I due pianisti Mario Spinnicchia e Francesco Zappalà alle 'prese' con Beethoven-Liszt
Provate a immaginare cosa accade quando un genio come Franz Liszt si ritrova davanti le partiture di Beethoven, forse il più grande compositore nella storia della musica occidentale.
Ne hanno dato prova Mario Spinnicchia e Francesco Zappalà nel corso di un concerto che si è tenuto al Teatro Sangiorgi nell’ambito della Stagione della Camerata Polifonica Siciliana.
I due pianisti, entrambi docenti al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, hanno eseguito la Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven, nella trascrizione per due pianoforti di Liszt. Un’impresa monumentale se si pensa, da un lato, alla raffinatissima maniera compositiva del colosso di Bonn e, dall’altro lato, al virtuosismo sovrumano del compositore de La Campanella.
La Sinfonia n. 9, l’ultima del compositore tedesco, vide la luce nel 1824 dopo una gestazione decennale. Sin dalla sua prima esecuzione, il solenne capolavoro beethoveniano si è imposto come pietra angolare della musica di ogni tempo. Il genere sinfonico viene portato alle estreme conseguenze, con la sublimazione di tutte le forme musicali fino ad allora sperimentate, all’interno di un’unica grandiosa architettura.
Insomma, non è solo la Sinfonia dell’Inno alla gioia, il corale del quarto e ultimo movimento, oggi conosciuto dai più come l’inno ufficiale dell’Unione Europea; ma un monumento con il quale hanno dovuto fare i conti tutti i musicisti venuti dopo.
Pare che Liszt ammirasse Beethoven e le sue nove sinfonie, al punto di realizzarne un gruppo di trascrizioni per pianoforte, pubblicato nel 1865. Ma una sinfonia in particolare diede filo da torcere al virtuoso ungherese: si tratta proprio della Nona.
In un primo momento Liszt gettò la spugna, per poi, anni dopo, riprovare, stavolta con successo. Nel frattempo era riuscito a realizzare la versione per due pianoforti (176 tasti in tutto) quella rispolverata da Spinnicchia e Zappalà.
Il duo ha regalato un’esecuzione audace e appassionata della Nona, avvincendo il pubblico, dalle enigmatiche quinte vuote con cui si apre il primo movimento al trionfo conclusivo del quarto movimento. Pagine di immensa difficoltà tecnica, nelle quali la Nona sembra perdere i suoi connotati - ricorda persino Rachmaninov, in certi passaggi. È davvero un’idea affascinante, quella di proporre un capolavoro tanto celebre in una forma decisamente più insolita.

I due pianisti Mario Spinnicchia e Francesco Zappalà