Il cielo sopra Babilonia

Un percorso esperienziale, musicale e olfattivo tra i recenti ritrovamenti degli scavi archeologici che Unict ha condotto a Tell Muhammad e i prestiti del Pergamon Museum di Berlino, del British Museum di Londra e dei Musei Reali di Torino. È  visitabile al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane fino all'11 febbraio

Alfio Russo
Il diario di scavo dei ricercatori Unict
L'area di scavo
Porta di ingresso di Tell Muhammad
Attività di scavo
I ricercatori Unict nell'area di scavo
Mattone cotto con un'iscrizione cuneiforme impressa in nove righe sulla faccia e su un lato (foto di Giuliano Severini)
Tavoletta con planimetria di una casa (foto di Giuliano Severini)
Il team di ricerca Unict
Figure antropomorfe (foto di Giuliano Severini)
Tavolette matematiche (foto di Giuliano Severini)
Teste di mazza (foto di Giuliano Severini)

Una storia millenaria che si fonde a suoni e profumi che restano incastonati nella memoria di ogni individuo, come le violenze che hanno segnato un Paese unico come l’Iraq e che traspaiono su un velo bianco che evoca la pace e la rinascita di questo luogo che per secoli ha rappresentato la culla della civiltà.

È la prima scena che colpisce visivamente i visitatori appena si immergono nella mostra Da Babilonia a Baghdad: sulle tracce di Hammurabi che fino al prossimo 11 febbraio sarà ospitata nei locali del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane dell’Università di Catania.

Un viaggio nel tempo per esplorare il paesaggio storico e socioculturale della Mesopotamia del secondo millennio a.C. attraverso molteplici prospettive, mettendo in luce la figura e l’eredità di Hammurabi, uno dei sovrani più celebri della storia.

Ed è proprio l’abito di Hammurabi, fulcro dell’installazione e prodotto da Gabriella Ferrera, che introduce i visitatori alla mostra di Babilonia, rispettando fedelmente l’identità del suo tempo, a partire dalla materia prima: i babilonesi erano abili tessitori di lino, una delle fibre vegetali più antiche utilizzate dall’uomo.

Installazione con riproduzione delle vesti di Hammurabi (foto di Giuliano Severini)

Installazione con riproduzione delle vesti di Hammurabi (foto di Giuliano Severini)

Un vestito prezioso - ricostruzione del costume che rende la figura di Hammurabi protagonista di un viaggio nel tempo - intriso di guerre e dell’ultimo conflitto civile che tra il 2013 e il 2019 ha devastato l’Iraq. Ma che al tempo stesso, con quel lino bianco che cattura la vista del visitatore, rinnova quell’esigenza di pace in quella terra.

E appena si volge lo sguardo dall’altro lato è la suggestione olfattiva a rapire del tutto il visitatore con quel piatto di vimini con la tipica pietanza a base di carpe arrostite, il Masgouf, e le spezie tipiche dei mercati iracheni come cardamomo, cannella, cumino, il riso basmati e lo zafferano. 

Ancora qualche passo, e dopo essere stati investiti visivamente e nell’olfatto, la musica diventa protagonista ammaliando il visitatore in una sala che congiunge il passato con il presente.

Sono le "Impronte sonore" di Michele Spadaro a cullare i presenti, mentre i testi del codice di Hammurabi - scoperto nel 1901-1902 dall’archeologo francese Jacques de Morgan durante gli scavi nella città di Susa - letti da Nicola Laneri e farli rimanere incollati davanti alla ricostruzione in 3D della Stele di Hammurabi, custodita al Museo del Louvre di Parigi.

Le spezie tipiche dei mercati iracheni

Le spezie tipiche dei mercati iracheni

Un blocco di basalto di origine vulcanica, alta più di due metri, in cui sono incise in caratteri cuneiformi le 282 leggi che formano il codice. Un bassorilievo che chiude la sezione dedicata al confronto col mondo iracheno e apre la seconda dedicata a Babilonia tra storia, cultura e tradizioni nel periodo compreso tra il XIX e il XVI secolo a.C.

Sulla parete la proiezione della linea del tempo della prima dinastia di Babilonia che ha imperato tra il 1895 e il 1595 a.C., ma anche pannelli e un video dedicato agli scavi condotti dal Baghdad Urban Archaeological Project di Unict guidato dall’archeologo Nicola Laneri.

In mezzo il mattone cotto con una iscrizione cuneiforme impressa in nove righe a far bella mostra di sé con l’incisione Hammurabi, potente sovrano, Re di Babilonia, Re delle Quattro parti, costruttore dell’Ebabbar, Tempio del dio Utu a Larsa.

La stele con il Codice di Hammurabi e alcune sale della mostra (foto di Giuliano Severini)

La stele con il Codice di Hammurabi e alcune sale della mostra (foto di Giuliano Severini)

Nella seconda sala prende vita il concetto di regalità e divinità che esalta il sovrano come pio esecutore dei voleri delle divinità. Il mondo divino, infatti, rappresentava l’astro fondamentale per l’orientamento del re e del suo popolo. Non a caso ogni città mesopotamica era sede di una divinità primaria.

A testimoniare il potere del sovrano nell'antica Mesopotamia sono i sigilli che rivestivano un ruolo fondamentale amministrativo e magico-rituale, ma erano anche un identificativo della persona che svolgeva un ruolo preminente all’interno dell’organizzazione sociale mesopotamica, come il sovrano e i membri della famiglia reale. 

Sigilli cilindrici che i visitatori ammirano apprezzandone il senso di praticità, arte e potere spirituale, che giocavano un ruolo cruciale nell'organizzazione sociale, economica e religiosa della Mesopotamia.

I sigilli cilindrici

I sigilli cilindrici

E dall’aspetto regale e divino si passa alla conoscenza delle scienze esatte come la matematica, l’astronomia e la medicina già note allora ai Babilonesi.

I babilonesi, pur attenendosi a una concezione teistica della vita, svilupparono un notevole interesse per la conoscenza e la comprensione del mondo naturale, andando così a definire una forma embrionale di metodo scientifico, che unita al gusto dell’osservazione empirica, influenzò profondamente le civiltà successive e gettò le basi per ulteriori sviluppi nei secoli a venire. Diverse le tavolette con i teoremi matematici in esposizione che il visitatore ammira mentre la musica mesopotamica lo avvolge del tutto.

La musica, infatti, era una parte essenziale della vita religiosa, culturale e sociale, specialmente durante il II millennio a.C., quando i re amorrei di Babilonia svolsero un ruolo significativo nel rivitalizzare le pratiche musicali. 

Ed è proprio la musica ad introdurre il visitatore nell’ultima sezione è dedicata agli scavi a Tell Muhammad, localizzato nella periferia sud-orientale di Baghdad, che può essere considerato un classico esempio di questa trasformazione culturale che porterà all’emergere della potenza politica di Babilonia e, dopo alcuni secoli, al suo collasso agli inizi del XVI secolo a.C.

Un momento della cerimonia di inaugurazione della mostra

Un momento della cerimonia di inaugurazione della mostra

A testimoniarlo le teste di mazza in lega di rame – scoperte da un team di ricerca britannico a metà del XIX secolo - che confermano l’importanza strategica del sito di Tell Muhammad durante il regno di Hammurabi quale avamposto militare lungo il fronte nord -orientale di Babilonia.

I visitatori, infatti, rimangono colpiti dall’esposizione di cinque bronzi - due bracciali o cavigliere e tre teste di mazza di cui due con l’iscrizione in cuneiforme É.GAL ḫa-am-mu-rabí (‘Palazzo/Fortezza di Hammurabi’) – e dalla citazione del capitano James Felix Jonex nel 1857 incentrata proprio sull’arte metallurgica dei babilonesi.

E con una spettacolare alba su Tell Muhammad si accede alla città segnata da possenti muri di protezione, da una serie di canali e dalla presenza di un quartiere sacro sulla parte più elevata che il team di ricerca Unict del prof. Nicola Laneri ha riportato alla luce nel 2023.

Una campagna di scavi – frutto della missione archeologica Baghdad Urban Archaeological Project dell’Università di Catania, realizzata in collaborazione con lo State Board of Antiquities and Heritage iracheno e grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale – che il visitatore può conoscere grazie ai diversi video sulle attività di ricerca, le diverse fasi degli scavi, e con le ricostruzioni in 3D del muro di cinta di Tell Muhammad.

Alba sul sito di Tell Muhammad

Alba sul sito di Tell Muhammad

Una mostra che l’archeologo Nicola Laneri, direttore della Missione archeologica di Tell Muhammad, definisce «unica, reale, pacificatrice e rivelatrice». «La storia unisce e non divide. La mostra conferma che il Medioriente, oggi visto solo come luogo di guerra, era invece la culla della civiltà, mentre dalle nostre parti si viveva ancora nelle capanne», spiega il docente dell'ateneo catanese (vai alla video intervista sulla storia di Hammurabi).

«Catania deve essere il fulcro di quel ponte con l’Africa e con l’Asia, proprio per la sua posizione strategica nel Mediterraneo – auspica -. L'oggetto ha una valenza fondamentale, per questo abbiamo lavorato per ottenere in prestito i reperti normalmente custoditi nei musei europei di grande prestigio e adesso presenti a Catania nel rispetto di quella tradizione espositiva».

«È motivo di orgoglio per l'ateneo avere manufatti originali provenienti dal Pergamon Museum di Berlino, dal British Museum di Londra e dai Musei Reali di Torino oltre alla copia della famosa stele di Hammurabi, in collaborazione con il Louvre di Parigi. E credo che sia ancor di più motivo di orgoglio per Unict poter dire di avere una importante scuola di archeologia», spiega l'archeologo. 

«Sono orgoglioso di questo investimento da parte dell'Università di Catania sul ponte tra Catania e Baghdad – aggiunge Nicola Laneri -. D’altronde la presenza araba è stata importante e costante in Sicilia. Da considerare che il mondo arabo è molto vicino al nostro, ma con una storia decisamente più lunga nel tempo».

Il percorso espositivo - curato dall'archeologo Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente e direttore della Missione archeologica di Tell Muhammad (Iraq) e da Germana Barone, delegata al Sistema Museale d’Ateneo e direttrice del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane, in collaborazione con l'architetto Daniele Leonardi (Area della Terza Missione) e con la Fondazione OELLE. 

La mostra sarà visitabile gratuitamente al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane fino all'11 febbraio 2025 dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 17,30 e venerdì dalle 9 alle 13,30. Apertura straordinaria per il primo weekend (6, 7 e 8 dicembre) dalle 9 alle 19.

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