Colori, note e sapori al premio internazionale Sciara dell’Etna

Un affondo nelle radici della nostra terra attraverso la cultura, la formazione e la musica

Irene Isajia (foto di Emanuele Fuardo)

All’interno della meravigliosa cornice del premio internazionale Sciara dell’Etna organizzato da Gianvito De Salvo, presidente dell’Associazione Amici della Musica e dell’Arte di Giarre in sinergia con il Comune di Francavilla di Sicilia, il club per l’Unesco di Taormina Val D’Alcantara e Val d’Agrò e la Pro Loco di Santa Venerina, si è dato valore alle meravigliose risorse del nostro territorio etneo che rendono la sciara un luogo di profonda ricchezza e di energia vitale. Una tre giorni di cultura (dal 17 al 19 maggio 2023) tra seminari e spettacoli nel forte nesso tra istituzioni, formazione, bellezza attraverso note e colori, suoni e sapori.

È una scelta coraggiosa quella di partire dal suolo vulcanico che apparentemente è cenere, residuo di ciò che è arso. La sciara diventa metafora, la nostra, di un popolo ricco di energie spesso implodenti, di ricchezze che sono nascoste negli incavi della roccia e di colori che risaltano sul nero della cenere del vulcano. 

È l’esempio dell’agrume, il verdello, che con il suo profumo di zagara e il colore della natura ancora oggi rappresenta, nel sapore dolciastro e la sua succosità, il frutto del nostro sole d’estate che ci distingue nel mondo. Attraverso questo legame con la terra è stato coinvolto l’Istituto alberghiero di Giarre IPSSEOA “Falcone”, coordinato da Monica Insaguine, in un rinnovato progetto ministeriale che esalta la valenza formativa dell’orientamento in itinere mettendo gli studenti nella condizione «di maturare un atteggiamento di graduale e sempre maggiore consapevolezza delle proprie vocazioni, in funzione del contesto di riferimento e della realizzazione del proprio progetto personale e sociale, in una logica incentrata sull’auto-orientamento». 

In connessione ai temi della convention, è stato realizzato da Rosaria Grasso, studentessa di 4° anno della sezione pasticceria, una rivisitazione del Tortino dell’Etna di Santa Venerina: dalla dura crosta rocciosa in glassa Rocher con le nocciole dell’Etna, allo zucchero a velo delle innevate cime del vulcano, alla dolcezza della crema di verdello che rievoca i sapori dolci e aspri della nostra terra. Un piacere sensoriale che ha conquistato i presenti, accompagnato dall’impegno e dalla dedizione degli studenti della scuola alberghiera.

Rosaria Grasso

La studentessa Rosaria Grasso

Il percorso scelto dal direttore artistico è stato volutamente poliedrico proponendo anche una varietà di proposte musicali, ciascuna delle quali rappresenta gli aspetti del dinamismo vulcanico: dalla Vulcanica Brass Ensemble per l’incontro con la musica colta e non solo, al jazz con il Sicilian Trio di Enrico Galeano; dal folk del Gruppo Vecchia Jonia di Giarre alla polifonia della corale Nuove Armonie. Un panorama che permette di mettere in risalto aspetti della nostra cultura musicale.

Non solo istituzione, non solo formazione, non solo musica ma anche arte. Il premio è stato realizzato dall’artista Franco Lampuri di Taormina su pietra lavica.

La “Vulcanica Brass Ensemble”

Chiudi gli occhi e puoi immaginare di avere davanti un’orchestra, eppure sono solo dodici ottoni che raccontano la musica, attraverso i colori e le sfumature, l’equilibrio dei suoni e l’immaginario sonoro, e le introduzioni ai brani, che trasporta ora nelle più famose opere liriche, radici della nostra storia musicale, ora nelle colonne sonore dei film che hanno accompagnato la vita di ciascuno, ora nei brani di musica pop che fanno vibrare letteralmente i nostri i corpi sin dalle prime note. 

Un gruppo che è in continuo fermento, che ricerca le eccellenze sin dalle più giovani, che coinvolge professionisti e orchestrali, che si lascia coinvolgere dalle esperienze con musicisti di fama internazionale perché la musica è un flusso dinamico che ha bisogno di essere sempre studiato, interiorizzato, valorizzato in una continua osmosi, che è influenza di reciproca condivisione, compenetrazione, integrazione, interscambio.

Il fondatore, il maestro Carmelo Sapienza

Figlio d’arte, del noto clarinettista M° Gaetano Sapienza, fin da piccolo segue le orme del padre, iniziando gli studi al Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania e conseguendo il diploma in trombone nel 1998. Continua la sua formazione sotto la guida noti maestri: Sebastiano Benvenuto Ramaci e Basilio Sanfilippo. Si perfeziona sotto la guida del M° Jacques Mauger all’Accademia Nazionale Di Santa Cecilia e frequenta numerosi master con i maestri Massimo La Rosa, Giuseppe Grande, Roger Bobo e Steven Mead. 

Ha Frequentato il corso annuale di Professori d' Orchestra sotto la direzione del M° Peter Maag. Risulta idoneo a concorsi e audizioni. Fervente la sua attività concertistica con enti lirici e sinfonici italiani ed esteri, nonché con formazioni da camera e orchestre di fiati. Attualmente è insegnante e alla guida della “Vulcanica Brass Ensemble” dal 2013 dell’Orchestra di Fiati “Generoso Risi” di Acireale dal 2019.

Vulcanica Brass Ensemble

Un momento dell'esibizione di Vulcanica Brass Ensemble

Da dove nasce l’idea di formare una "brass ensemble" e perché "Vulcanica"?

«Ero giovane militare quando un collega mi regalò un cd dei German Brass, un ensemble di ottoni professionale che mi ha subito appassionato, a mio avviso il miglior gruppo tra le brass, il mio punto di riferimento - racconta il maestro Carmelo Sapienza -. Nell’autunno del ‘97, il maestro Alfio Zito mi coinvolse in una brass di nuova formazione. Ero diplomando del conservatorio e fui inserito in sezione, inizialmente come secondo trombone, tra i docenti ed orchestrali del teatro Massimo Bellini. In seguito, presi il posto di primo trombone quando il mio maestro, Benvenuto Ramaci, lasciò il gruppo». 

«Il M. Zito ha sempre avuto il pregio di supportare quanti condividevano il suo progetto e soprattutto investivano con il proprio impegno e il proprio studio - continua -. Presto la sezione di tromboni si compose di soli studenti di conservatorio con risultati di alto livello. Il repertorio mi appassionava, suonavamo dal lirico alle colonne sonore dei film. Ma il gruppo non durò a lungo e nel ’99, Giuseppe Paratore, già appartenente a questa brass come eufonista, decise di formarne una col nome Brass Band di Messina. Mi coinvolse poiché suonavo già al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. La brass si distinse per aver suonato con volti noti della musica internazionale, Steven Mead e David Childs; suonavo anche nella Banda della Provincia e nel 2001 scelsi di non restare effettivo nel gruppo ma con collaborazioni fino al 2011». 

«Ho suonato con quintetti ma gruppo cameristico, troppo per me, mentre con il decimino c’è maggiore possibilità di espressione, si riescono ad avere parti più complete di armonia. Un giorno mi trovavo con alcuni degli attuali componenti del mio gruppo e condivido con loro la voglia di costituire un decimino alla stregua della German Brass - spiega -. Abbiamo iniziato a raccogliere le musiche, le parti. La spinta definitiva avviene nel 2013 quando ci vengono commissionati due concerti di cui uno a Viagrande come introduzione ad una serata all’insegna della musica e successivamente un concerto tutto nostro al Teatro Comunale di Aci Bonaccorsi».

«Ci siamo interrogati a lungo sulla volontà di incontrarsi con una certa costanza, di provare insieme, per studiare e suonare insieme. Inizia così l’avventura della Vulcanica che arriva fino ad oggi - aggiunge il maestro -. Non sono mancate turbolenze dovute al distacco di alcuni componenti per motivi professionali o per scelte artistiche diverse. Oggi la formazione è composta da Giuseppe Cima (trombino), Filippo Sapienza, Salvo Cucchetti, Andrea Privitera (trombe), Sebastiano Gullotta (flicorno soprano), Dafni Pinzone e Francesco Di Costa (corno), Antonino Carbonaro e Antonio Parasiliti (trombone), il sottoscritto Carmelo Sapienza (trombone basso), Kevin Muntoni (eufonio), Angelo Messina (tuba) e Simone Puglisi (percussioni). Nonostante un corpo che lavora bene sia sottoposto, suo malgrado, a delle amputazioni è importante guardare al benessere e alla vitalità di questo perché continui a vivere e il gruppo, dunque, pur mantenendo alcuni componenti fondatori, si è arricchito di nuovi volti, nuovi amici e colleghi che hanno condiviso il progetto con me, con noi».

Il maestro Carmelo Sapienza

Il maestro Carmelo Sapienza

All’interno del vostro gruppo ci sono sempre stati giovani musicisti ancora studenti? È un caso o una scelta? 

«Inizialmente il gruppo era costituito da amici, fra questi anche mio fratello, che hanno condiviso la mia proposta e insieme l’abbiamo portata avanti. Quest’anno compiamo il decennale» racconta il maestro Carmelo Sapienza.

«Eravamo sicuramente dieci anni più giovani ma l’obiettivo è stato sempre di coltivare talenti a partire dai nostri, insieme a quelli di coloro che sceglievamo di coinvolgere - continua -. Non è certamente l’età a definire il talento. La condivisione del sapere musicale, a qualsiasi età, è arricchente e avere giovani, anzi giovanissimi studenti come Flavio Pennisi (diplomando e al terzo anno del triennio in trombone al Conservatorio di Catania), Andrea Privitera (terzo anno del triennio in trombone al Conservatorio di Caltanissetta), Kevin Muntoni (diplomando e al primo anno del triennio in trombone al Conservatorio di Catania) non può che essere una crescita, per loro certamente, ma anche per noi che ci confrontiamo con modi nuovi di vivere e trasmettere la musica attraverso di loro e soprattutto, chi li ascolta resta stupefatto rispetto al rapporto tra la loro giovane età e il loro grado di livello indiscutibile. Non c’è presunzione nell’apprendere ma grande apertura nello scambio. La Musica è la nostra maestra».

«Sembra un cerchio che si ripete: come me, anche loro hanno potuto sperimentare da giovanissimi il gusto di vivere all’interno di una brass con “colleghi” professionisti e, così come è avvenuto per me, qualcuno ha riconosciuto il loro talento e gli ha proposto un percorso nuovo di crescita - spiega -. Sicuramente hanno un vantaggio in più: la tecnologia oggi ha il potere di interconnetterci e ci mette nella condizione di conoscere di più, di vivere più esperienze di perfezionamento e di sperimentare realtà musicali sempre più multidimensionali e stratificate senza fare mancare la volontà e il sacrificio dello studio e il piacere e il desiderio di fare musica, di essere strumento per la musica». 

«Da circa un anno abbiamo voluto inserire la voce del soprano, Francesca Sapienza, che è la nostra ciliegina sulla torta. Lavora sulla presentazione del concerto con grande professionalità e cura dei dettagli e regala la sua meravigliosa voce per alcuni pezzi scelti del nostro repertorio - racconta il maestro -. Sono molto orgoglioso dei risultati ottenuti dalla Vulcanica. Le esperienze vissute con Marco Pierobon e Joseph Alessi denotano il livello del gruppo e il piacere di essere coinvolti in contesti altamente professionali ci fa onore».

momento conclusivo dell'evento

Un momento dell'iniziativa, la Vulcanica Brass Ensemble insieme con gli organizzatori

Perché il nome Vulcanica Brass Ensemble?

«La provenienza dei componenti del gruppo era legata al territorio etneo che arriva fino a Fiumefreddo, Mascali. Da qui l’idea di chiamarci Vulcan - ci tiene a sottolineare il maestro Carmelo Sapienza -. Il nome rappresenta, anche, il nostro carattere: siamo dei vulcanici. Ma esisteva già un quintetto con questo nome. A loro abbiamo chiesto l’utilizzo del loro nome, (oggi quel quintetto non esiste più) a cui è stato aggiunto “Brass Ensemble”, Brass che sta per ottoni e Ensemble che significa gruppo. Tutto ciò è eloquente nel nostro logo che fa vedere come dalla campana dello strumento ad ottone, come la bocca del vulcano, viene fuori con forza il nome della Vulcanica Brass Ensemble che con la sua musica fa tremare di emozioni il pubblico che ascolta».

«I giovani sono il nostro futuro. A loro consegniamo la nostra esperienza sperando che possano trasformarla in vita ancora più densa di significati - ha aggiunto -. Ho voluto intervistare il giovanissimo, diciottenne, Kevin Muntoni e il soprano Francesca Sapienza perché il loro impegno e la loro dedizione possano essere da sprone per chi leggerà».

Il giovane del gruppo: Kevin Muntoni

Sei il più giovane di una formazione di 12 ottoni, tutti professionisti. Come vivi questa esperienza?  

«Ho avuto la fortuna di conoscere la musica grazie ad un progetto bandistico realizzato nella scuola media di Mascali che mi ha portato pian piano a conoscere la bellezza della musica - spiega Kevin Muntoni -. All’età di 13 anni ho iniziato a suonare l’eufonio e successivamente il trombone con il quale nel 2018 mi sono presentato all’esame d’ammissione del Liceo musicale "Turrisi Colonna" di Catania. Questa è stata una delle tappe fondamentali del mio percorso poiché ho avuto la possibilità di studiare con il Professore Antonino Carbonaro, nonché componente della Vulcanica Brass Ensemble, che mi ha portato ad una conoscenza a 360° del trombone. Gli devo molto».

«Mi metto spesso in gioco e nel novembre del 2021 arrivo secondo in un concorso territoriale - aggiunge -. Vengo notato da Carmelo Sapienza, colui che mi farà entrare in seguito in questo splendido gruppo. Mi ritengo abbastanza fortunato di far parte di questa realtà; sono circondato da veri professionisti ed ho la possibilità di conoscere e suonare il repertorio di brass».

"Musica e Giovani", un binomio che rappresenta un grande spazio multiforme. Cosa collega Kevin alla musica? 

«La musica è sempre legata ai giovani, in tutti i suoi aspetti, specialmente nell’ambito pop - racconta -.Credo però che in quest’epoca sia sottovalutata e seguita con meno interesse la musica classica, l’opera, la musica dei grandi teatri. Io ho un bel rapporto con la musica, specialmente quella classica. Amo ascoltarla e suonarla, specialmente. Amo le sinfonie e le opere, ed è bellissimo suonarle; per la prima volta ne ho avuto l’occasione l’estate scorsa suonando nell’organico orchestrale della “Tosca” di Puccini messa in scena al Teatro Greco di Siracusa».

Kevin Muntoni e il suo prof. Antonino Carbonaro

Kevin Muntoni insieme con il suo prof. Antonino Carbonaro

Tu suoni il trombone. Cosa ti ha spinto a scegliere questo strumento così particolare e poco diffuso? 

«Quando ho iniziato il progetto bandistico alle medie suonavo la grancassa, non era uno strumento che mi appagava moltissimo - racconta Kevin Muntoni -. Mi viene consigliato da un anziano musicista che suonava la tuba, di suonare l’eufonio, strumento a me sconosciuto che, forse in maniera anche banale, secondo lui si adattava più alla conformazione delle mie labbra. Qualche mese dopo i miei genitori mi comprano questo strumento che mi avvicina ancor più alla musica, facendomela amare sempre più, tanto da effettuare l’iscrizione al Liceo Musicale T. Colonna di Catania, dove però non era possibile studiare l’eufonio bensì trombone, che era lo strumento che si avvicinava maggiormente al mio».

«Riesco a farmi prestare un trombone da un’amica che mi permette di studiare e in due mesi arrivare, con punteggio 95/100, idoneo all’esame d’ammissione - aggiunge -. Se c’è qualcosa che devo ringraziare è il destino che mi ha portato a studiare questo strumento eccezionale».

Come giovane musicista come ti impegni nella diffusione della cultura musicale fra i tuoi pari? 

«Penso che il miglior mezzo che possa usare per farmi promotore della musica e della cultura musicale sia mettermi in prima persona nella partecipazione a manifestazioni, concerti e quant’altro. 

Non ho mai avuto l’opportunità di insegnare musica ai bambini ma credo che possa essere un ottimo metodo di diffusione oltre ad essere una bella esperienza personale.

Il soprano Francesca Sapienza

Da quanto tempo canti? Come è nata questa passione?

«Canto da più di dieci anni ormai. Ho iniziato da piccola nel coro del mio paese e ho interrotto intorno ai tredici anni e ho ripreso a studiare a venti - ha spiegato il soprano Francesca Sapienza -. La passione per la lirica nasce alle scuole superiori. La prima opera che vidi a teatro di chiamava “I cavalieri di Ekebù”. Vidi il coro che, ad un certo punto dell’opera avanza sul palco e canta questa sua parte corale; fui sommersa da questo suono. All’età di vent’anni mi furono affidate le prime parti da solista in coro, le persone mi dicevano “pregheremo per te affinchè tu possa studiare” e…ho iniziato a studiare». 

Studi da privatista. Perché non hai scelto da subito di studiare in conservatorio?

«Ho incontrato persone che mi hanno fatto amare non solo il canto in quanto a strutture musicali ma mi hanno trasmesso la passione; per me è fondamentale avere accanto delle persone che mi appassionino, che raccontino il loro mestiere con passione - aggiunge -. Studio con Francesca Scaini, premio Callas, friulana ed è con lei che, nonostante la distanza per fare lezione, ho trovato il mio ambiente. Al Conservatorio mi iscriverò, prenderò il titolo prima o poi per dare completezza a questo percorso».

il soprano Francesca Sapienza

Il soprano Francesca Sapienza

Come arrivi nella Vulcanica Brass ensemble? Cosa ci fa un soprano drammatico in una brass?

«Per anni ho incontrato il Maestro Carmelo Sapienza in diversi concerti, non della brass; in uno di questi mi ha proposto di entrare a far parte del gruppo» aggiunge.

Oltre alla tua peculiarità, la voce, non si può non notare quanto tempo impieghi nello studio dei brani da presentare al concerto. Sono un profondo invito all’ascolto per il pubblico...

«L’ho imparato dalla mia insegnante - sottolinea -. Le vedevo fare concerti e presentare e questo aveva un appeal diverso sul pubblico. Ho iniziato a farlo anche io nei miei concerti lirici poiché essendo un soprano verdiano, e non leggero, non ho un repertorio di arie conosciute. Dovendo andare a raccontare un repertorio più particolare per conquistare il pubblico all’ascolto, la ricerca e lo sviluppo nonché lo studio dei tempi, dei momenti ma anche di particolari fatti nascosti e che attirano la curiosità rendono l’ascoltatore attento sia alla presentazione e, ancor di più, al brano che verrà eseguito di cui avrà un ricordo speciale. È l’occasione per continuare a tenere viva la radice della nostra storia musicale sia attraverso il racconto che attraverso l’esecuzione e connetterlo ai temi conduttori della serata nella quale si svolge il concerto». 

«In questa occasione sono stati collegati i brani del programma ai sensi del gusto e del tatto per creare un fil rouge con i pezzi del puzzle di questa serata e rendere partecipi gli spettatori, anche attraverso l’udito, di un unico quadro sensoriale che è l’arte in tutte le sue proposte, quell’arte di cui siamo tutti attori e allo stesso tempo fruitori - ha aggiunto -. La sciara dell’Etna ci ricorda che non c’è luogo da cui non possa rinascere la vita e noi, figli di questa terra, impariamo ogni giorno a rimanere ancorati alla roccia della vita e a mostrare l’energia e il vigore che circonda il vulcano attraverso i meravigliosi doni di ciascuno».