A closer distance

Una voce e un pianoforte, due anime e un progetto intimistico e contemporaneo. L'esibizione del duo Bruno Bavota e Chantal Acda al Zō Centro Culture Contemporanee

Giusy Andolina

Un compositore polistrumentista partenopeo e una cantautrice olandese. Un sodalizio artistico musicale nato per caso, quello tra Bruno Bavota e Chantal Acdafrutto del forte reciproco apprezzamento e della voglia di voler produrre un disco insieme. Il duo si è esibito nei giorni scorsi al Zō Centro Culture Contemporanee nell’ambito di “Partiture”, la rassegna di musica neoclassica e contemporanea.

L’album “A Closer Distance”, composto nel 2021 durante la pandemia, e distribuito nel mese di ottobre 2022, rappresenta l’unione perfettamente riuscita tra la voce autoriale, intimista di Chantal, e le composizioni strumentali di Bruno. 

“A Closer Distance” non simboleggia semplicemente l’isolamento pandemico, è una riflessione sulla comunicazione e sui rapporti interpersonali, intrecciandosi così, in maniera del tutto naturale, alla recente produzione di Chantal Acda.  

Le nove canzoni che costituiscono l’album – tra cui “Sirens”, “Still I”, “Closeness” – sono state scritte e registrate nelle rispettive abitazioni dei due artisti, durante il lockdown, attorno agli arrangiamenti solitari al piano di Bavota e la voce eterea e stratificata di Chantal, creando dall’isolamento forzato e dal distanziamento un’opportunità di collaborazione e di connessione tra i due artisti.  

Ed è proprio da partiture pianistiche che trae origine e ispirazione l’album “A Closer Distance”, il cui titolo rappresenta l’ambivalenza della tematica “closeness-distance”, “vicinanza-distanza”, rivelandosi nella scoperta di una straordinaria empatia creativa.

Bruno Bavota e Chantal Acda

Bruno Bavota & Chantal Acda in concerto al Zō Centro Culture Contemporanee

Brevi, ma intensissime, le canzoni che compongono “A closer distance” si ispirano ad uno spazio indefinito e fluido, estendibile e comprimibile, in cui figura sempre l’immagine, o l’astrazione, del concetto di “home”, la casa dove tutto avviene.  

Toccante, struggente e malinconica, l’interpretazione della cantautrice, che attraverso la musica crea una dimensione di astrazione dalla realtà fisica, toccando dei temi intimi e a tratti dolorosi quali l’assenza, la distanza e la rimembranza.  

In “Eveything Collides” (“and before we know/ we will enter fall/ and everything collides in pieces”), nonostante un’immagine di rinuncia, e di abbandono, nasconde tra i suoi versi e tra i suoi accordi un barlume di speranza, un lumino debole, fioco, ma apparentemente inestinguibile. 

Essere distanti, soli, ma insieme al tempo stesso, capaci di comunicare gli uni con gli altri, componendo qualcosa che ricrea uno spazio mentale intimo e comune al tempo stesso, che include sempre l’ascoltatore e l’ascoltatrice. Distanti e separati, le menti e gli animi sono vicini, intimi e connessi, oggi più che mai.  

“A closer distance” è un disco delicatamente fragile, intimistico, un progetto che riflette un’immagine di speranza e consapevolezza, ma anche un anelito alla vicinanza e alla compassione, non solo oggi, ma in questi anni a venire.