Dai ‘laboratori Unict’ le soluzioni per un territorio sostenibile

Al Monastero dei Benedettini illustrata la prima mappatura dei progetti di ricerca della linea d’ateneo Piaceri

Alfio Russo e Mariano Campo

«L’ateneo ha fatto della sostenibilità uno degli obiettivi strategici da perseguire, istituendo un’apposita 'cabina di regia' e numerose deleghe intersettoriali. In questi anni abbiamo realizzato numerose iniziative sul piano dei trasporti, dei rifiuti, dell’efficientamento energetico partendo proprio da noi stessi e cercando di coinvolgere e sensibilizzare tutte le componenti della comunità accademica e anche i cittadini». 

Con queste parole il rettore Francesco Priolo è intervenuto nel corso della due giorni di lavori di Unict sostenibile: prima mappatura delle ricerche d’ateneo per la sostenibilità promosso dal Centro studi interdipartimentale Territorio – Sviluppo – Ambiente e organizzato nell'ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile 2023.

Un convegno organizzato con il contributo dei dipartimenti d’ateneo e mirato a ‘fotografare’ quanto prodotto dai ricercatori tramite la linea II del progetto Piaceri finanziata dall’Università di Catania.

«La ricerca scientifica non può essere da meno, cimentandosi in progetti di base e applicativi che possano sviluppare soluzioni innovative per affrontare i problemi ambientali, in settori come l'energia rinnovabile, l'efficienza energetica, la gestione delle risorse naturali, l'agricoltura sostenibile, la mobilità verde e molto altro ancora – ha aggiunto il rettore -. Promuovere la sostenibilità non solo contribuisce alla responsabilità sociale delle università, ma prepara anche le nuove generazioni a diventare attori chiave nella costruzione di un futuro sostenibile».

Giuseppe Inturri, Francesco Priolo e Marisa Meli

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo, ai suoi lati i docenti Giuseppe Inturri e Marisa Meli

A far da eco alle parole del rettore anche il prof. Giuseppe Inturri, delegato alla Sostenibilità d’Ateneo: «L’Università di Catania ha avviato, grazie al precedente piano strategico e a quello attuale, una serie di iniziative finalizzate a sviluppare politiche sostenibili per il territorio con ricerche trasversali che possono in qualche modo favorire il raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030 con le risorse a disposizione».

«Credo che queste azioni abbiano dato i primi frutti, ma è ovvio che dobbiamo potenziare e replicare queste prime esperienze con nuove azioni anche partendo dalla mappatura degli obiettivi di Agenda 2030 che investono in pieno i diversi campi della didattica, ricerca e terza missione». 

Parole riprese in pieno da Luigi Ingaliso, componente della ‘cabina di regia’ della ricerca nell’ambito umanistico-sociale: «La linea di ricerca Piaceri ha consentito ai diversi gruppi di ricerca di dialogare tra di loro al di là degli steccati disciplinari con una contaminazione di saperi che si è rivelata fondamentale. Adesso dobbiamo mettere a sistema queste esperienza, dare maggiore visibilità alle ricerche e proseguire il dialogo interdisciplinare della linea Piaceri per migliorare in futuro cercando di coinvolgere sempre più gli attori privati e le istituzioni, gli enti di ricerca e altre realtà territoriali facendoli diventare parte integrante».

Una due giorni che ha visto, nell’auditorium del Monastero dei Benedettini, la presentazione di ventidue ricerche suddivise in cinque sessioni multidisciplinari: Agricoltura e ambiente; Territori e risorse; Diritti, politiche e culture; Tecnologie per la sostenibilità; Edilizia sostenibile.

«Il convegno ha permesso di fare il punto sulla ricerca finanziata dall’ateneo con il piano Piaceri focalizzandosi su quei progetti basati sulla sostenibilità nelle sue dimensioni ambientale, sociale ed economica – ha spiegato Vito Martelliano del Centro studi interdipartimentale Territorio, Sviluppo e Ambiente alla presenza della prof.ssa Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche -. Grazie a queste due giornate è stato possibile agevolare lo scambio di informazioni e anche condividere quelle esperienze e quei linguaggi specialistici per ampliare la collaborazione nel nostro ateneo con nuovi approcci interdisciplinari e multisettoriali con l’obiettivo di superare quella classica separazione tra scienze umane e scienze dure».

Giuseppe Ursino, Giuseppe Inturri, Marina Paino, Vito Martelliano e Luigi Ingaliso

Giuseppe Ursino, Giuseppe Inturri, Marina Paino, Vito Martelliano e Luigi Ingaliso

Proprio al Centro studi TeSA afferiscono 25 docenti che appartengono a 18 settori disciplinari di otto dipartimenti. «Vi è quindi una notevole interdisciplinarietà che ha favorito il lavoro dei diversi gruppi di ricerca – ha aggiunto il docente -. Adesso, dopo questa prima fase, dobbiamo creare network sempre più grandi per poter competere in campo nazionale e internazionale sia nella ricerca, sia nella terza missione perché queste ricerche hanno ricadute importanti sul nostro territorio e sulla collettività in generale».

Per Melania Nucifora del Centro studi TeSA «queste ricerche consentiranno di migliorare i nostri territori, ma appare chiaro che occorre il sostegno della componente economica per svilupparne altre». «Appare chiaro – ha aggiunto alla presenza di Giuseppe Ursino dell’Europe Direct Catania E-Medine – che l’innovazione e la ricerca abbiano ricadute sul territorio e si mescolano, di conseguenza, con gli studi umanistici che mettono al centro le persone. Dobbiamo pertanto ripartire dai territori, capire e ascoltare le loro esigenze, rigenerarli insieme con i diversi attori presenti e con le innovazioni delle scienze dure cercare di creare un maggiore sviluppo socio-economico. È la nostra grande scommessa, ovvero riattivare tutte le potenzialità del territorio».

Nel corso delle varie sessioni è stato proiettato il docufilm Sconvolgimenti – Gela prima e dopo l’industrializzazione nel racconto dei suoi abitanti frutto del progetto Piaceri “ReVersE”.