Dalla storia del Centro universitario teatrale partono i racconti di BiograVIE

In scena, per l’ultimo week-end del Catania Off Fringe Festival, un simpatico vagabondo che arrivato davanti al Cut ne racconta la storia e da lì inizia un viaggio attraverso i nomi delle vie e delle piazze d’Italia

Rita Re

Una semplice domanda che può spiazzare: in che via abiti? Da una risposta data quasi in automatico nasce una potente riflessione che l’attore Carlo Decio porta in scena nel suo BiograVIE, spettacolo scritto insieme al regista Alberto Oliva.

Il progetto nasce per caso: un giorno Decio, in giro per la propria città, legge una targa posta sotto un monumento che aveva visto per tutta la vita e si rende conto in quel momento di non conoscere chi fosse la persona a cui è intitolato.

Decide allora di documentarsi e rimane affascinato da quella storia. Da questo episodio nasce l’interesse per i nomi, specie quelli meno noti, di tutte le vie che percorre, e ne fa uno spettacolo per il pubblico della sua città.

Più tardi arriva l’incontro con Oliva, anche lui impegnato nella ricerca e nel racconto di vite straordinarie, in particolare dei falliti, di quelli che ci provano anche se non ci riescono, dei sognatori.

Prende il via così questo progetto teatrale, che è un racconto di storie, di vite di grandi uomini, ma anche di riferimenti a personaggi di dubbia moralità che sono stati insigniti del titolo di una strada o di una piazza perché rappresentanti di un periodo che non appartiene più ai valori della società di oggi.

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

Storia dopo storia il racconto dell’attore, nelle vesti di un vagabondo in giro per lo Stivale, finisce per diventare un insieme di riflessioni ad alta voce. Uno spettacolo che cambia a ogni replica adattandosi alla città in cui va in scena, per raccontarne la storia dell’Italia attraverso i personaggi che ne sono stati i protagonisti.

Nell’edizione catanese - nell'ambito del Catania Off Fringe Festival - BiograVIE ci racconta la storia della nostra città, da Peppa la Cannoniera, patriota che combatté contro l’esercito borbonico traendolo in inganno e impedendo che si appropriasse di Palazzo Tornambene, ai nomi delle vie degli spettatori presenti in sala, interpellati da Decio proprio con la domanda apparentemente semplicissima: e tu in che via abiti?

Da via del Bosco a Guglielmo Marconi, passando per i santi e i generali, l’attore percorre un lungo excursus storico attraverso la toponomastica locale, fino ad arrivare alle classifiche: dal nome più diffuso in tutta Italia, ossia via Roma, a quelli meno diffusi: le vie intitolate a delle donne. Una percentuale infinitamente inferiore a quella delle strade intitolate a degli uomini.

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

Con l’abilità di riuscire calarsi, corpo e voce, di volta in volta in un personaggio diverso, l’attore ci trasporta dentro vite sempre differenti, e tra momenti di clownerie e romantici voli sulla fune ci confessa quali nomi vorrebbe dare alle vie della sua città ideale.

Ecco quindi il nome di Pippa Bacca, artista morta tragicamente durante la performance itinerante Spose in viaggio, con cui si proponeva di attraversare in autostop undici Paesi in cui erano in corso conflitti armati vestendo un abito da sposa simbolo di pace e fiducia nel prossimo.

E poi quello di Enrica Calabresi, zoologa italiana di origine ebraica vittima dell’Olocausto che ebbe allieva Margherita Hack, la quale per sua stessa ammissione divenne antifascista proprio dopo aver assistito alla destituzione di Calabresi dalla sua cattedra universitaria a causa delle leggi razziali.

Il nostro vagabondo, inoltre, sogna una via intitolata a Rosa Parks, figura simbolo del movimento per i diritti civili, divenuta famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus a un bianco, dando così origine al boicottaggio dei bus a Montgomery e alla successiva modifica di alcune leggi discriminanti della società americana.

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

O a Marie Curie, prima donna insignita del Nobel per la fisica. Una città ideale, appunto, in cui a essere ricordate siano solo le persone che davvero hanno lanciato il cuore oltre l’ostacolo: i sognatori, gli spericolati, i funamboli come Philippe Petit, artista francese che vive perennemente nel tentativo di superare i propri limiti.

Lo spettacolo, proposto pure nelle scuole, evidentemente mira anche a sensibilizzare i giovani alla cura e al rispetto dei luoghi in cui vivono: «Conoscere i posti – ci racconta il regista – vuol dire affezionarsi e, quando si cresce, prendersene cura, amare la propria città e la propria memoria storica».

Ed anche sulla memoria storica ci si ferma a riflettere nello spettacolo, in particolare sul cambiare o no i nomi delle vie che non rappresentano più gli ideali del nostro tempo. Nell’epoca della cancel culture dal palco del Cut d'ateneo risuona la necessità di non dimenticare, anche attraverso semplici targhe apposte sui muri delle città.

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

Un momento dello spettacolo "BiograVIE"

«Queste vie sono vite, valori, storie. Sogno di riuscire a imparare i nomi di tutte le vie e le storie di tutti i personaggi» ci confida l’autore e interprete di BiograVIE, diplomato al Teatro Arsenale di Milano, che è riuscito a entrare in empatia con il pubblico catanese sin dal primo istante, usando la comunicazione attoriale senza orpelli, né artifici, ma con il più semplice degli assiomi teatrali: "fare finta che".

Carlo Decio ha fatto finta di essere un vagabondo sognatore e in questa finzione ha preso per mano noi spettatori, accompagnandoci in un viaggio genuino e semplice lungo il nostro Stivale, usurato ma sempre alla moda.