All’interno del Parco dell’Arte della Fondazione La Verde La Malfa, la Camerata Polifonica Siciliana ha eseguito lo “Stabat Mater” di Giovan Battista Pergolesi
Un concerto per ricordare l’artista Elena La Verde. Ad organizzarlo, in occasione del dodicesimo anniversario della scomparsa, è stata la Fondazione La Verde La Malfa proprio nella loro sede, già abitazione e luogo d’arte dell’artista etnea, e denominato oggi Parco dell’Arte.
«Il senso di questi incontri d’arte, non vogliono ricordare malinconicamente ciò che è stato ma tracciare una strada, guardando lontano – spiega il presidente della Fondazione, e figlio di Elena La Verde, Alfredo La Malfa –. L’arte, infatti, è una dimensione che libera l’uomo e lo riconsegna a sé stesso».
Ma chi era Elena La Verde? Artista poliedrica, nata a Catania nel giugno del 1933, ha vissuto gran parte della sua vita a San Giovanni La Punta. È un’artista che tratta l’arte in diverse forme: dalla poesia alla fotografia, alla pittura, alla scultura, alla grafica e persino alle installazioni.
Inizia in giovane età con la poesia e solo negli anni Settanta prende il volo il suo percorso nelle arti visive (pittura e collages); in seguito si iscrive all’Accademia di Belle Arti dove si appassiona alla Junk Art, realizzando dal ’95 in poi numerose installazioni, alcune delle quali si possono osservare all’interno del Parco dell’Arte.
Un pensiero autografo di Elena La Verde
L’arte del riciclo è quella che più la rappresenta, nella quale può andare fuori dai canoni esprimendo una grande carica interiore, a volte aggressiva e violenta. I suoi quadri, cosi come le sue sculture, raccontano di un vissuto molto complesso, di una visione labirintica della vita verso un mondo aldilà di noi stessi.
«Vorrei che i miei giorni fossero dei calici vuoti da riempire fino all’orlo», recita una delle sue poesie, mentre nei dipinti e nelle sculture sono ricorrenti le mani che spuntano dal terreno e che desiderano aggrapparsi alla vita fuori dal groviglio delle radici. Elena istituisce la Fondazione nel 2008 e ne sarà presidente fino alla sua morte e dal 2012 la fondazione si impegna a promuovere la cultura e l’arte in tutte le sue forme.
La musica era un’arte molto amata dall’artista, anche se non praticata, così la Fondazione insieme alla musicologa prof.ssa Graziella Seminara ha proposto lo Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi. Ad eseguirlo la Camerata Polifonica Siciliana del maestro Giovanni Ferrauto.
Un momento del concerto
Anche Pergolesi fu un artista innovatore, esponente di spicco dell’epoca barocca, rappresentante della scuola musicale napoletana e ha segnato la storia della musica. Si cimentò nel teatro serio, nel teatro comico e nella musica religiosa ma la sua musica rappresentava un modo nuovo di comunicare portando persino la musica d’opera dentro la musica sacra.
«Pergolesi nacque e la verità fu svelata», disse lapidariamente Grétry, musicista dell’epoca. Lo Stabat Mater fu commissionato nel 1736, noto brano liturgico connesso al Venerdì Santo.
Il “suo” Stabat Mater innovò lo stile contrappuntistico del tempo legato allo stile “alla Palestrina”, semplificandolo e umanizzando la tematica sacra. La Madonna di Pergolesi è, infatti, una donna che racconta il suo dolore, che “soffriva e si affliggeva” nel vedere le pene del figlio sulla croce. Lo Stabat Mater è a tutti gli effetti un’opera religiosa capace di ricondurci alla condizione umana.
È stata scritta per un’orchestra d’archi, ma, in questa speciale occasione, è stata eseguita da una formazione ridotta: due violini (Mariachiara Buonocore, Alexandra Dimitrova), una viola (Fabio Distefano), un violoncello (Francesco Valenzisi), un contrabbasso (Roberto Falsaperla); le voci di Melita Lamicela e Chiara Vyssia Ursino (soprani), Antonella Arena (mezzosoprano), tutti diretti dal Maestro Giovanni Ferrauto.
Un momento del concerto
Sempre la Fondazione da tempo è impegnata a diffondere la cultura, soprattutto tra i giovani, grazie anche alle collaborazioni con il Liceo "Majorana" di San Giovanni La Punta guidato dalla dirigente scolastica Carmela Maccarrone.
Proprio gli studenti, come dei novelli “Cicerone”, hanno guidato i visitatori nei vari piani dell’edificio, spiegando e raccontando frammenti di vita e delle opere dell’artista. All’evento era presente anche l’assessore alla Cultura di San Giovanni La Punta, Salvatore Cammisa.
In questo grande lavoro di contaminazioni, ci lasciamo contagiare dalla bellezza dell’altro lasciando qualcosa di nostro. Questo è il meraviglioso percorso della crescita che ha un inizio e continuamente rinnova il nostro essere in uno scambio osmotico che ci rende persone nuove. Anche questa è l’arte.
In foto i componenti della Camerata Polifonica Siciliana insieme con il maestro Giovanni Ferrauto, con la docente Graziella Seminara e con il presidente della fondazione Alfredo La Malfa