“Credete in voi stessi! E con una buona dose di fortuna…”

Il duo Colapesce e Dimartino, con Zavvo Nicolosi e Giovanni Tomaselli, ha infiammato l’auditorium dei Benedettini con gag, aneddoti e storie sul film “La primavera della mia vita” 

Alfio Russo
Il selfie di alcuni fan con gli artisti
La professoressa Stefania Rimini introduce l'incontro
Un momento dell'intervento di Colapesce
Bagno di folla per Colapesce e Dimartino dell'auditorium dei Benedettini
Bagno di folla per Colapesce e Dimartino dell'auditorium dei Benedettini
Un momento dell'intervento di Colapesce
Un momento dell'intervento del catanese Zavvo Nicolosi
Colapesce e Dimartino firmano autografi

“In tutto questo successo c’è una buona dose di c…! Ehm…fortuna! Ma dopo oltre 20 anni di carriera, di cui dieci insieme con Antonio, penso proprio che sia meritato”. Lorenzo Urciullo, in arte “Colapesce”, non nasconde la propria soddisfazione per aver raggiunto la fama e la notorietà dopo tanta gavetta. Una “carriera” costruita mattone su mattone – “con fatica” ci tiene a sottolineare il cantautore con un sorriso un po' amaro – partendo anche dalle storie di quelle stanze del Monastero dei Benedettini. 

E proprio l’auditorium “De Carlo”, venerdì pomeriggio, si è trasformato in una bolgia di fan - studenti di ogni età, ma anche bambini accompagnati dai propri genitori - per applaudire e strappare anche qualche selfie e l’immancabile autografo al duo Colapesce e Dimartino che, insieme con Zavvo Nicolosi e Giovanni Tomaselli, ha presentato la prima opera cinematografica, il film “La primavera della mia vita”.

“Qui mi sento a casa, in queste aule ho conseguito la laurea in Scienze della comunicazione. Una laurea triennale che io ho trasformato in quinquennale” aggiunge sorridendo Lorenzo Urciullo. 

“In queste stanze anche io ho studiato e ho scritto pure una materia sul libretto di Lorenzo. Sì, perché allora esisteva il libretto cartaceo, mica quello elettronico per cui barare non è tanto facile” aggiunge prontamente Giovanni Tomaselli del collettivo etneo di videomaking Ground’s Orange.

Un gruppo di videomakers che ha realizzato, insieme con Zavvo Nicolosi (regista e autore del soggetto del film oltre che della sceneggiatura con Michele Astori e i due cantanti), diversi videoclip tra cui Splash di Colapesce e Dimartino e lo spot di Unict 2021/2022

Dimartino, Zavvo Nicolosi e Colapesce

Dimartino, Zavvo Nicolosi e Colapesce

E proprio “Zavvo” Nicolosi, regista dello spot Unict, che ha spopolato tra gli studenti dell’ateneo catanese e non solo, si è rivolto proprio a loro invitandoli a “credere sempre in loro stessi”. “Fregatevene del giudizio degli altri, siate onesti con voi stessi e andate avanti per la vostra strada perché alla fine i risultati arrivano - ha aggiunto -. Anche se non tutti…ma di solito arrivano”.

Parole confermate in pieno da Giovanni Tomaselli - nel film interpreta il ruolo di Jim Morrison - sottolineando che “oltre a firmare libretti ho anche dato qualche materia ai Benedettini”. “Ho preso pure due 30 per l’esattezza ed uno me lo ha dato la professoressa Simona Scattina” ci ha tenuto a precisare il videomaker catanese, altro regista dello spot Unict, seduto sul palco proprio a pochi metri dalla docente. “Segno inequivocabile che il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania sforna talenti in questo campo” ha spiegato la professoressa Stefania Rimini, organizzatrice dell’iniziativa con le colleghe Simona Busni e Simona Scattina

Alle docenti il compito di “gestire” l’incontro fittissimo di domande e risposte, anche da parte degli studenti, a cui gli ospiti non si sono affatto sottratti. Il duo siciliano, protagonista del film e di numerose hit sanremesi come Musica leggerissima e Splash, ha ripercorso in oltre un’ora di conversazione le diverse tappe della loro carriera.

“Il successo di Musica leggerissima ci ha aiutato moltissimo per farci conoscere al grande pubblico e aprirci al mondo della filmografia. Con Antonio abbiamo realizzato tante cose, ma dai cortometraggi alla sceneggiatura di un film, di cui siamo anche gli attori principali, il passo è davvero enorme” ha spiegato Colapesce riprendendo la parola. 

Abbiamo impiegato sei mesi per scrivere la sceneggiatura, un lavoro molto intenso. Poi non essendo attori abbiamo dovuto lavorare il doppio grazie all’aiuto di un coach costruendo personaggi con tutti i nostri dubbi, alcuni li abbiamo ancora” ha aggiunto ridendo il musicista palermitano Antonio Dimartino.

“In questi dieci anni, partendo anche da qui, dalla mia Catania, con pochi mezzi, abbiamo sviluppato tanti progetti, siamo arrivati anche a realizzare un film con idee che partono davvero da lontano. Ci siamo impegnati tantissimo in questa nostra prima opera anche in condizioni non proprio adatte: abbiamo affrontato l’estate più calda degli ultimi anni e l’ondata di Covid. Da un giorno all’altro sparivano pezzi di set” spiega “Zavvo”, il regista catanese

“E dire che la prima a beccare il Covid è stata proprio la covid-manager” ha aggiunto Colapesce, quasi cinicamente.

Un momento dell'intervento di Dimartino

Un momento dell'intervento di Dimartino

Ovviamente l’attenzione si è poi spostata sul connubio tra musica e film, due mondi apparentemente distanti tra loro.

“Sin da piccolo mi segnavo le immagini abbinate alle parole di alcuni film, questo collage mi è sempre piaciuto e mi ha portato a scrivere le canzoni – racconta Dimartino, originario di Misilmeri -. Ma scrivere un film è tutta un’altra cosa. Siamo partiti dagli sketch per arrivare alla sceneggiatura. Alcune scene le abbiamo pure tagliate. Ne avevamo pensata una in cui andavamo ai Soliti ignoti e Amadeus mi faceva delle domande imbarazzanti”. 

Un film ti consente di spaziare maggiormente, di raccontare più approfonditamente una storia rispetto ad una canzone che ha una durata di tre minuti – ha aggiunto Colapesce -. Ti rendi davvero conto quando scrivi un film che il cinema è un’arte a 360°. Alcune musiche le abbiamo scritte durante la sceneggiatura, altre prima. In alcune scene c’è la riscoperta della musica. Nel nostro film c’è molta musica, ci siamo ispirati alle colonne sonore degli anni ’60 di Riz Ortolani e Fabio Frizzi. La musica di un film però è diversa dalla canzone, l’approccio creativo è diverso”.

La canzone è molto istintiva. Anche se esistono corsi in cui ti insegnano a scrivere le canzoni, per me è un prodotto artigianale. È spontanea, istintiva – ha precisato l’altro membro del duo siciliano -. La musica di un film è totalmente legata all’immagine, sei decisamente più libero di dare sfogo alla tua creatività e lanciare anche più messaggi. Anche in una canzone ci possono essere diversi livelli comunicativi, ad esempio con “Splash” - il testo si è aggiudicato il premio della critica a Sanremo, mentre il video è firmato da Ground’s Oranges con la regia di Zavvo Nicolosi e Giovanni Tomaselli - ad alcuni è arrivato un messaggio divertente, ma per altri è stato uno schianto. Musica leggerissima, invece, ha avuto un messaggio “leggero”, non a caso la canticchia il posteggiatore e te la ritrovi al tempo stesso come sottofondo agli Uffizi”.

E sul “ruolo” della canzone è entrato a gamba tesa nella discussione anche Zavvo Nicolosi, al suo primo lungometraggio con cui ha portato sul grande schermo Lorenzo Urciullo e Antonio Dimartino. 

È bastata una frase – “La canzone può cambiare il film”, ha detto nella sala gremita – per aprire un dibattito che ha coinvolto i protagonisti e la folta platea.

“Pensate al film Titanic con la sigla di Paperissima, ti cambia tutto! Può sembrare un paradosso. Ma non è così – spiega Lorenzo, originario di Solarino -. In una canzone come Splash puoi trovare la commedia e anche elementi molto personali. Io e Antonio da questo punto di vista siamo fan delle canzoni che mettono disagio, il caos”. 

Quel caos che il regista catanese “Zavvo”, rispondendo alla domanda di un fan, riesce a gestire a modo suo: “Essendo molto ansioso riesco a governare il mio “caos” solo in un modo, lo gestisco dando un senso alle cose e con qualcosa. Stavolta non con un videoclip, ma con un film, per questo ritengo che il regista è il dio del film”.

“Ovviamente, come in tutte le cose, ci sono dei rischi da prendere e con cui confrontarsi, sia nella vita, sia in un film – ha precisato Colapesce -. In quest’ultimo caso siamo stati molto fortunati perché i nostri produttori hanno investito su di noi e sul nostro progetto”. 

“Con il film riprendiamo un po’ il nostro brano Il prossimo semestre, una sorta di meta-canzone in cui mettiamo insieme alcuni cliché del mondo dell’autorato. Una canzone che, a sua volta è la prosecuzione de Il merlo di Piero Ciampi, in cui l’uccello suggerisce all’autore una melodia da offrire all’editore per provare a sbarcare il lunario” spiega sorridendo prima di aggiungere che “adesso per noi Il prossimo semestre, e non mi riferisco agli esami universitari, è rappresentato dal bonifico che la Siae emette a noi autori ogni 6 mesi”.

Il trionfo della morte

'Il Trionfo della morte', dal trailer di "La primavera della mia vita" 

Un film interamente girato in Sicilia, attraversata in lungo e in largo da Siracusa a Catania fino Palermo. 

E proprio nella “capitale” siciliana è stata girata una delle scene più importanti del film, quella in cui i due protagonisti si incontrano davanti al celebre affresco ‘Il Trionfo della morte’ custodito nel Palazzo Abatellis, progettato alla fine del XV secolo da Matteo Carnilivari.

È uno dei nostri quadri preferiti e con una importante simbologia nel film, un road movie ironico e malinconico, con tanta musica e ambientato in posti particolari della Sicilia” spiega l’artista palermitano.

Un film che, come ha precisato Zavvo Nicolosi, “riporta alle atmosfere di Wes Anderson”. “Molti miei videoclip sono ispirati a lui, ma con una differenza – racconta -: non avevo i suoi mezzi, per cui sono sempre andato di comparazione. Poi in un film con diverse location devi andare molto di pulizia delle immagini. Non a caso nel film ci sono molti stacchi e pochi movimenti di macchina. Un film in cui l’ambiente è protagonista”. 

“Inevitabilmente La primavera della mia vita è molto personale e intimo. C’è molto di noi in questo film” ha concluso Colapesce prima che scattasse la “caccia” al selfie e all’autografo su ogni cosa che potesse contenere inchiostro: dal pezzo di carta racimolato fortunatamente chissà dove alle copertine di vinili fino anche alla “spalla” di una chitarra…

L'autografo di Colapesce

L'autografo di Colapesce sulla chitarra di un fan

La primavera della mia vita

Nel film Colapesce e Dimartino sono i protagonisti di un viaggio rocambolesco, surreale e poetico, in una terra popolata da personaggi tra l’eccentrico e il fiabesco e inattesi special guest musicali. Un sorprendente road movie, ambientato in una Sicilia inconsueta e cinematograficamente sconosciuta, in cui i due protagonisti attraversano l’isola passando di mito in mito: da un Re Artù rifugiatosi nel cratere dell’Etna a William Shakespeare nato a Messina con il meno aulico cognome “Scrollalancia”.

Nel cast, tra gli altri, Stefania Rocca, Corrado Fortuna, Brunori Sas, Madame, Roberto Vecchioni, Guia Jelo, Sergio Vespertino ed Erlend Øye (dei Kings of Convenience) e la Comitiva.

Il film è prodotto da Wildside, società del gruppo Freemantle e Vision Distribution, coprodotto da Sugar Play in collaborazione con Sky e Prime Video, con il sostegno della Sicilia Film Commission.