal titolo Mapping the actions of the University of Catania according to the framework of the SDGs (relatrice Francesca Longo, correlatori Giuseppe Inturri e Giovanni Giuffrida) è incentrata sul Goal 17 “Partnership per gli obiettivi”

In un contesto regionale povero di politiche per lo sviluppo sostenibile, l'Università di Catania gioca un ruolo cruciale nella sensibilizzazione al tema; l'Ateneo, che ricopre una posizione nodale all’interno del contesto culturale di zona, è precursore del processo di implementazione territoriale dell'Agenda 2030 e ha la potenzialità di guidare il territorio nel processo di trasposizione degli SDGs da strumento di risposta alle sfide globali a propositi concreti per il miglioramento locale.

Agendo come modello di sviluppo e dispensando buone pratiche e indicazioni l'Università riaffermerebbe inoltre il proprio primato come principale ente dispensatore di conoscenza all'interno del contesto locale. Per raggiungere un obiettivo tanto ambizioso, è indispensabile che l'Ateneo consolidi, prima di tutto, i propri meccanismi interni in termini di Pianificazione strategica e il framework degli SDGs e che strutturi efficaci ed efficienti meccanismi di rendicontazione dei risultati raggiunti.

A causa delle vicissitudini dovute alla pandemia di Covid-19 e in assenza di banche dati complete e di una struttura tecnico-amministrativa dedicata, UniCt non è ancora riuscita a produrre la prima edizione del proprio report di sostenibilità. In assenza di un meccanismo formale di rendicontazione, questa tesi prova a suggerire dei potenziali processi per la raccolta degli indicatori di prestazione chiave utili per un potenziale bilancio.

Così, attraverso una mappatura delle principali azioni della Governance Accademica di UniCT, la presente ricerca risponde alla domanda: Qual è la strategia di sostenibilità dell'Università di Catania e a quale stato d’implementazione si trova? Per rispondere accuratamente a questa domanda di ricerca si è ricorsi alla triangolazione di metodi qualitativi e quantitativi, che includono l’analisi bibliometrica per parole chiave e la somministrazione di un questionario e di una serie di interviste agli esponenti chiave della Governance accademica.

Il risultato di questa sovrapposizione è molto interessante. Emerge infatti che non solo tutte le azioni previste sono in realtà già realizzate, ma che queste azioni sono arricchite da una serie di altre azioni non previste dal Piano strategico. Esiste quindi tutta una serie di azioni legate allo sviluppo sostenibile che la Governance svolge ma che non sono ancora state registrate da UniCT né nel Piano strategico generale, né in un Piano strategico di Sostenibilità, né in nessun altro documento di bilancio.

Mobilità sostenibile

Mobilità sostenibile

Rossella Zanghì

La tesi della laureata magistrale in Medicina e Chirurgia al Dipartimento di Chirurgia generale e specialità medico-chirurgiche dal titolo Microplastics determination in human blood and related diseases (relatrice Margherita Ferrante, correlatrice Eloise Pulvirenti) è incentrata sul Goal 12 “Consumo e produzione responsabili”.

Le preziose proprietà della plastica la rendono comunemente utilizzata in una grande quantità di prodotti: la sua produzione è aumentata a partire dagli anni '50 in modo così esteso che, in un'economia lineare, i suoi rifiuti hanno un impatto enorme sull'ecosistema e possono essere considerati un problema economico globale e anche una questione di salute pubblica.

L'impatto delle macroplastiche provoca un drammatico inquinamento ambientale e la morte degli animali. Anche se non sono esattamente noti gli effetti completi, gli studi in vitro e in vivo rafforzano l'ipotesi che le microplastiche derivate potrebbero essere pericolose. L'esposizione umana è certa e il nostro studio mira a estrarre e quantificare la loro presenza nel sangue umano tramite analisi SEM/EDX, nell'ipotesi che possano contribuire alla fisiopatologia di alcune malattie.

I risultati hanno confermato la loro presenza con una maggiore concentrazione nei soggetti con malattia rispetto ai volontari sani, in particolare in quei pazienti affetti da malattia renale cronica che sono esposti a molti dispositivi in plastica a causa del trattamento di emodialisi o in pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore che potrebbero essere suscettibili a fattori ambientali che contribuiscono all'effetto cavallo di Troia attraverso contaminanti tossici trasportati dalle microplastiche.

Strategie di difesa come politiche economiche circolari sui rifiuti sanitari come la nefrologia verde e investimenti nella ricerca per studiare la relazione tra la determinazione delle microplastiche e le malattie dovrebbero essere obiettivi prioritari per raggiungere la sostenibilità attraverso un consumo e una produzione di plastica responsabili.

Microplastiche

L'acqua 

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