Cosa non sappiamo sull’amore

Il docente Rosario Castelli ha presentato il suo nuovo libro nei locali della libreria Mondadori Bookstore

Maria Chiara Spedalieri

Quasi tutti gli autori, almeno una volta nella vita, hanno tentato di definire l’amore, di tracciare dei postulati universali, validi per tutti gli uomini. Basti guardare al De amore di Andrea Cappellano, un “manualetto d’uso sull’amore” con una descrizione di questo sentimento e di tutte le sue conseguenze. Quanti, però, sono effettivamente riusciti nell’intento di creare un libro che permettesse all’umanità di rispecchiarsi in un sentimento così complesso e personale?

È da questi interrogativi e dall’assunto di Roland Barthes sull’impossibilità di racchiudere in delle pagine bianche la complessità del sentimento amoroso che nasce Pentalogia dell’amore (Pungitopo, 2025) di Rosario Castelli, docente di Letteratura italiana presso l’Università di Catania. Nel corso della presentazione del libro che si è tenuta nei giorni scorsi nei locali della libreria Mondadori Bookstore di Piazza Roma, con l’autore hanno dialogato la poetessa Erica Donzella e l'autrice e docente della Scuola Holden nonché curatrice della prefazione all’opera Elvira Seminara.

Il libro si articola in cinque capitoli, ciascuno dedicato ad altrettanti argomenti diversi da cui emerge «non solo la profonda conoscenza dell’autore, ma un intento quasi pedagogico, un dover trasmettere qualcosa che ha agguantato in un certo momento della sua vita», ha sottolineato Seminara.

Non si può che concordare con queste parole perché, tra le pagine del libro, Rosario Castelli non cerca mai di definire cosa sia l’amore, e preferisce piuttosto indagare tale sentimento nella sua dimensione onnicomprensiva, in una mescolanza di temi che spaziano dalla letteratura alla filosofia, dalla linguistica alla musica fino al cinema.

Un momento della presentazione del libro

Un momento della presentazione del libro

Tra i vari argomenti affrontati durante la presentazione, due in particolare hanno catturato l’interesse del pubblico.

Il primo è relativo alla questione della punteggiatura e all’amore dell’autore verso il punto e virgola, un segno che «di fronte alla fermezza e alla fine che segna il punto fermo, lascia spazio alla continuità del pensiero e alla possibilità», ha dichiarato lo stesso Castelli.

Il secondo tema messo in evidenza è quello della rinuncia intesa non come un segno di debolezza ma come un atto di coraggio. In un mondo in cui bisogna fare sempre una scelta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra il bianco e il nero, l’autore ha sottolineato come il non scegliere sia già una scelta.

E sono tanti gli eroi della rinuncia di cui parla: da Celestino V, con la rivalutazione della sua decisione di lasciare il soglio pontificio, passando attraverso il Kafka delle Lettere a Milena fino a Bartleby lo scrivano di Melville. Quel «I would prefer not to» di Bartleby incarna perfettamente la predilezione dell’autore della Pentalogia per la scelta di poter rinunciare.

Frutto di esperienza, di incontri letterari e non, di riflessioni, il libro di Rosario Castelli ci permette di vedere e trovare l’amore dove non ce lo aspettiamo, a volte anche solo in un semplice punto e virgola. 

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