Alcantara, al via le ricerche archeologiche

Saranno condotte nel territorio di Castiglione dai ricercatori dell’Università di Catania e della Soprintendenza nell’ambito della convenzione attuativa rinnovata recentemente

Alfio Russo
Il tornio al momento del rinvenimento
Alcuni dei materiali provenienti dallo scavo
Guttus di IV secolo
Un momento dello scavo

L’area della riva destra del fiume Alcantara sarà interessata nei prossimi mesi dalle attività di ricerca nel campo archeologico. È quanto prevede la convenzione attuativa, recentemente rinnovata, tra l’ateneo catanese, per tramite del Dipartimento di Scienze della Formazione, e la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Catania.

A siglare la convenzione il rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania e l’arch. Donatella Aprile, soprintendente dei Beni Culturali e Ambientali etnei.

L’accordo riguarda l’attività congiunta tra i due enti per la conduzione di ricerche archeologiche nell’area della riva destra dell’Alcantara, con particolare riferimento al territorio di Castiglione di Sicilia, e per attività finalizzate alla valorizzazione e promozione culturale dello stesso sito.

Referenti dell’accordo, nonché responsabili scientifiche delle operazioni sul campo, sono la dott.ssa Angela Merendino per la Soprintendenza e la prof.ssa Eleonora Pappalardo per il Dipartimento di Scienze della formazione.

Le indagini archeologiche, al momento, si concentrano in una zona di particolare interesse, sita in contrada Imbischi/Acquafredda, dove già a metà degli anni ’90 la Soprintendenza aveva condotto alcune campagne di scavo sotto il coordinamento del dott. Francesco Privitera, portando alla luce un complesso di ambienti rettangolari contigui di probabile destinazione domestica, databili intorno alla metà del IV sec. a.C.

il team di ricerca

Il team di ricerca degli scavi in zona Imbischi/Acquafredda a Castiglione di Sicilia

Proprio a ridosso del margine di questo scavo, nel 2022, sono riprese le attività archeologiche, con l’obiettivo di meglio chiarire la natura delle strutture emerse e definirne stratigraficamente la cronologia.

Il lavoro sinergico tra la Soprintendenza e l’ateneo catanese ha portato a risultati tanto inaspettati, quanto significativi, sul piano delle conoscenze archeologiche dell’area.

Nell’arco di due successive campagne di scavo, infatti, è stata interamente portata alla luce un’officina per la produzione ceramica, eccezionale nella sua articolazione e notevole nel suo stato di conservazione.

Si tratta di una fornace circolare, del tipo a diaframma, con pilastrino basaltico al centro, di circa 1,90 metri di diametro, con breve prefurnio connesso ad un ambiente rettangolare, funzionale all’intero complesso, destinato alla preparazione e allo stoccaggio dei vasi.

Sebbene il terreno oggetto di indagini fu più volte sottoposto a lavori agricoli che, inevitabilmente, hanno determinato lo smottamento di alcune delle strutture sottostanti, l’evidenza emersa restituisce un quadro inusualmente completo, capace di raccontarci i diversi momenti della produzione di un vaso, grazie all’incredibile stato di conservazione dei manufatti che di tale processo erano strumento.

La fornace vista dall’alto

La fornace vista dall’alto

«All’interno dell’ambiente rettangolare, connesso alla fornace, sono stati rinvenuti, parzialmente combusti, i semilavorati in argilla sotto forma di sfere recanti ancora le impronte digitali dell’artigiano – spiega la prof.ssa Eleonora Pappalardo -. Leggermente più a Sud, chiaramente schiacciato dallo strato di crollo, si trovava il tornio in terracotta, di circa 50 centimetri di diametro, sul quale i semilavorati venivano collocati per la realizzazione del vaso».

«Ma non solo – continua la docente del Dipartimento di Scienze della formazione -. All’interno della fornace giacevano ancora i distanziatori: anelli in terracotta utilizzati per l’impilaggio di ciotole, coppe e scodelle al momento della cottura e, a Sud dell’ambiente rettangolare, uno splendido stampo a cilindro decorato da croci e meandri, utilizzato per la decorazione a impressione».

«La considerevole presenza di ceramica ipercotta, ovvero “scarti di fornace”, ci consente di avere un’idea, seppur parziale, delle tipologie vascolari prodotte nell’officina di Imbischi/Acquafredda, che vanno dalle anfore di tipo greco-italico, alle saltcellar, dolii, coppe e skyphoi - spiega Angela Merendino della Soprintendenza -. Questi ultimi, in particolare, ci restituiscono una testimonianza eccezionale, trattandosi di esemplari figurati, con la tecnica a figure rosse, sulla cui produzione ancora oggi ci si interroga in termini di organizzazione delle officine e dislocazione delle stesse».

ricostruzione dell’officina

Ricostruzione dell’officina

«Grazie al rinnovo della convenzione, a giugno, avvieremo una nuova campagna di scavi, più massiccia, usufruendo anche di un Prin (Progetti di ricerca di interesse nazionale) che l’ateneo si è aggiudicato quest’anno con un progetto che mette a confronto le due grandi isole del Mediterraneo, Creta e la Sicilia, in cui l’Unità di Ricerca dell’Università di Catania, coordinata me, è partner dell’Unità di Ricerca del Cnr Ispc, ente capofila, coordinata da Antonella Pautasso, dirigente di ricerca Cnr», ha aggiunto la prof.ssa Eleonora Pappalardo.

Ma l’indagine archeologica non è l’unico obiettivo della convenzione.

Oggi più che mai l’archeologia, intesa come riscoperta del passato, ha un ruolo fondamentale nella comprensione del presente, e le risorse culturali di un territorio sono intese non soltanto come foriere di valore “di per sé”, ma anche come importante motore di sviluppo culturale e sociale, da un lato, economico dall’altro.

Lo scavo, dunque, rientra in un progetto più ampio, che punta alla creazione di un sistema integrato di competenze e conoscenze col fine di realizzare un vero proprio programma valorizzazione dell’area di Castiglione.

un momento dello scavo in zona Imbischi/Acquafredda a Castiglione di Sicilia

Un momento dello scavo in zona Imbischi/Acquafredda a Castiglione di Sicilia

«L’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione sulla ricchezza archeologica e culturale del luogo, già ben noto per quella vitivinicola, stimolando le persone a investire e ad avere fiducia nelle potenzialità culturali di quel territorio, già sede di importanti monumenti», spiega Angela Merendino.

In tal senso è di fondamentale importanza la collaborazione con l’amministrazione comunale di Castiglione di Sicilia, grazie all’apertura della commissione straordinaria insediatasi l’anno scorso e guidata dal vice prefetto Mariella Salerno e al personale tutto del Comune che mette a disposizione dei ricercatori spazi adeguati alla conservazione, documentazione e studio dei materiali.

A supportare le ricerche anche le associazioni come Sicilia Antica che, tramite Michele Tuccari, segue le attività passo-passo, fornendo spunti per iniziative future.

«Siamo molto emozionati all’idea di riprendere le attività. Sappiamo già che, quest’anno, allargheremo l’area di scavo verso Sud, con maggiori forze e speriamo di trovare, ma non lo dico, per scaramanzia», conclude Eleonora Pappalardo.