Dazi, commercio globale e nuovi equilibri

Economisti e i rappresentanti delle istituzioni europee e delle imprese hanno discusso all’Università di Catania dell’impatto del nuovo regime tariffario Usa-Ue, delle incertezze dei mercati e delle opportunità per la Sicilia

Alfio Russo

Commercio internazionale e dazi: prospettive per il futuro è il titolo del convegno che si è tenuto nell’aula magna del Palazzo delle Scienze del Dipartimento di Economia e Impresa alla presenza di economisti e rappresentanti delle istituzioni europee e delle imprese.

Un’occasione di confronto anche tra mondo accademico e produttivo sul nuovo scenario del commercio globale, alla presenza di studenti e studentesse dell’ateneo, alla luce dell’accordo tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi, sull’impatto del nuovo regime tariffario, sulle incertezze dei mercati e sulle opportunità per la Sicilia.

I relatori

Il tavolo dei relatori

Dati e instabilità: la lettura della Commissione Europea

Un quadro analitico sugli effetti economici delle nuove politiche commerciali americane è arrivato da Luca Pappalardo, della Direzione Generale Commercio e Sicurezza Economica della Commissione Europea. Intervenuto sul tema “L’uso dei dati nella definizione delle politiche commerciali europee”, Pappalardo ha spiegato come «i dazi si traducano, di fatto, in un costo per il consumatore americano, incidendo soprattutto su beni finali come prodotti agroalimentari e manufatti europei».

«A livello europeo esportavamo principalmente macchinari meccanici ed elettrici, prodotti farmaceutici e automobili – ha detto -. Per l’Italia alcuni settori risultano più esposti: macchinari, agroalimentare, moda, farmaceutico». «Di fronte a dazi più elevati - ha osservato - le imprese possono vedere calare la domanda negli Stati Uniti, essere spinte a cercare nuovi mercati o decidere di ridurre i margini per mantenere prezzi competitivi».

«Il tema centrale resta l’instabilità – ha aggiunto -. Le nuove misure sono state spesso annunciate, riviste o rimodulate. Senza un quadro stabile è impossibile valutare appieno gli effetti. Inoltre, il giudizio della Corte Suprema statunitense sui dazi è ancora pendente”. Per l’UE, la priorità resta evitare un’escalation di ritorsioni, che penalizzerebbe anche i consumatori europei».

Cristina Pensa e Luca Pappalardo

Cristina Pensa e Luca Pappalardo

Il nuovo regime Usa-Ue e le implicazioni per l’Europa

A seguire Cristina Pensa, economista del Centro Studi Confindustria, intervenuta sul tema “Il nuovo regime Usa-Ue ridisegna la geografia degli scambi europei e mondiali”, ha illustrato gli effetti del nuovo schema tariffario concordato tra Stati Uniti e Unione Europea.

L’economista ha ricordato come «la politica commerciale non possa essere gestita dai singoli Stati, ma solo a livello europeo, e come l’accordo raggiunto in estate sia “equilibrato”, alla luce del fatto che l’aliquota del 15% applicata all’UE rientra nella tariffa generale statunitense e non costituisce un dazio aggiuntivo». Secondo l’economista «alcuni prodotti considerati strategici dall’amministrazione americana godono di dazi molto bassi o nulli, mentre la posizione dell’Ue rimane relativamente favorevole rispetto a Paesi come la Svizzera, che affrontano tariffe più elevate».

«Tuttavia – ha sottolineato - esistono aspetti più problematici dell’intesa: l’obbligo per gli Stati membri dell’Ue aumentare entro il 2028 gli acquisti di beni energetici dagli Usa e di incrementare gli investimenti diretti sul territorio americano. Misure che potrebbero incentivare lo spostamento di parti della produzione fuori dall’Europa, con ricadute rilevanti soprattutto per l’Italia». «Le prospettive - ha concluso - rimangono incerte. Un regime di dazi così elevato difficilmente può durare a lungo, ma l’incertezza stessa è un freno agli investimenti e contribuisce a riconfigurare le catene di fornitura».

Un momento dell'intervento di Gaetano Vecchio

Un momento dell'intervento di Gaetano Vecchio

Sicilia: criticità, opportunità e un’economia che reagisce

Lo sguardo sul territorio siciliano è stato introdotto dal presidente di Confindustria Sicilia, Gaetano Vecchio, che ha invitato gli studenti presenti a considerare «le trasformazioni in corso come un’opportunità per il futuro della regione».

Vecchio ha richiamato «tre direttrici strategiche: l’accelerazione delle infrastrutture, il ruolo della Sicilia come hub energetico nel Mediterraneo e il potenziale del settore turistico. Dipende da noi continuare a migliorare qualità e competenze perché le opportunità ci sono».

A seguire la presidente di Confindustria Catania, Maria Cristina Busi Ferruzzi, ha descritto il clima del commercio internazionale come «mai così volatile».

«Le nuove misure tariffarie introdotte dagli Stati Uniti stanno generando tensioni che non hanno ancora mostrato tutti i loro effetti, ma che già ora influenzano le scelte delle imprese. La Sicilia è dentro questo scenario, non ai margini: esportiamo oltre 1 miliardo di euro verso gli Stati Uniti e ogni cambiamento nelle regole globali ci riguarda da vicino», ha spiegato.

«I comparti che rischiano di più sono noti: agroalimentare, con il vino in prima fila, raffinazione, chimica, farmaceutico, elettrotecnica – ha detto -. Sono settori che sostengono migliaia di posti di lavoro e una parte rilevante del nostro export. In questo quadro, l’Europa deve mantenere lucidità. Servono due linee chiare: dialogare con tutti, Stati Uniti in primis; evitare reazioni impulsive, perché rispondere “di pancia” rischierebbe solo di aprire spazi ad altri competitor globali. Serve un’Europa unita, pragmatica e capace di proteggere il proprio tessuto produttivo senza chiudere le porte».

«Dobbiamo guardare a nuove opportunità diversificando i mercati – ha detto la Busi Ferruzzi -. La Sicilia lo dimostra: nel primo semestre 2025, pur con un rallentamento generale, l’economia regionale è cresciuta più della media nazionale. E al netto dei prodotti petroliferi, le esportazioni sono aumentate proprio nei settori di qualità: agroalimentare e farmaceutico. Il messaggio è semplice: quando puntiamo sulla qualità e sulla tipicità, vinciamo. Quando innoviamo, troviamo spazio anche dove sembrava non esserci. Le imprese siciliane stanno dimostrando di saper reagire, e il nostro compito come Confindustria è sostenerle con strumenti concreti, formazione e apertura ai mercati internazionali».

Un momento dell'intervento di Maria Cristina Busi Ferruzzi

Un momento dell'intervento di Maria Cristina Busi Ferruzzi

Dazi e teoria economica: il contributo dell’accademia

L’incontro è stato introdotto da Roberto Cellini, direttore del Dipartimento di Economia e Impresa e presidente della Società Italiana degli Economisti. Successivamente si è soffermato sul tema “Il punto di vista dell’economista” evidenziando come «l’incontro rappresenti un’importante occasione di confronto e approfondimento sui principali temi che modellano il commercio internazionale e le politiche economiche del futuro».

Sull’argomento – che ha registrato anche l’intervento del prof. Marco Romano, delegato del rettore – sono intervenuti anche i docenti Salvatore Greco e Cosma Orsi che hanno offerto una riflessione teorica sul protezionismo, ricordando come «da Adam Smith ad oggi la teoria economica abbia generalmente criticato i dazi, ritenendoli un ostacolo alla concorrenza e al benessere collettivo». «Allo stesso tempo – hanno aggiunto -, la storia mostra come molti Paesi oggi sviluppati abbiano usato politiche protezionistiche nelle prime fasi del loro percorso di crescita. Le recenti scelte dell’amministrazione statunitense rimettono in discussione il modello del libero scambio dominante negli ultimi decenni, riaprendo un dibattito che coinvolge economia, politica e industria».

In foto da sinistra Salvatore Greco e Cosma Orsi

In foto da sinistra Salvatore Greco, Cosma Orsi e Marco Romano

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