L’opera che esplora le tematiche dell’isolamento e della passione in un contesto tragico
Procede l’omaggio al Cigno catanese con la presentazione, nel Foyer del Teatro Massimo Bellini di Catania, della retrospettiva multimediale degli allestimenti de La Straniera, con un video realizzato grazie alla ricerca iconografica di Marco Impallomeni con progettazione e montaggio curato da Giuseppe Sanfratello, il coordinamento scientifico di Maria Rosa De Luca e Graziella Seminara, docenti di musicologia e storia della musica al Dipartimento di Scienze umanistiche, e di Giuseppe Montemagno, docente di storia della musica al Conservatorio “Bellini” di Catania.
Punta di diamante della serata è stata l’esecuzione in forma di concerto dell’opera con il debutto nel ruolo di Alaide del soprano Jessica Pratt, una delle più celebri interpreti di Belcanto della nostra epoca, acclamata per la versatilità vocale e padronanza stilistica, che le hanno permesso di affrontare con successo alcuni dei ruoli più complessi del repertorio operistico.
La Straniera di Vincenzo Bellini è un’opera lirica in due atti, su libretto di Felice Romani, basata sul romanzo L’Étrangère di Charles-Victor Prévot, vicomte d’Arlincourt. Rappresentata per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 14 febbraio 1829, riscoperta e rivalutata negli ultimi anni grazie all’impegno di cantati come Edita Gruberová, che hanno saputo restituire al personaggio di Alaide la sua dimensione tragica e sublime.
Il soprano Jessica Pratt
La scarsa notorietà rispetto ad altre opere di Bellini si spiega con il fatto che l’opera vede la luce in un momento cruciale nella carriera del compositore catanese, costantemente impegnato nella ricerca di nuove forme espressive e nella sperimentazione, segnando un’evoluzione nel suo stile musicale e drammaturgico.
Ambientata in Bretagna nel XIV secolo, l’azione ruota attorno a un personaggio enigmatico e tragico: Alaide, la “Straniera”, che si scopre essere Agnese di Merania, regina di Francia, costretta all’esilio e a nascondere la sua vera identità. Una trama ricca di intrecci amorosi, incertezze e tensioni che sfociano nella morte, unica via di fuga dall’inesorabile destino dei protagonisti, rimasti intrappolati in un gioco di specchi.
Sin dall’Introduzione, la partitura si distingue per un uso evocativo dell’orchestra, diretta sapientemente da Fabrizio Maria Carminati con il sostegno del primo violino Vito Imperato e il flautista Salvatore Vella, che anticipa l’atmosfera lugubre e misteriosa che pervaderà tutta l’opera. Vincenzo Bellini ricorre spesso a una scrittura orchestrale sofisticata e a una vasta gamma di colori per creare un senso di sospensione, che sono stati colti e hanno reso giustizia alle raffinatezze armoniche e timbriche, che accompagnano l’ascoltatore in un mondo di passioni e sofferenze.
Un momento dello spettacolo
Anche il Coro del Teatro Massimo Bellini, diretto da Luigi Petrozziello, ha dato prova di professionalità contribuendo al successo dell’interpretazione in «Campo ai veltri», in «La Straniera a cui fé tu presti» e in «È dolce la vergine».
Le arie di Alaide interpretate da Jessica Pratt sono tra le più impegnative del repertorio belliniano, richiedono una considerevole estensione vocale, un’agilità e un controllo assoluto della dinamica e del fraseggio. Il celebre ingresso di Alaide «Sventurato il cor che fida» nel primo atto è un capolavoro di espressione lirica, in cui la melodia delicata e malinconica riflette il tormento interiore del personaggio pieno di angoscia e solitudine, messa a nudo da una voce limpida e cristallina, che non perde colore, padroneggia con precisione le fioriture delle scale e mantiene un perfetto equilibrio delle linee vocali richieste nell’opera, sempre al servizio dell’espressività che diventa simbolo di una condizione umana irrisolta, di un’esistenza che cerca un senso in un mondo ostile e pieno di pregiudizi.
Nel secondo atto, Pratt ha esplorato le sfumature emotive del personaggio, mostrandosi non solo come una figura tragica e misteriosa, ma anche come una donna dilaniata da sentimenti contrastanti, in un perenne stato di sospensione tra passato e presente, tra la vita e la morte, come nella celebre aria «Ciel pietoso».
Il soprano Jessica Pratt
Nelle vesti di Arturo figura Valerio Borgioni, il giovane innamorato di Alaide, ha anch’egli momenti di grande rilievo, come il duetto «Serba, serba i tuoi segreti», in cui la dolcezza e la passione dell’amore impossibile emergono con forza. Bellini costruisce il personaggio con una vocalità morbida e lirica, che contrasta con la scrittura più drammatica riservata ad Alaide.
Anche il ruolo di Isoletta, interpretato da Aya Wakizono,nell’aria «Ah! se non m'ami più», seppur meno sviluppato rispetto agli altri, offre momenti di grande pathos, evidenziando la purezza e l’innocenza di un amore impotente e sofferto. Altra figura centrale nell’opera è il Barone di Valdeburgo, interpretato dal baritono Franco Vassallo, ormai di casa al Bellini e che tornerà a fine stagione per interpretare il ruolo di Barnaba ne La Gioconda.
Al loro fianco si sono esibiti Riccardo Ferrari nelle vesti del signore di Montolino, Gaetano Triscari nel ruolo del Priore degli Spedalieri e Nicola Pamio nel ruolo di Osburgo.
Grande apprezzamento con applausi molto calorosi e tributi si sono avuti per tutti gli artisti e soprattutto per Jessica Pratt, a testimonianza della profonda ammirazione per la sensibilità interpretativa del soprano, abile nel creare momenti di forte condivisione con gli spettatori.