Agata, la donna dietro la santa

La presentazione del film “Devoti tutti” al Catania Film Festival 2023 tra città, parole, violenza di genere e speranze future

Ludovica Rinciani e Gabriella Tomarchio

Quando si pensa di conoscere la propria città e le proprie storie, ecco che una regista austriaca con il suo occhio ribalta tutto e mostra l’invisibile. È con il suo Devoti tutti (2023) che Bernadette Wegenstein conquista il pubblico del Catania Film Festival, una storia cruda di sante e di donne, tra passato e presente, sacro e profano.

Rivedere una città

Chiunque sia nato o abbia anche solo trascorso parte della sua vita a Catania non può non conoscere Sant’Agata: il suo nome riempie i muri del capoluogo etneo, il suo volto è in centinaia di santini. Ma in quanti sanno chi sia stata Agata? Ci si è mai chiesti se una ragazza di appena quindici anni avrebbe mai voluto diventare una guida per milioni di fedeli? 

Devoti Tutti compie quella che uno dei suoi montatori, il catanese Edoardo Morabito, ha definito una vera e propria «mistificazione» per arrivare a toccare con mano, vedere senza i filtri di una leggenda millenaria, la vita di una donna reale, con i suoi desideri e le sue sofferenze. Lontana dagli stereotipi delle sante cattoliche pronte al perdono e alla misericordia, l’Agata di Wegenstein non perdona chi l’ha violata e rimpiange ancora la libertà negata. 

La regista austriaca Bernadette Wegenstein e il regista e montatore catanese Edoardo Morabito durante l’incontro

La regista austriaca Bernadette Wegenstein e il regista e montatore catanese Edoardo Morabito durante l’incontro

Dare corpo e parola

Prodotto negli Stati Uniti e in Austria, il documentario, presentato nel corso della penultima giornata della ricchissima XII edizione del Catania Film Festival, mostra quindi la santuzza in modo completamente inedito, scegliendo di darle una voce e immaginandola rinchiusa nella propria cella. I pensieri di Agata, tra i ricordi del martirio e i dialoghi con le sue uniche compagne, le sue minne volanti si alternano a un racconto corale di uomini e donne catanesi sullo sfondo di una città, riconoscibile in alcuni luoghi più iconici o nei suoi angoli periferici.

«Non sono tantissimi negli ultimi tempi i film che raccontano Catania e sanno raccontarla nelle sue contraddizioni», ha dichiarato Stefania Rimini, docente di Cinema, Fotografia e Televisione presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania che ha moderato l’incontro. «Il pregio del film di Bernadette è di non risolverle [le contraddizioni], di tenerle insieme nella loro evidenza, consegnando un messaggio che siamo noi spettatori a dover rimodulare alla luce delle nostre esperienze e percezioni».

«Di Agata non sapevo niente, finché non sono venuta a vedere questa festa nel 2012 la prima volta in cui sono venuta a Catania» ha dichiarato la regista candidamente durante l’incontro, «quando l’ho scoperto mi sono chiesta come avrei potuto raccontare la sofferenza di una persona dal suo punto di vista» ha proseguito Wegenstein. 

Da sx: la docente di cinema Stefania Rimini (Disum Unict), l’attrice Donatella Finocchiaro, la regista Bernadette Wegenstein e il montatore Edoardo Morabito durante l’incontro

 In foto da sinistra la docente di cinema Stefania Rimini di Unict, l’attrice Donatella Finocchiaro, la regista Bernadette Wegenstein e il montatore Edoardo Morabito durante l’incontro

Ed ecco l’espediente della narrazione di una giovane Agata, interpretata dalla figlia della regista tramite l’utilizzo del rotoscopio, una tecnica di animazione che permette la creazione della figura umana quanto più realistica. Grazie al prezioso consiglio del montatore Edoardo Morabito, il doppiaggio della protagonista è stato affidato all'attrice catanese Donatella Finocchiaro: «ci è voluto un po’ per scrivere le battute, per dare la voce giusta», ha dichiarato entusiasta rivelando un grande lavoro sull’interpretazione.

La regista Bernadette Wegenstein e l’attrice Donatella Finocchiaro durante l’incontro

La regista Bernadette Wegenstein e l’attrice Donatella Finocchiaro durante l’incontro

Violenza di genere

Ciò che certamente colpisce in questa narrazione al femminile è la preponderante presenza maschile composta da cardinali, vescovi, politici e semplici devoti con indosso il tradizionale sacco. La loro devozione verso la martire catanese non conosce limiti, viene esternata in modi che sfociano nel folclore che tanto ha colpito la regista e le migliaia di turisti che si trovano a visitare la città nei primi giorni di febbraio.

La decostruzione del culto di Agata parte proprio da qui, dal profondo rispetto che i devoti nutrono per un’icona e non per le donne con cui condividono la quotidianità. La macchina da presa mostra uomini perdere le testa di fronte ad una statua della santuzza lasciata al buio, ignorando invece fidanzate e mogli che nell’oscurità della violenza trascorrono anni, esistenze intere, senza possibilità di uscita perché prive di strumenti e sostegno.

Nel giorno del rinvenimento del cadavere della studentessa ventiduenne Giulia Cecchettin, la centoquattresima vittima di femminicidio in Italia dall’inizio del 2023, Devoti Tutti evidenzia come la violenza contro le donne sia universale e lasci traumi indelebili non solo nel corpo ma soprattutto nella mente delle sopravvissute e di chi invece come Vera Squatrito, presente sia nel documentario che in sala durante la proiezione, ha conosciuto il dolore di perdere una figlia, la giovane Giordana Di Stefano, uccisa nel 2015 a soli vent’anni dall’ex compagno. Wegenstein entra anche a casa di Angela, una ragazza madre vittima della sopraffazione maschile, e di una sex worker. Queste donne sono Agata, Agata è queste donne. Le loro ferite sono le sue.

A destra alcune delle donne testimoni della violenza di genere presenti nel film (Vera Squatrito e Cristina, la figlia di una delle protagoniste del documentario) durante l’incontro con la produzione

In foto a destra alcune delle donne testimoni della violenza di genere presenti nel film (Vera Squatrito e Cristina, la figlia di una delle protagoniste del documentario) durante l’incontro con la produzione

Speranze e libertà

Dopo l’entusiastica accoglienza negli Stati Uniti ed essere stato presentato alla quindicesima edizione dell’Ortigia Film Festival, Devoti Tutti è già pronto per sbarcare a Milano in occasione dell'edizione 2024 di Sguardi Altrove, il festival internazionale dedicato alla regia femminile. 

La direttrice artistica Patrizia Rappazzo, catanese trapiantata a Milano, ha commentato come il film sia stata una vera e propria folgorazione: «sono cresciuta con l’idea della spiritualità di Agata, e mi sono ritrovata a leggere questo film al di là del contesto sacrale, e Agata come una femminista d’altri tempi», commentando inoltre con vigore che il film «ci mette in una dimensione di speranza». Una speranza che, alla luce dei recenti fatti di cronaca, è sempre più difficile nutrire. 

In foto da sinistra la produttrice Patrizia Rappazzo, la regista Bernadette Wegenstein, l’attrice Donatella Finocchiaro e il montatore Edoardo Morabito durante l’incontro

In foto da sinistra la produttrice Patrizia Rappazzo, la regista Bernadette Wegenstein, l’attrice Donatella Finocchiaro e il montatore Edoardo Morabito durante l’incontro

Rifiutando retorica e luoghi comuni, il documentario corale di Bernadette Wegenstein spoglia Agata dal suo culto e la riscatta dall’ingombrante etichetta di santa virtuosa, capace di proteggere un’intera città da un’eruzione vulcanica, e anche di vittima inerme da proteggere a sua volta, rassegnata alla crudeltà dell’uomo. Agata non vuole essere difesa dai suoi fedeli: Agata, e con lei tutte le donne, desidera soltanto la libertà.