Dall’uso alternativo del diritto a quello vivente

Nella due giorni del convegno i docenti Mario Barcellona e Bruno Montanari hanno proposto una riflessione sul rapporto, costitutivo dell’esperienza giuridica moderna, tra legge, politica e decisione giurisdizionale

Antonio Las Casas e Alfio Russo

La discussione oggetto del convegno Dall’uso alternativo del diritto al diritto vivente – che si è tenuto in questi giorni nei locali dell’ateneo catanese - rievoca la prospettiva del tema già trattata all’Università di Catania all’inizio degli anni ’70.

Da quel celebre convegno, sul tema relativo all’Uso alternativo del diritto, promosso dal prof. Pietro Barcellona, vennero fuori degli esiti che hanno segnato il dibattito giuridico e politico italiano per molti anni successivi.

La proposta, teorica e operativa, dell’uso alternativo del diritto aveva posto, nel contesto politico e culturale degli anni ’70, la questione del carattere intrinsecamente politico delle categorie giuridiche tradizionali e delle loro rappresentazioni dottrinali.

E, inoltre, aveva discusso le strategie per la promozione di interessi e valori “alternativi”, legittimati soprattutto dalle scelte innovative della Costituzione repubblicana.

In quel dibattito si confrontavano essenzialmente le posizioni di quanti – soprattutto sul versante giudiziario – rimettevano all’attività di interpretazione della legge e alla decisione giurisdizionale il compito di promuovere un diritto alternativo a quello consegnato dalla tradizione e quanti, invece, indicavano la strada della riforma legislativa e del primato della politica.

Da sinistra Mario Barcellona, Pinella Di Gregorio, Anna Maria Maugeri, Salvatore Zappalà e Bruno Montanari

Da sinistra Mario Barcellona, Pinella Di Gregorio, Anna Maria Maugeri, Salvatore Zappalà e Bruno Montanari

Questioni analoghe – seppur nel contesto radicalmente differente della post-politica e del post-pensiero – pone oggi l’appello al Diritto vivente quale strategia argomentativa che rimetterebbe la decisione giuridica ad una scelta dell’interprete non necessariamente vincolata alla fedeltà all’ordine istituito dalla legge, ma orientata piuttosto alla soluzione “giusta” del caso secondo la sua singolarità e in considerazione dei valori che emergono dalla “coscienza sociale”.

Proprio le riflessioni maturate nella discussione sull’uso alternativo del diritto in occasione del convegno catanese di cinquant’anni fa mettono a fuoco le questioni – incentrate sulla capacità della legge di istituire un ordine e sulla legittimazione dell’interpretazione e della decisione giurisdizionale – che l’idea del Diritto vivente pone nello scenario attuale e che sono state sviluppate venerdì 17 e sabato 18 novembre nel corso degli incontri che si sono tenuti a Palazzo centrale, nell’auditorium dell’ex Chiesa della Purità e al Palazzo Pedagaggi dell’ateneo catanese.

Il convegno – coordinato dai docenti Anna Maria Maugeri, Marisa Meli, Salvatore Amato e Delia La Rocca dell’Università di Catania con il supporto dei dipartimenti di Giurisprudenza e di Scienze politiche e sociali – ha registrato la presenza di numerosi relatori, docenti provenienti da diverse università italiane e consiglieri della Corte di Cassazione.

Alcuni presenti ai lavori nell'aula magna del Palazzo centrale

Alcuni presenti ai lavori nell'aula magna del Palazzo centrale

Una tematica che viene da lontano, ma attuale

A relazionare sulla tematica sono stati principalmente i docenti Mario Barcellona e Bruno Montanari, già ordinari dell’allora Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania.

«La tematica viene da lontano e si propone di guardare lontano, il che è piuttosto insolito», ha detto in apertura di intervento il prof. Mario Barcellona.

«Non ci si deve fermare nella considerazione del pensiero alla contingenza – ha aggiunto -. Dobbiamo vedere quali scenari si prospettano e, a tal fine, su cosa si devono misurare. Il riferimento è al convegno di 50 anni fa perché allora si pensò - e si formarono - a quei temi e a quelle prospettive secondo cui era importante guardare i problemi del rapporto tra magistratura e politica. Per essere più chiari: si guardò al rapporto tra giurisdizione e politica e cioè, quei problemi relativi alla fedeltà dell’interprete del diritto, che può essere il giudice o il ricercatore, e alla necessità di tenere conto del cambiamento della società».

«Il futuro, dal mio punto di vista, è poco chiaro perché da un lato il ragionamento ci fa dire che non è possibile una sostituzione della giurisdizione alla politica, ma dall’altro lato questa politica non sostiene molto la società e il suo futuro», ha detto in chiusura di intervento il prof. Mario Barcellona.

Mario Barcellona e Pinella Di Gregorio

I docenti Mario Barcellona e Pinella Di Gregorio

«A 50 anni di distanza organizzare un convegno sull’uso alternativo del diritto è di fondamentale importanza, ma è ancor più importante affrontarlo in modo diverso», ha spiegato il prof. Bruno Montanari.

«È interessante come dall’uso alternativo del diritto, dopo 50 anni, si sia passato ad un diritto alternativo – ha aggiunto -. Quest’ultimo altro non è che l’aver sostituito le categorie giuridiche tradizionali che l’uso alternativo aveva riempito di contenuti socio-politici. Ma si trattava sempre le categorie tradizionali. E, invece, questo diritto alternativo è una forma di decisionismo pragmatico, ma condito di ragionevolezza. Occorre, pertanto, far vedere questa transizione».

«Il futuro? Per me è il diritto alternativo che mette in discussione lo Stato di diritto», ha sostenuto il docente.

Alcuni presenti ai lavori nell'aula magna del Palazzo centrale

Alcuni presenti ai lavori nell'aula magna del Palazzo centrale

Da Catania le sfide per il futuro

Ad aprire i lavori, nell’aula magna del Palazzo centrale, sono stati i direttori dei dipartimento di Giurisprudenza e di Scienze politiche e sociali, rispettivamente Salvatore Zappalà e Pinella Di Gregorio.

«Catania è il centro culturale d’Italia nonostante la sua posizione geografica e lo dimostra il fatto che il convegno organizzato negli ’70 dal prof. Pietro Barcellona, di cui ricorre il decimo anno dalla sua scomparsa, ha aperto un profondo dibattito nel campo del diritto e della politica», ha spiegato il prof. Salvatore Zappalà.

«A 50 anni di distanza questa tematica è ancora attuale e sicuramente quell’approccio tra passato e presente impostato in quel convegno è ancora utile per le sfide del futuro - ha aggiunto -. L’ordinamento italiano, infatti, negli anni ’70 era particolarmente distante da quel modello che la Costituzione aveva previsto, soprattutto su alcune tematiche come ad esempio il diritto di famiglia. Tematiche che tutt’oggi sono ancora oggetto di discussione».

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Zappalà

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Zappalà

A seguire la prof.ssa Pinella Di Gregorio ha sottolineato come «il congresso di 50 anni fa verteva su un diritto che doveva aprirsi maggiormente alle scienze sociali e quindi più attento a tutte quelle condizioni socio-politiche-economiche della società in cui il diritto operava allora e anche tutt’oggi».

«Da quel convegno è arrivata quella spinta per la creazione dell’attuale dipartimento di Scienze politiche e sociali proprio a sottolineare l’importanza degli studi giuridici e sociali», ha tenuto a precisare la direttrice del Dsps di Unict.

«Il diritto vivente, dunque, ha aperto la strada nella pratica giuridica a nuovi diritti come quello dei diritti civili o del diritto dell’ambiente. Le tematiche della giurisprudenza, attenta ai cambiamenti socio-culturali della società, assumono sempre più un valore molto importante per tutti noi studiosi, ma anche per i cittadini», ha aggiunto.

«Queste due giornate del convegno, quindi, vanno ben oltre alla celebrazione dell’iniziativa di 50 anni fa. L’iniziativa di oggi è frutto del lavoro svolto allora che diede il via ad un dialogo importante e fondamentale tra il diritto e la società», ha detto in chiusura la prof.ssa Pinella Di Gregorio.

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio