A Famelab è possibile! E ce lo raccontano i vincitori della tappa etnea Enrico La Spina, Federico Ursino e Giuliana Favara
«Un intellettuale è un uomo che spiega una cosa semplice in modo difficile; un artista è un uomo che spiega una cosa difficile in modo semplice». Scriveva così Charles Bukowski, una delle penne più irriverenti della letteratura.
E uno scienziato?
Per chi non se ne occupa, la scienza è un mondo estraneo.
È una stanza misteriosa e inaccessibile, con una porta sempre chiusa e il cartello "vietato l’ingresso ai non addetti ai lavori", dove si spiegano cose difficili in modo difficile.
Ma scienza e arte, intesa come talento inventivo e capacità espressiva, possono incontrarsi, fondersi, rompere la serratura e togliere il cartello; possono andare a braccetto su un palcoscenico, parlare di mielomi con un mappamondo in mano e spiegare i neutrini sparando con una banana.
Possono comunicare la scienza in modo semplice, divertente e affascinante.
Famelab, il primo talent della scienza, nato dal Cheltenham Science Festival nel 2005 e in Italia dal 2012 grazie a Psiquadro, vuole dimostrare proprio questo: che la scienza può essere di tutti e per tutti, e si può raccontare con parole semplici e in soli tre minuti.
Sul palco del Centro Universitario Teatrale, sette giovani dottorandi e ricercatori si sono sfidati nel corso della selezione catanese della nuova edizione della manifestazione, porta di accesso alla finale nazionale che si terrà a Perugia il prossimo 30 settembre.
Ognuno di loro, in 180 secondi, ha portato in scena la propria ricerca, appassionando il pubblico con temi scientifici e non solo (l’edizione di quest’anno, per la prima volta, è aperta anche al settore umanistico) esposti in modo chiaro e coinvolgente.
La giuria, composta da Mario Pireddu (docente di Didattica, Pedagogia speciale e Ricerca educativa, Università degli Studi della Tuscia), Silvia Rita Angilella (docente di Economia e impresa, Università di Catania), Rosalda Punturo (docente di Petrologia e Petrografia, Università di Catania) e Emanuele Bettino (esperto in comunicazione), al termine delle esibizioni ha decretato tre vincitori.
Al primo posto Enrico La Spina, dottorando del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche, con il talk Al centro, in salute e in malattia; al secondo posto Federico Ursino, dottorando del Dipartimento di Fisica e Astronomia "Ettore Majorana", con il talk Legàti… ma niente di serio; al terzo posto Giuliana Favara, ricercatrice del Dipartimento “Ingrassia” con il talk Chi si somiglia si piglia!
Si è aggiudicato il premio del pubblico Alessandro Lapertosa, ricercatore dell'Infn con il talkLa battaglia invisibile.
I primi due classificati parteciperanno alla Masterclass nazionale che si svolgerà a Perugia dal 9 all’11 giugno.

Federico Ursino, Enrico La Spina e Giuliana Favara
«Sono molto contento della vittoria – spiega Enrico La Spina -. Vorrei continuare la ricerca e proseguire nel campo della divulgazione scientifica, che può darmi l’occasione di portare al di fuori del laboratorio ciò che è utile a tutti».
Il più delle volte, infatti, la ricerca rimane confinata dietro un bancone: «Molto spesso non si capisce cosa facciamo, di cosa ci occupiamo; quindi, riuscire a spiegarlo in maniera semplice e intuitiva a più persone possibili è un traguardo per noi, per la gente e per la cultura».
Il giovane dottorando ha portato con sé sul palco un mappamondo. «Ho portato un mappamondo per mostrare che geograficamente l’Italia si trova tra due colossi, America e Asia, e non capiamo che proprio in Italia abbiamo tutto ciò che ci serve per rimanere in equilibrio e non dare conto agli eccessi che ci vengono dall’esterno - racconta -. Il mappamondo vuole anche evidenziare che la Terra è l’unico pianeta che si trova al centro, non troppo vicina e non troppo distante dal sole, nel quale può esserci vita».
«È stata una bellissima esperienza, da tempo sognavo di partecipare a Famelab – confessa Federico Ursino, secondo classificato –. L’ho sempre seguito da spettatore e questo mi ha aiutato a impostare meglio il discorso e a capire meglio cosa può invogliare il pubblico, cercando di non annoiarlo».
La sfida è, soprattutto, appassionare la gente a tematiche spesso ostiche. «Nel mio campo di ricerca, la Fisica, la lontananza dal pubblico è notevole – prosegue lo studioso - per renderla più accessibile mi sono servito infatti di un linguaggio semplice e di strumenti quotidiani, come una palla»
La divulgazione è un compito «difficile, ma necessario per colmare il divario fra pubblico e ricerca, che può portare a diffidenza, confusione, perdita di credibilità, come è successo con la recente pandemia».
Giuliana Favara, terza classificata, racconta che «per me è la prima partecipazione ad un contest di questo genere ed è stata sicuramente una bella sfida, perché chi lavora nella ricerca ha tra i primi limiti quello di saper comunicare in maniera semplice dei concetti difficili. Partecipare alla manifestazione mi ha anche dato modo di esporre la mia ricerca di dottorato, e credo che sicuramente per i giovani sia una bellissima opportunità per capire cosa fa l’università e cosa può ancora fare».
Alessandro Lapertosa, il preferito dal pubblico, con il suo talk si è divertito e ha divertito, portando in scena oggetti insoliti come una banana. «Per stimolare il pubblico all’ascolto ho inserito un paio di momenti divertenti, per catturare la sua attenzione e passare poi ad informazioni più scientifiche – spiega il ricercatore - Sono contento di aver portato in scena argomenti che mi appassionano: la radioattività e i suoi effetti sul corpo sono temi importanti di cui bisogna parlare».
Sul palco della finale anche i concorrenti Salvatore Cammisuli, ricercatore del Dipartimento di Scienze umanistiche, con il talk Un gallo per Asclepio; la ricercatrice Roberta Magnano San Lio del Dipartimento “G.F. Ingrassia” con il talk Maggiorenni alla nascita; il ricercatore Giuseppe Paladini del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Ettore Majorana” con il talk Le tecniche spettroscopiche: facciamo ‘Luce’.
L’evento, condotto dalla speaker Alessandra Corso (Radio Zammù), si è aperto con la conferenza di Mario Pireddu sul tema The Machine is Us/ing Us, una riflessione sul rapporto tra umano e tecnica alla luce delle sfide poste dalle intelligenze artificiali generative ai sistemi educativi.

I quattro concorrenti premiati insieme con la giuria