Sul sistema socio-economico che utilizza risorse biologiche rinnovabili e le sue nuove applicazioni si è tenuto un forum con esperti del settore al Palazzo centrale dell’ateneo catanese
Catania ha ospitato la prima edizione del forum dedicato alla Bioeconomia circolare, un evento che ha riunito partner da 15 organizzazioni provenienti da 11 Paesi europei e che rappresenta il compimento di una promessa nata dalla collaborazione internazionale e dall’impegno per i diritti civili ed economici nei Paesi dell’Europa meridionale.
Ad aprire i lavori è stato Mario Bonaccorso, direttore del gruppo SPRING, che durante il suo intervento ha sottolineato l’urgenza di promuovere una bioeconomia capace di affrontare le sfide ambientali e sociali, in particolare quelle legate al cambiamento climatico e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
“È importante mantenere l’attenzione sull’economia circolare nonostante le sfide geopolitiche”, ha evidenziato il rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania. Nel suo intervento il rettore ha sottolineato “il forte interesse per la Bioeconomia circolare tra le università siciliane” e ha menzionato “la collaborazione con l’Università di Palermo e il lavoro in corso nel quadro dei programmi UE della prossima generazione”.
Un altro tema centrale dell’incontro è stato il ruolo delle istituzioni regionali. Il dottor Lorenzo Mizzi, in rappresentanza della Regione Siciliana, si è soffermato sull’importanza “dell’innovazione e della cooperazione internazionale” e in particolare “sull’idea di espandere progetti artistici e culturali legati al territorio”. Ha evidenziato che “la Regione Siciliana e l’assessorato alle Attività produttive faranno la loro parte”. “Siamo convinti che questo progetto sia anche molto attenzionato da noi perché può essere un progetto ambizioso che può dare anche una svolta a quelle che possono essere le dinamiche future della Sicilia”, ha aggiunto.

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
“Abbiamo chiesto troppo al nostro Pianeta e adesso ci viene presentato il conto”, ha detto il sindaco di Catania Enrico Trantino sottolineando come “la città rappresenti oggi uno dei centri di gravità della bioeconomia circolare”. Il primo cittadino ha anche evidenziato come “la città stia percorrendo una strada virtuosa, grazie anche alla sinergia avviata con l’Università sul piano della sostenibilità. Le sfide ambientali vanno raccolte con responsabilità, puntando su un’economia capace di crescere senza compromettere le generazioni future”.
“Dobbiamo essere più proattivi nella pianificazione del domani – ha proseguito – ricordando come Catania rappresenti già un’eccellenza nel digitale e nell’innovazione. L’obiettivo è creare veri sistemi di circolarità, e momenti come il BioInSouth Forum sono fondamentali per raggiungerlo: accendono i riflettori su iniziative concrete e favoriscono il dialogo tra cultura, ricerca e istituzioni, di cui la città si fa promotrice con orgoglio”.
Altrettanto interessante l’intervento di Fabio Fava, coordinatore del gruppo di lavoro nazionale sull’economia pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, sull’attuazione sostenibile della bioeconomia a livello globale.
Nel suo discorso, ha sottolineato come “il recente Vertice G7 su clima, energia e ambiente abbia posto un’attenzione crescente sulla sostenibilità della cosiddetta supply economy”, riconoscendo nella bioeconomia “uno strumento fondamentale per affrontare crisi globali come il cambiamento climatico e l’inquinamento”. In particolare, ha evidenziato il potenziale della bioeconomia nell’uso efficiente delle risorse e nello sviluppo di nuovi processi basati su materiali biodegradabili.
Tra le proposte avanzate ha invitato alla partecipazione attiva alla consultazione europea sulla bioeconomia, ha sottolineato l’urgenza di rafforzare il legame tra agricoltura e industria alimentare, e ha promosso una maggiore valorizzazione dei sottoprodotti alimentari.

Un momento dell'intervento del sindaco Enrico Trantino
Infine, l’intervento di Virginia Puzzolo - responsabile del programma Circular Bio-Based Europe Joint Undertaking – con cui ha sottolineato “le potenzialità ancora largamente inespresse della bioeconomia, sia in Italia, sia in altre aree d’Europa”. “Il programma – ha aggiunto - si concentra sulla produzione di materiali e ingredienti derivati da risorse biologiche, come alternativa sostenibile a quelle fossili, contribuendo così non solo alla transizione ecologica, ma anche all’indipendenza e alla resilienza economica”.
In particolare, si è parlato del modello del Joint Undertaking, una delle componenti centrali del programma europeo per la ricerca e l’innovazione. Questo meccanismo permette di mettere insieme le forze pubbliche e private, mobilitando investimenti industriali e creando un impatto concreto sui territori.
BioInSouth è stato il primo progetto a concentrarsi sul potenziale inespresso del Sud Europa e dell'Est europeo con particolare attenzione all’ambito regionale e locale, ponendo l’accento sulla necessità di rafforzare la partecipazione e il supporto in queste aree.
L’invito finale ai presenti è quello che servono figure trasversali provenienti da diversi settori, capaci di costruire collaborazioni concrete sul territorio. Ma tutto ciò non è possibile senza un forte sostegno politico regionale, necessario per dare voce anche alle realtà innovative più piccole e creare nuove opportunità occupazionali e di sviluppo sostenibile.