Al Dipartimento di Scienze politiche e sociali si è tenuto un incontro sugli abusi sessuali subiti dalle donne italiane durante la Seconda guerra mondiale
È un tema ancora oggi obliato dalla storiografia ufficiale, ma nel tempo è venuto alla ribalta attraverso la cinematografia del neorealismo italiano: le cosiddette Marocchinate, ovvero gli abusi sessuali subiti dalle donne italiane durante la Seconda guerra mondiale.
E su questo tema si è tenuto, al Dipartimento di Scienze politiche e sociali, nell’aula XXI Marzo l’incontro dal titolo Corpi violati nelle guerre: i goumiers, famigerati eroi. Una memoria rimossa.
Un incontro organizzato dal dipartimento d’ateneo, dal Dottorato di ricerca in Scienze politiche, dall’Associazione reduci della prigionia, dall’internamento, dalla guerra di liberazione e loro familiari, dal Laboratorio di ricerca e azione di genere e dal Soroptimist club di Catania.

Goums, native Moroccan soldiers in the French Army, posing w. their weapons, on training maneuvers
(photo: Margaret Bourke-White)
A dare il via ai lavori è stata Giulia Caruso, dottoranda di ricerca in Scienze Politiche, coordinatrice dell’evento: «Volevo non soltanto ringraziare il dipartimento per l’occasione, ma tutte le persone sedute a questo tavolo, perché attraverso i diversi interventi avremo modo di ricevere la memoria di diverse testimonianze rispetto ad uno degli eventi più tragici e misconosciuti per motivi politici e di costume avvenuti durante la Seconda guerra mondiale, ovvero le atrocità e brutalità degli stupri di massa commessi dai gruppi di spedizione francesi in Italia, dalla Sicilia alla Toscana».
A seguire Pinella Di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali e ordinaria di Storia contemporanea all’Università di Catania: «Sono orgogliosa delle iniziative di questo dipartimento, perché sono in grado di entrare nella carne viva di questioni che sono di grande attualità - ha poi proseguito -, quella su cui si riflette oggi è una pagina molto complessa che riguarda i corpi e le menti di queste donne, vittime del clima di violenza che la guerra impone».

In foto da sinistra Anna Maria Isastia, Pinella Di Gregorio e Giulia Caruso
Anna Maria Isastia, ordinaria di Storia contemporanea dell’Università di Roma Sapienza, ha ricostruito la “storia” dei Goumiers, soldati di nazionalità marocchina incorporati nell’esercito Francese e utilizzati dal 1908 al 1956 nel corpo che operò distinguendosi per i metodi feroci e violenti. Arrivati in Italia tra il 1943 e il 1945, al loro passaggio nella penisola lasciarono una scia di violenza, saccheggi e stupri: di quest’ultimi se ne contano circa 7 mila, nonostante molte donne non denunciassero le violenze subite.
E ancora Fiorenza Taricone, ordinaria di Storia del pensiero politico dell’Università di Cassino ha ricordato gli eventi meglio noti come le marocchinate di Ciociaria, avvenuti tra l’odierno Lazio e la Campania, che registrarono 418 violenze sessuali, 29 omicidi e 517 furti, solo quelli denunciati e rappresentanti i parziali dati ufficiali. Il sindaco di Este, Giovanni Moretti, dichiarò che quasi la totalità delle donne del suo paese – circa 700 – furono violentate dai corpi militari durante il 1944, evidenziando come le stime ufficiali siano al ribasso. Molte vittime preferirono tacere.

Il pubblico presente nell’Aula XXI Marzo del Dsps
Marinella Fiume, scrittrice e autrice de Le ciociare di Capizzi si è soffermata sul preludio della vicenda della Ciociaria: in Sicilia questi gruppi sbarcarono a Licata e si spostarono verso Nicosia e Troina. I contadini che videro arrivare i marocchini tentarono di avvisare il resto della popolazione, ma non fecero in tempo. Durante la traversata le donne vennero violentate senza pietà e i mariti spesso, per difendere le proprie mogli, venivano uccisi.
I soldati che furono successivamente avvisati non arrivarono in tempo, ma alcuni si ribellarono impiccando e uccidendo un paio di questi. Il racconto siciliano è stato ripreso anche dall’avvocatessa Melinda Calandra che ha lavorato a reperire interviste e testimonianze tra le donne capitine.

Il tavolo dei relatori
La violenza subita dalle donne fu un evento accantonato dalla storia. Ma quando si cominciò effettivamente a parlare delle Marocchinate? A renderlo pubblico fu la deputata del partito comunista italiano Maddalena Rossi, che denunciò gli orrori compiuti dai magrebini in ciociaria, chiedendo il perché a queste donne non fosse ancora data una indennità di guerra a distanza di anni, come ha ricordato Giuseppe Speciale, ordinario di Storia del Diritto medievale e Moderno dell’Università di Catania.
A seguire è intervenuta Stefania Mazzone, ordinaria di Storia del pensiero politico e coordinatrice del dottorato di Ricerca in Scienze politiche all’Università di Catania, che ha promosso l’evento insieme con l’Associazione reduci della prigionia, dall’internamento, dalla guerra di liberazione e loro familiari, con il Soroptimist di Catania, con il Laboratorio di Ricerca e Azione di genere del Dsps di Unict, anche nell’ambito del Progetto Prin 2022 2FaceDemocracy.
Nel suo intervento la prof.ssa Mazzone ha inserito la questione degli stupri come arma di guerra nella sua dimensione di genere e quale questione di sfregio del mondo maschile ai maschi della comunità nemica, senza realmente considerare la soggettività femminile.

Un momento dell'intervento della prof.ssa Stefania Mazzone
Attraversando la questione teorica e di attualità, la docente ha ricordato la colpevole omissione della questione degli stupri del 7 ottobre del 2023 in Israele per mano di Hamas, colpevolmente taciuti anche da una parte del mondo del femminismo occidentale, per un malinteso senso della lotta all’imperialismo.
Deborah De Felice, ordinaria di Sociologia del diritto e della devianza all’Università di Catania, ha posto la questione in termini definitori, mentre Daniela Fisichella, docente di Diritto internazionale a Unict, ne ha posto i confini in termini di dibattito pubblico e dimensione giuridica internazionale, dal trattato di Ginevra che, nel 1949, rese lo stupro crimine di guerra. L’evento si è poi concluso con l’intervento di alcuni partecipanti che hanno suscitato un interessante dibattito alla luce della necessità di ricordare che la Storia è storiografia e memoria da non rimuovere.

Il pubblico presente nell’Aula XXI Marzo del Dsps (foto di Calogero Genco)

