30 anni di Mediterraneo

Il Mare Nostrum raccontato dalla Tgr Sicilia in un continuo dialogo tra le diverse culture in occasione del workshop “Il giornalismo che verrà”

Costanza Maugeri

Mediterraneo, l’appuntamento televisivo organizzato dalla Tgr Sicilia, compie 30 anni e nel corso del workshop internazionale Il giornalismo che verrà ha trovato il suo spazio in un dialogo per riflettere sul ruolo essenziale del Mar Mediterraneo, luogo di incontro tra le culture, storie e tradizioni dei diversi Paesi.

E a raccontare il viaggio del programma della Tgr Sicilia – in occasione dell’incontro dal titolo 30 anni di Mediterraneo. Attualità, storia, cultura. Tutti i volti del Mare Nostrum, ospitato nei locali di Villa San Saverio, sede della Scuola Superiore dell’Università di Catania – sono stati Roberto Gueli, vicedirettore nazionale Tgr Rai, e Rino Cascio, caporedattore Tgr Sicilia. 

Il dibattito, in prima battuta, moderato da Francesca Rita Privitera, giornalista della testata Sicilian Post, promotrice del workshop internazionale, si è focalizzato sul ruolo che svolge il giornalismo sul territorio regionale o nazionale.

“Se ti riguarda, ci riguarda”

«La Tgr Sicilia è una testata  giornalistica vicina al territorio – ha spiegato Roberto Gueli in apertura dell’incontro -. Se ti riguarda, ci riguarda, è il nostro slogan. Noi cerchiamo di raccontare il territorio che ci riguarda e riguarda chi ci segue, appassionato fruitore del mezzo televisivo. Non è più il mezzo televisivo, o meglio lo è, ma supportato, senza ombra di dubbio, dai canali social. Noi abbiamo come missione lo stare sul territorio dalla Val D’Aosta alla Sicilia». 

Ancor prima di immergersi nel “Mediterraneo” è essenziale comprendere, quindi, in quale realtà nasce la trasmissione.

«La TGR è una testata diffusa con redazioni in tutti i capoluoghi di regione – ha aggiunto il vicedirettore nazionale Tgr Rai -. Ogni realtà regionale ha delle particolarità, ad esempio in Val D’Aosta abbiamo due redazioni: una italiana e una francese per rispettare il bilinguismo ufficiale del territorio, ma abbiamo anche quella tedesca a Bolzano e quella slovena Trieste. Tutte queste particolarità sono sottoscritte da convenzioni. Per quanto concerne le  nostre trasmissioni siamo caratterizzati da una forte varietà: si passa dal classico telegiornale, abbiamo numerosi approfondimenti e rubriche, tra cui “Mediterraneo”, pietra miliare della Tgr Sicilia. Siamo la redazione più grande d’Europa».

Da sinistra Rino Cascio, Francesca Rita Privitera e Roberto Gueli

Da sinistra Rino Cascio, Francesca Rita Privitera e Roberto Gueli (foto SicilianPost)

Mediterraneo: il fiore all’occhiello della TGR Sicilia

“Mediterraneo” è la trasmissione fiore all’occhiello della Tgr Sicilia. Un format che quest’anno ha spento le 30 candeline. Sul successo di questa realtà nata un trentennio fa, in una società in continuo cambiamento, e ancora ben salda nella programmazione televisiva attuale è intervenuto Rino Cascio, uno dei firmatari del format.

E proprio il caporedattore della Tgr Sicilia ha indagato sulle ragioni che stanno alla base di questo programma che a distanza di 30 anni continua ad appassionare il pubblico. 

«La chiave del successo sta nell’essere stato sempre fedele a sé stesso e mai uguale a sé stesso, ma con una rotta ben precisa – ha spiegato -. La trasmissione, in realtà, è stata un “furto”. È nata originariamente a Napoli. Successivamente alle stragi mafiose degli anni ’90 abbiamo tentato di dare forza alla Tgr Sicilia. E come? Otteniamo che la trasmissione si faccia da noi. Da allora raccontiamo, spesso, tessendo continui  parallelismi con il passato, ad esempio, narriamo il Marocco tracciando un confronto tra la sua situazione odierna e quella di ieri».

In un mondo in cui, oggi più che mai, è essenziale costruire dei ponti, piuttosto che muri.

«Perché Mediterraneo? Vogliamo raccontare ciò che nel Mare Nostrum ci unisce e anche ciò che ci differenzia, ma ci incuriosisce – ha tenuto a precisare -. Questo ci dà la possibilità di instaurare canali di dialogo. Noi in questi 30 anni abbiamo narrato incontri, incroci, scambi, non solo, tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo , ma anche ad esempio, con l’Iran che, paradossalmente, è più vicino all’Algeria che all’India. In questo senso, raccontare  vuol dire anche comprendere le tensioni e  le dinamiche che si instaurano tra  uno Stato e l’altro. Io descrivo questo bacino come una riunione di condominio, non è sempre facile da sostenere, questo si, ma è l’unico modo per fare in modo che il tetto non ci crolli addosso».

A seguire un’interessante riflessione sulla natura delle notizie, o meglio, su quanto sia difficile coniugare la narrazione delle soft con le hard news.

«Dobbiamo riuscire a raccontare tutto cercando di comprendere che è impossibile immaginare di fermare uno tsunami con le mani – spiega Rino Cascio -. Non possiamo non raccontare le tragedie, come i naufragi in mare aperto che vedono i migranti come vittime. La rubrica deve essere legata all’oggi, a tal proposito lavoreremo l’anno prossimo ancor di più sulla cronaca. Il giornalismo è la voglia incessante di rimanere sul filo della storia».