Ospiti della cattedra di Estetica, il presidente Pietrangelo Buttafuoco e la responsabile dell’Archivio storico delle arti contemporanee Debora Rossi hanno illustrato la ‘mission’ e le prospettive della prestigiosa istituzione culturale
«Dall’alto dei suoi 130 anni di storia, oggi la Biennale di Venezia vuole continuare ad essere ciò che è stata sempre: il presidio fondamentale, l’istituzione culturale in assoluto più importante nella scena mondiale». Dal marzo dello scorso anno, il giornalista e scrittore siciliano Pietrangelo Buttafuoco è alla guida della Fondazione Biennale, e mercoledì 12 novembre ha incontrato gli studenti e le studentesse del dipartimento di Scienze umanistiche per illustrare la visione strategica e le prospettive della prestigiosa istituzione veneta.
Originario di Agira, in provincia di Enna, e laureato in Filosofia all’Università di Catania, Pietrangelo Buttafuoco è stato presidente del Teatro Stabile etneo dal 2007 al 2013. Oggi è impegnato anche con il programma mattutino di Rai Radio 1 Lupus in fabula, un originale laboratorio narrativo in forma radiofonica in cui, con il suo stile inconfondibile, intreccia letteratura e attualità. Figura colta e versatile, Buttafuoco appare perfettamente a suo agio anche nel nuovo ruolo di presidente della Biennale di Venezia, incarico che lo vede responsabile per un quadriennio della supervisione di tutte le attività artistiche e culturali dell’istituzione, dalla Mostra del Cinema all’Architettura, dal Teatro alla Musica e alla Danza.
Nel corso dell’incontro Le arti contemporanee e La Biennale di Venezia, svoltosi al Coro di Notte del Monastero dei Benedettini e introdotto dalla prorettrice Lina Scalisi e dalla direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche Stefania Rimini, Buttafuoco ha aperto il suo intervento con un commosso ricordo dell’amico Tino Vittorio, storico catanese recentemente scomparso. Successivamente, ha approfondito il tema del ruolo e dell’impatto delle arti contemporanee nel panorama culturale italiano e internazionale, intrecciando la sua riflessione con richiami costanti alla filosofia e al suo valore interpretativo del presente.

Un momento dell'intervento della prorettrice Lina Scalisi
«Questa giornata di studi – ha spiegato Ivana Randazzo, docente di Estetica al Disum e promotrice dell’iniziativa – nasce dalla curiosità e dall’interesse mostrati negli ultimi anni dagli studenti di Filosofia, in particolare di Storia dell’Estetica e di Estetica, che si interrogano sul ruolo che le arti svolgono oggi: estetico, comunicativo o commerciale. La Biennale di Venezia, da questo punto di vista, rappresenta l’osservatorio più completo per cogliere il panorama internazionale dell’arte contemporanea».
«In una società che oscilla continuamente tra caos e razionalità, e in un mondo sempre più policentrico, è necessario tornare a chiedersi se l’arte sia soltanto simbolo o anche strumento di mediazione, capace di offrirci una comprensione più profonda della realtà esterna. Proprio per questo – ha aggiunto Randazzo – abbiamo voluto estendere il focus dedicato alla Biennale anche alla cittadinanza, trasformando l’incontro in un’occasione di dialogo e di partecipazione con una delle più alte espressioni della cultura artistica mondiale».
Lo stesso Buttafuoco ha sottolineato un altro aspetto fondamentale di questo incontro, ben rappresentato dalla presenza tra i relatori dell’avvocato Debora Rossi, responsabile dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee. «L’Archivio della Biennale – ha affermato il presidente – è il respiro quotidiano di questa istituzione: il suo punto di riferimento, il luogo in cui confluisce tutto ciò che, attraverso il lavoro degli artisti, dà forma alla più alta profezia possibile, quella del futuro».
L’Asac, infatti, non è un semplice archivio o deposito di documentazione sulle attività della Biennale, ma un vero e proprio Centro internazionale di ricerca sulle arti contemporanee. Qui la memoria storica si trasforma in materia viva di studio, grazie a professionisti che non si limitano a conservare, ma che gestiscono, interpretano e valorizzano il patrimonio documentario, rendendolo strumento di conoscenza, innovazione e riflessione critica.
Affrontare il tema dell’Archivio storico della Biennale ha offerto l’occasione per riflettere sul legame tra formazione universitaria e mondo del lavoro, creando un ponte concreto tra percorsi accademici come Beni culturali, Storia e Filosofia e le professioni legate agli archivi, alla critica e alla cultura contemporanea.
«Quella dell’archivista è una professione che deve fondarsi su competenze tradizionali solide – ha spiegato Debora Rossi, responsabile organizzativa dell’ASAC – ma che oggi è chiamata a confrontarsi con le tecnologie più moderne. Il suo compito non è più soltanto quello di conservare, ma soprattutto di valorizzare il patrimonio custodito, trasformandolo in una materia utile alla ricerca e alla comprensione del presente, non solo dello studio del passato».

Il pubblico presente all'incontro
Debora Rossi ha, inoltre, sottolineato come l’Archivio sia aperto a studiosi e studenti, in particolare a chi proviene da percorsi umanistici. «Per lavorare efficacemente in un archivio contemporaneo – ha aggiunto – servono strumenti capaci di dialogare con tutte le tipologie di documentazione: dai materiali storici, come carte, fotografie e manifesti, fino ai contenuti digitali più recenti. L’archiviazione deve quindi evolvere, adattandosi a queste nuove esigenze e sviluppando procedure innovative per raccogliere e organizzare la memoria. Solo così è possibile ricostruire i percorsi espositivi, i festival e gli spettacoli che fanno parte della nostra storia culturale e che devono diventare patrimonio di ogni ricercatore».
Sotto il Vulcano non poteva mancare il richiamo a uno dei progetti speciali più significativi dell’ASAC: “Arcipelago Battiato”, un omaggio al grande artista siciliano dedicato alla sua produzione più sperimentale. Il progetto propone nuove trascrizioni, arrangiamenti e rielaborazioni dal forte impatto elettronico e scenografico, restituendo la complessità e la modernità del suo linguaggio musicale.
«Il nostro Archivio è anche un centro di produzione – spiega la direttrice Rossi –. Ispirandoci alla ricerca musicologica, stiamo promuovendo un evento per celebrare l’ottantesimo anniversario della nascita di Franco Battiato, intrecciando il suo straordinario percorso artistico con quello delle arti della Biennale».