Case green tra nuove direttive Ue e opportunità

Come affrontare la sfida della decarbonizzazione e della riqualificazione energetica per un efficientamento sostenibile del patrimonio edilizio

Francesco Nocera, Maria Rosa Trovato e Gianpiero Evola

Il regolamento dell’UE 2021/1119 pone come obiettivo principale il raggiungimento della neutralità climatica in tutti i settori dell'economia, da conseguirsi entro e non oltre il 2050, e stabilisce l'impegno vincolante di tutti gli Stati membri a ridurre entro il 2030 del 55% le emissioni dei gas serra rispetto ai livelli registrati nel 1990. 

In questo contesto è bene evidenziare che il parco edilizio europeo è responsabile del 40 % del consumo finale di energia e del 36 % delle emissioni di gas climalteranti. L'energia utilizzata per il riscaldamento nel settore residenziale, inoltre, è ottenuta per il 42% da gas naturale, il cui approvvigionamento a seguito di eventi geopolitici è divenuto critico. 

Pertanto, la riduzione del consumo energetico, il miglioramento dell'efficienza energetica e l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, geotermico, biomasse) nel settore dell'edilizia costituiscono misure importanti, non solo per ridurre le emissioni di gas serra, ma anche per combattere la povertà energetica nelle fasce più disagiate della popolazione degli Stati membri. 

Per garantire che tutti i cittadini dell’UE possano trarre vantaggio dal miglioramento della prestazione energetica degli edifici, oltre che dai benefici socioeconomici derivanti in termini di qualità della vita, dell’ambiente e della salute, la revisione della Direttiva Europea sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD) - la cui bozza è stata già approvata il 14 marzo 2023 - stabilisce come obiettivo principale il raggiungimento di una prestazione energetica minima, associata ad idonee garanzie sociali e finanziarie. 

impianti fotovoltaici

Per la prima volta enfatizzato il concetto che gli edifici siano responsabili di emissioni di gas serra anche prima della loro vita utile, a causa del contenuto di carbonio presente in tutti i materiali da costruzione. Pertanto, viene promosso l'utilizzo di materiali da costruzione sostenibili e naturali, insieme a tecniche di costruzione passive, semplici e a bassa tecnologia (green walls, green roofs).

Si pone, infine, l’accento su una maggiore circolarità nell'ambiente edificato in cui venga favorita la ristrutturazione e il riutilizzo adattivo dei materiali da costruzione, piuttosto che la demolizione e le nuove realizzazioni. 

Nondimeno è indispensabile che tutti gli immobili venduti e locati possano essere corredati da un attestato di prestazione energetica contenente tutte le informazioni sul consumo di energia primaria e finale, sulla produzione di energia rinnovabile, sulle emissioni di gas a effetto serra, sulla qualità degli ambienti interni; l’attestato, un vero passaporto dell’edificio, dovrà anche contenere raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica e del potenziale impatto sul riscaldamento globale (GWP) nell'arco del ciclo di vita dell’edificio. 

Il GWP (Global Warming Potential), introdotto dalla Direttiva, è un parametro idoneo a misurare il contributo complessivo alle emissioni dei gas serra, scaturenti dalle combinazioni delle emissioni incorporate nei materiali da costruzione con le emissioni dirette e indirette rilasciate nella fase d'uso dell’edificio. 

Nella prospettiva del Life Cycle Thinking, l’estensione dell’orizzonte temporale al ciclo di vita per la valutazione ambientale e energetica degli interventi di retrofit energetico era stata, nel passato, ampiamente evidenziata, ma oggi la nuova Direttiva propone una sua effettiva implementazione. In questa prospettiva, anche per la valutazione economica-finanziaria degli interventi si ritiene necessaria un’estensione al ciclo di vita, la quale impone una modifica nella formalizzazione stessa di uno dei principali approcci a supporto, ossia il Discounted Cash Flow (il Flusso di Cassa Scontato). 

house

Il passaggio a un Life Cycle Discounted Cash Flow impone una integrazione nel Life Cycle Cost (Costo del Ciclo di Vita) e Life Cycle Revenue (Ricavo del Ciclo di Vita) dei costi ambientali connessi all’emissioni dei gas climalteranti e dei benefici ambientali connessi ad una loro riduzione. 

Nella prospettiva del Life Cycle Thinking strumenti come il Social Life Cycle Assessement (la metodologia che valuta gli aspetti sociali e socio economici di un prodotto o servizio e i loro impatti potenziali positivi e negativi lungo l’intero ciclo di vita) possono supportare l’individuazione e valutazione dei co-benefici generati dalla politica ambientale volta alla riduzione delle emissioni, favorendo un ampliamento della dimensione operativa della stessa politica ambientale.

Alla luce di quanto esposto, occorre avere un quadro esaustivo dello stato attuale del parco edilizio per comprendere l’impatto di tale Direttiva sul contesto italiano. 

Secondo l’Istat, in Italia l’immobile medio è stato costruito prima del 1967, ovvero prima della definizione di qualsiasi normativa in tema di efficienza energetica. 

Per quanto riguarda il solo comparto residenziale, gli immobili italiani ammontano a circa 12 milioni, dei quali – sempre secondo Istat – 3,16 mln costruiti prima del 1945. Se si vanno ad esaminare i dati del Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica il 60% degli edifici residenziali in Italia, ed anche nella provincia Catanese, ricade nelle classi energetiche F o G (classi con performance energetiche basse). 

Tali statistiche lasciano intuire perché la Direttiva voglia stimolare in tempi brevi le ristrutturazioni di edifici privati e pubblici in tutta Europa, al fine di raggiungere le zero emissioni CO2 nette entro il 2050 così come previsto dal pacchetto di riforme Fit for 55. Più in particolare, essa prevede che tutti gli edifici residenziali esistenti debbano raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030, e la classe D entro il 2033, e che tutti i nuovi edifici debbano essere a zero emissioni a partire dal 2028. 

modern house

L’impatto della Direttiva, nel caso di passaggio alla classe D o E degli edifici, si può valutare in una riduzione del fabbisogno annuo di energia primaria non rinnovabile in media da 322,8 kWh/m2 (classe G) a 136 kWh/m2 (classe E), con un risparmio energetico stimabile tra il 40% e il 50%.

In pratica, considerando (fonte ARERA, aprile 2023) un costo del metano pari a 0.73 €/m3 (inclusi gli oneri), ogni famiglia italiana potrebbe risparmiare dai 1000 ai 2000 euro l’anno sulla bolletta del gas per il riscaldamento. 

Per conseguire questi obiettivi possono essere sufficienti “semplici” interventi (come la sostituzione degli infissi, l’isolamento a cappotto, l’uso di pompe di calore) che permetterebbero in modo efficace di ridurre i consumi e di migliorare il comfort termico e la qualità della vita degli occupanti in linea con la Direttiva. 

Se si analizzano, però, i costi medi di una riqualificazione energetica (150,00 - 350,00 euro al metro quadro), in un immobile di 80 metri quadri i costi per una famiglia risulterebbero non indifferenti (12.000 - 28.000 euro). 

Pertanto, la Direttiva prevede che gli Stati Membri debbano attuare efficaci politiche di incentivazione e sovvenzioni soprattutto per famiglie e cittadini svantaggiati. 

Il processo di selezione delle misure monetarie e fiscali a supporto della transizione ecologica, confrontandosi con un complesso quadro operativo caratterizzato da rischi connessi ad un incremento di inflazione, dell’aumento dei tassi e dei valori monetari delle emissioni di gas climalteranti commisurati al raggiungimento degli obiettivi target, dovrà favorire una convergenza tra interessi privati e pubblici, promuovere equità intragenerazionale e intergenerazionale, e quindi limitare il determinarsi di fenomeni inflativi nel settore edilizio, distorsioni nel mercato immobiliare, iniqua redistribuzione dei valori fra la generazione attuale e quelle future. 

Maria Rosa Trovato, Gianpiero Evola e Francesco Nocera

I docenti Maria Rosa Trovato, Gianpiero Evola e Francesco Nocera

L’attuazione delle politiche di decarbonizzazione del parco edilizio e il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica è un’occasione unica per le attuali e future generazioni di ingegneri ed architetti, che giocheranno un ruolo chiave per la crescita economica, la stabilità e il benessere sociale di tutti i cittadini. 

I dipartimenti di Ingegneria civile e architettura (Dicar) e di Ingegneria elettrica, elettronica e informatica (Dieei) dell’Università di Catania da molti anni portano avanti ricerche offrendo supporto agli enti ed alle istituzioni con azioni di Terza Missione su tematiche incentrate sulla sostenibilità energetica e ambientale. Ma le prossime sfide della transizione energetica-ambientale e della decarbonizzazione richiederanno quanto prima la formazione di nuove figure professionali altamente qualificate e competenti.

Francesco Nocera e Maria Rosa Trovato del Dicar e Gianpiero Evola del Dieei