Al Monastero dei Benedettini è stata presentata un’analisi sul fenomeno della vulnerabilità sociale da parte dei dirigenti scolastici degli istituti presenti nei quartieri a rischio e esperti del settore nell’ambito dell’appuntamento del ciclo di seminari “Territorio, ambiente e mafie”
«La problematica della dispersione scolastica non deve essere trattata come un'emergenza, ma piuttosto come un'urgenza».
Con queste parole il saggista Antonio Fisichella ha aperto l’incontro dal titolo “Contro la dispersione scolastica e la devianza minorile”, quinto appuntamento del ciclo “Dall’analisi del fenomeno mafioso alla cittadinanza attiva” dei seminari di ateneo “Territorio, ambiente e mafie – In memoria di Giambattista Scidà".
Nel suo intervento Antonio Fisichella – coordinatore dei seminari insieme con la prof.ssa Rossana Barcellona e componente del Comitato contro la dispersione scolastica e la devianza minorile – ha fornito una cornice interpretativa del fenomeno nel corso dell’incontro analizzando il panorama relativo alla dispersione scolastica.
Catania, in particolare, presenta una situazione “allarmante”: il 25% della popolazione abbandona gli studi dopo il conseguimento del diploma di scuola superiore di primo grado. Un dato (in Sicilia il tasso di dispersione è del 17,1%, mentre in Italia è del 10%, in base ai dati del 2024) che porta Catania al primo posto, in questa “speciale” classifica, tra 14 città metropolitane in Italia.
Una percentuale che testimonia una realtà con forti disparità tra i diversi quartieri della città. Alcune aree come San Cristoforo, San Giorgio e Librino sono particolarmente colpite dal fenomeno, confermando una condizione di perifericità diffusa che interessa molte zone di Catania.
La dottoressa Valentina Pantaleo - in merito al lavoro realizzato con Carlo Colloca - ha approfondito il concetto di vulnerabilità sociale, sottolineando come «la capacità di autodeterminazione di un individuo non è influenzata solo da fattori locali, ma anche da dinamiche più ampie che riguardano l'integrazione sociale e la distribuzione delle risorse».

In foto da sinistra Maria Paola Iaquinta, Mauro Mangano, Mirella Mancuso, Antonio Fisichella, Valentina Pantaleo e Agata Pappalardo
In questo contesto, la vulnerabilità è da considerarsi come il riflesso di una serie di fattori che possono portare all'esclusione sociale. L'analisi dei dati evidenzia una correlazione tra il livello di istruzione, le condizioni economiche delle famiglie e la vulnerabilità sociale, rendendo necessario un intervento mirato per affrontare il problema dalla radice.
Mauro Mangano, dirigente scolastico dell'Istituto “Angelo Musco”, ha posto l'attenzione sulle strategie necessarie per contrastare la dispersione scolastica. Secondo Mangano, uno dei problemi principali risiede nella «standardizzazione dell'offerta formativa».
«Sebbene l'idea di una scuola uguale in tutto il Paese possa sembrare positiva, essa non tiene conto delle diversità degli studenti. Offrire lo stesso modello educativo a individui con esigenze differenti è una ingiustizia», ha spiegato Mangano che ha proposto, invece, «un’educazione personalizzata e una scuola più radicata nel territorio». Per il dirigente scolastico occorre «creare una città educativa, in cui scuole, famiglie e associazioni collaborino per contrastare il fenomeno».
Il problema della dispersione scolastica a Catania non si affronta solo con l’analisi dei dati, ma anche con azioni concrete sul territorio. La dottoressa Agata Pappalardo, coordinatrice dell’ufficio diocesano e del Tavolo prefettizio dell’Osservatorio Metropolitano, ha raccontato l’esperienza di chi opera direttamente nelle aree più fragili della città.
«Dal 2022 l’Osservatorio ha avviato un vero e proprio "cantiere di strada", un gruppo di lavoro presente in quartieri come Nesima, San Giorgio, Librino e Angeli Custodi, con un'espansione prevista verso altre zone limitrofe come Adrano, Biancavilla e Paternò», ha detto Agata Pappalardo.

Il tratto iniziale di via Plebiscito
«Si sta aprendo uno sportello multifunzionale a Santa Lucia nella zona di Passarello, dove volontari, pediatri, assistenti sociali e studenti dell’ateneo catanese offrono il loro tempo per fornire supporto alla comunità», ha raccontato la dottoressa Pappalardo. «L’Osservatorio punta anche al cambiamento di mentalità, promuovendo sinergie tra istituzioni e comunità», ha aggiunto. Tra le iniziative chiave, c’è il Percorso di Alternanza Scuola-Lavoro che coinvolge studenti delle scuole superiori per favorire inclusione e crescita.
La lotta alla dispersione scolastica passa anche attraverso il lavoro costante di dirigenti scolastici di diversi istituti che operano in contesti difficili. Durante l’incontro sono intervenute Mirella Mancuso (“Vincenzo Bascetta” di Adrano), Maria Paola Iaquinta (“Cesare Battisti” nel quartiere San Cristoforo di Catania), e Angela Longo (“San Giovanni Bosco” di Catania) che hanno raccontato le loro esperienze e le iniziative messe in atto per rafforzare il legame tra scuola e territorio.
La dirigente Mirella Mancuso ha illustrato il modello adottato il “Vincenzo Bascetta” che ha visto la creazione di laboratori di arte e musica grazie a fondi Pnrr. «Abbiamo stipulato dei programmi intensi, abbiamo cominciato dei percorsi, abbiamo creato dei laboratori dentro la scuola, facendo in modo che questi ragazzi e queste ragazze frequentassero la scuola perché là dentro trovavano qualcosa che a loro serve», ha detto.
«L’obiettivo è stato quello di offrire ai ragazzi un motivo concreto per frequentare la scuola, trasformandola in un luogo di crescita e stimolo. Inoltre, il coinvolgimento di servizi sociali, scuole, associazioni e parrocchie ha permesso di costruire una rete di supporto che sta dando risultati incoraggianti», ha aggiunto.
Maria Paola Iaquinta, dirigente scolastica dell’istituto “Cesare Battisti”, ha sottolineato come «il contesto territoriale influenzi profondamente la scuola». «La scuola non esiste senza territorio, quindi trovandosi in territori difficili c'è il rischio che il contesto entri all'interno della scuola. Lavorare per migliorare il territorio è fondamentale», ha spiegato.

In foto da sinistra Maria Paola Iaquinta, Mauro Mangano, Mirella Mancuso, Antonio Fisichella e Valentina Pantaleo
«Per questi motivi, l’istituto Cesare Battisti ha aderito a tutte le iniziative promosse dalla città e dalla regione, sollecitando interventi per migliorare il rapporto tra scuola e territorio», ha sottolineato la prof.ssa Maria Paola Iaquinta.
«Anche in diversi incontri con il sindaco Enrico Trantino sono state avanzate delle richieste che riguardano il decoro degli edifici e la manutenzione dell’ambiente – ha aggiunto la dirigente scolastica -. In questi anni, inoltre, abbiamo avviato iniziative teatrali e musicali perché le scuole che gravitano in territori a rischio hanno bisogno di attività culturali, e non solo educative e formative, per stimolare la creatività e l’interesse degli studenti».
La dirigente scolastica Angela Longo dell’istituto San Giovanni Bosco, invece, ha puntato sul coinvolgimento delle famiglie. «L’istituto ha organizzato incontri regolari con le mamme e ha creato piccoli laboratori di artigianato per incentivare la partecipazione dei genitori alla vita scolastica», ha spiegato. «L’obiettivo è quello di rendere le famiglie parte integrante del percorso educativo, offrendo supporto e un punto di riferimento», ha aggiunto.
«Nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli noi non ci fermiamo, perché amiamo il nostro lavoro – ha tenuto a precisare -. Queste scuole distribuite in quartieri difficili di Catania sono dei luoghi da conoscere e invito a tutti di farlo. Queste esperienze dimostrano che quando la scuola si apre al territorio e coinvolge attivamente studenti e famiglie può diventare un motore di cambiamento sociale».

In foto da sinistra Angela Longo, Mirella Mancuso, Antonio Fisichella e Valentina Pantaleo