Se lo sono chiesti alcuni cittadini e studenti grazie all’iniziativa internazionale “Jane’s Walk” tra didattica, ricerca e terza missione
Catania e i suoi quartieri. Spesso sconosciuti ai più, in particolar modo quelli popolari. Luoghi e spazi nel cuore della città o in periferia, dove migliaia di persone brulicano quotidianamente anche nel degrado. Eppure si tratta, in alcuni casi, di autentici scrigni della città dell’Elefante con propri tesori noti solo a chi in quei luoghi c’è nato, ci ha vissuto o ci vive ancora oggi.
E proprio i padroni di casa hanno fatto da ‘Cicerone’ a 50 cittadini, una larga fetta di studentesse e studenti del Liceo artistico “Emilio Greco”, ma anche universitari, per far conoscere alcuni angoli nascosti dell’Antico Corso e del popoloso quartiere di Librino.
‘Visite guidate’ organizzate nell’ambito della Jane’s Walk, l’iniziativa internazionale che ogni anno prevede passeggiate nei quartieri delle città per invitare i cittadini e gli esperti a riflettere e a rendersi parte attiva per il loro recupero e valorizzazione. La manifestazione, non a caso, è dedicata (e prende il nome) a Jane Jacobs, antropologa e attivista statunitense naturalizzata canadese. Attualmente sono oltre cinquecento le città in tutto il mondo nelle quali i cittadini passeggiano in suo nome.
Le passeggiate all’Antico Corso e a Librino – co-organizzate da docenti e soggetti attivi in città – sono esempi di come l’Università di Catania può interpretare il proprio ruolo a servizio del territorio. Al di là dell’evento, che si inquadra – in entrambi i casi – in percorsi di collaborazione più ampi, tale iniziativa può inoltre stimolare un dibattito sulle possibili intersezioni tra didattica, ricerca e un’interpretazione della terza missione volta ad alimentare, da una prospettiva trans-disciplinare, le pratiche di cura degli spazi di prossimità.

Elvira Tomarchio, attivista del Comitato popolare Antico Corso
Immagina l'Antico Corso: Trasformazioni urbane e sociali, ieri, oggi, domani
Diverse tappe per dare vita ad un esperimento di partecipazione e coinvolgimento della comunità di residenti ed ex residenti per la creazione di un archivio digitale di storie per immagini col fine di conservare le tracce delle trasformazioni di cui l’Antico Corso è protagonista.
Sintomo di questi cambiamenti sono la conversione (non guidata) della popolazione da quella a domicilio familiare e a basso reddito a quella studentesca (sempre a basso reddito ma con profitti maggiori) dovuta alla presenza delle sedi universitarie. L’alta densità di beni e attività culturali ha spinto verso la crescente ‘turistificazione’ e ‘airificazione’ dell’intera area, a cui ha certamente contribuito la presenza del Monastero dei Benedettini che ospita il Dipartimento di Scienze umanistiche. Tutti fattori che acuiscono le fragilità di cui l’Antico Corso è portatore come periferia del Centro Storico catanese.
Ad organizzare la passeggiata il Comitato Popolare "Antico Corso", il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, Officine Culturali, Arci Comitato Territoriale Catania e CittàInsieme Catania.

Un momento della visita al Monastero dei Benedettini
Partita dal Bastione Degli Infetti e si è snodata tra le vie dell'Antico Corso, ospitando di tappa in tappa le voci e i racconti non solo di persone esperte della storia e dei rapporti sociali del quartiere come Elvira Tomarchio, residente e attivista del Comitato Popolare Antico Corso, del ma anche di testimonianze dirette dei suoi cambiamenti, di storie di cui è stato teatro, di personaggi che l’hanno abitato e animato, anche grazie all’ausilio di fotografie degli album di famiglia raccolte da Claudia Cantale, ricercatrice del Dipartimento di Scienze umanistiche, nel suo lavoro "Imagine Antico Corso".
Se Pippo ha raccontato del suo Bastione degli Infetti, osservato da casa per decenni nei suoi mille usi formali e informali, raccontando poi delle marachelle da bambini all’ex cinema Esperia, poi per quasi vent’anni Centro Popolare Experia, Cristina - davanti il chiosco di piazza dei Miracoli - ha narrato dei suoi ricordi dell’ormai demolito ospedale Santa Marta, prospiciente la piazza dove svolgeva volontariato sociale con la sua associazione.

Claudia Cantale illustra il Bastione degli Infetti nel quartiere Antico Corso
Giovanni ha poi raccontato dei suoi natali nel cortile del Monastero dei Benedettini (oggi sede del Dipartimento di Scienze umanistiche), dove si giocava a tennis, ci si innamorava della propria futura partner o si tenevano cene con decine di parenti, proprio davanti la cucina di casa, oggi sede delle attività di Officine Culturali.
E ancora al Giardino di via Biblioteca, dove Claudia Cantale ha descritto la vita vissuta di Mara e Vera, gemelle nate al civico 15 della strada, oggi sede dei laboratori didattici per le scuole di Officine Culturali, mentre Simona Todaro (docente di Preistoria e protostoria dell'Università di Catania) ha raccontato degli usi contemporanei del giardino e dello scavo archeologico da lei diretto proprio in un’area di questo affollato spazio pubblico.
La passeggiata si è conclusa con una tappa in via Osservatorio, dove Luana ha narrato la sua infanzia in una casa che affacciava su piazza Vaccarini, e del suo ritorno in quartiere con la famiglia che ha costruito.
La passeggiata è stata un’occasione di confronto e di osservazione di un quartiere attraversato e vissuto da migliaia di persone ogni giorno, molto fragile e in continuo cambiamento; un quartiere le cui storie sono state intrecciate tra coloro i quali hanno partecipato alla passeggiata come succede a Eufemia, la città invisibile di Italo Calvino in cui abitanti e viaggiatori si scambiano tra loro le memorie, arricchendosi reciprocamente.

Simona Todaro illustra lo scavo archeologico nel Giardino di via Biblioteca nel quartiere Antico Corso
Spazi pubblici di prossimità a Librino: cosa direbbe Jane Jacobs oggi?
L’intento della passeggiata è stato quello di avviare una riflessione congiunta su come si vive oggi nel quartiere progettato secondo princìpi e modelli criticati in The Death and Life of Great American Cities di Jacobs. Dopo 50 anni dall'approvazione del Piano di Zona, Librino è un quartiere in cui alcuni spazi pubblici di prossimità (come gli orti urbani, una delle tappe della passeggiata) possono essere occasione per creare dinamiche relazionali peculiari, non a imitazione della città storica densa e stratificata, ma con un'identità specifica e storicizzata tra la fine del '900 e i giorni nostri: luoghi dove è auspicabile che le relazioni di quartiere possano consolidarsi e generare opportunità di inclusione sociale e attenzione alle fragilità.
A promuovere la visita le urbaniste Giusy Pappalardo e Laura Saija del Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura insieme con i geografi Teresa Graziano del dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente e Luca Ruggiero del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali in collaborazione con la Società Geografica Italiana, con il gruppo di ricerca REVERSE - programma di ricerca PIA.CE.RI dell'Università di Catania e con l'associazione Talità Kum che opera a Librino.

Un momento della visita nel quartiere di Librino
La passeggiata ha avuto inizio nello spazio di fronte il centro Talità Kum, incastonato tra le torri di cemento che punteggiano il paesaggio urbano del quartiere: una di queste (il "Palazzo di Cemento"), adiacente al centro, è stata tristemente nota per anni come piazza di spaccio, ora riconsegnata alle famiglie assegnatarie degli alloggi. Il centro opera nella zona da diversi anni offrendo servizi rivolti principalmente ai bambini e alle loro famiglie.
Dopo un veloce giro di presentazione tra i partecipanti (in totale una quindicina, esclusi i walk leaders e i referenti delle associazioni coinvolte), l’evento si è avviato con un breve inquadramento della storia del quartiere, una sintesi del profilo di Jane Jacobs e una lettura condivisa di alcuni stralci dei suoi lavori, preliminarmente inviati agli studenti universitari che hanno preso parte alla passeggiata.
La prima tappa si è svolta negli spazi interni ed esterni del centro Talità Kum che, attraverso un referente, ha illustrato le modalità attraverso cui il lavoro del centro si svolge quotidianamente, inclusi i conflitti, le frizioni e le difficoltà di operare in luoghi non particolarmente adatti alla socialità, agli usi pedonali e condivisi dello spazio pubblico, oltre che dominati dalla criminalità e dallo spaccio di droga.

Un momento della visita nel quartiere di Librino
La passeggiata è proseguita attraverso le porzioni di quartiere oggetto di un progetto di completamento degli spazi destinati a servizi e delle infrastrutture di mobilità, comprendente una piazza e una pista ciclabile fino ad approdare agli orti sociali.
Questa parte della passeggiata ha stimolato molto il dibattito sull’efficacia delle politiche di rigenerazionetop-down; sulle aspettative e percezioni della comunità locale in relazione agli interventi avviati, tra cui appunto gli orti sociali; sulle modalità di interazione tra le diverse anime del quartiere; sulle criticità emerse, soprattutto in tema di sicurezza.
La presenza di esperti di diverse discipline tra i partecipanti (pianificazione, ingegneria dei trasporti, antropologia, storia ambientale) ha arricchito la tappa con numerosi spunti di riflessione e suggestioni interdisciplinari, a cui ha dato il proprio contributo nelle vesti di ortolano anche un abitante del quartiere, casualmente incontrato durante la passeggiata.

Un momento della visita nel quartiere di Librino
L’ultima parte del percorso si è svolta lungo la pista ciclabile e, attraverso un sottopassaggio, si è protratta fino a una porzione della “spina verde” (che nel piano di zona era intesa come un’attrezzatura di connessione interna al quartiere e che si configura, oggi, come verde incolto e luogo della riemersione spontanea della biodiversità), fino a condurre i partecipanti nei pressi di un anfiteatro di recente realizzazione, ma scarsamente utilizzato per mancanza di zone d’ombra.
La passeggiata si è conclusa nella piazza dell’Elefante, un’ampia distesa di calcestruzzo senza sedute, anch’essa senza ombra. In quest’ultima parte della passeggiata sono emerse con evidenza da un lato la percezione di sovradimensionamento funzionale delle nuove infrastrutture, nonché le condizioni di degrado e incuria in cui versano; dall’altro, la forza della natura che si fa strada negli interstizi, tra le infrastrutture e le micro-discariche, regalando pennellate di colori in un quartiere dominato dalla monocromia del cemento.

Un momento della visita nel quartiere di Librino
Le altre passeggiate
Le altre passeggiate di quartiere a Catania per il 2023 sono state promosse dal City Organizer per Catania, Gaetano Manuele, e dagli altri walk leader Davide Crimi, Diego Fiorentino, Marco Oddo, Anna Quattrocchi, e dalle associazioni Acquedotte, Famiglie SMA, FIAB Catania - MONTAinBIKE Sicilia A.S.D., Legambiente Catania, WWF Sicilia Nord Orientale, con la collaborazion e del Dipartimento Scienze Politiche e Sociali - UNICT.
L’evento è stato creato in risposta a una call dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e i risultati delle passeggiate sono accessibili sul blog ufficiale dell’evento, sulla pagina Facebook Jane’s Walk Catania e sulla pagina dedicata a Catania nel sito internazionale dell’iniziativa.
I walk leader avranno inoltre la possibilità di esporre le proprie passeggiate all’interno di un workshop nazionale dedicato alla Jane’s Walk denominato INU per Jane’s Walk 6.0 che si svolgerà all’interno della Biennale dello Spazio Pubblico, promossa dall’omonima associazione dal 24 al 27 maggio a Roma.