Al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, il professor Stefano Bini dell’Università di Cordoba in Spagna è intervenuto sulle opportunità e le sfide della digitalizzazione del lavoro
La trasformazione digitale sta rivoluzionando il mondo del lavoro, aprendo nuove prospettive ma anche portando a cambiamenti che richiedono riflessione. Su questo tema Stefano Bini, professore associato di Diritto del Lavoro dell'Università di Cordoba, si è soffermato nel corso di una conferenza che si è tenuta nel Dipartimento di Scienze politiche e sociali, trattando la digitalizzazione nel lavoro, esplorandone i pro e i contro di questo fenomeno.
Al tempo stesso il docente – davanti a una folta platea presente all’iniziativa dal titolo Digitalizzazione e lavoro: le sfide della regolazione – ha delineato il presente e il futuro del lavoro in un’era sempre più automatizzata.
La lezione-dibattito, come di consueto, è stata organizzata per inaugurare l’anno accademico del corso di laurea magistrale in Sociologia delle Reti, dell'Informazione e dell'Innovazione del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.
A fare da discussant alla relazione principale dell'ospite, il prof. Maurizio Avola, docente di Sociologia economica e del lavoro, e Mariagrazia Militello, docente di Diritto del Lavoro.
Ad aprire i lavori il prof. Davide Arcidiacono, presidente del corso di laurea magistrale
I vantaggi della digitalizzazione nel lavoro
La digitalizzazione, con l'adozione di tecnologie avanzate come algoritmi e robot collaborativi (i "cobot"), ha permesso di semplificare e alleggerire molte mansioni lavorative, specialmente quelle ripetitive e gravose, non limitandosi però alle attività solamente esecutive.
“Adesso alcune attività sono svolte con l’aiuto delle macchine che interagiscono e collaborano autonomamente con le persone”, ha spiegato Stefano Bini.
Questo progresso tecnologico, da una parte può alleggerire il carico fisico di alcune mansioni, ma dall’altro, come ha sottolineato il docente, pone problemi senza precedenti, “richiedendo un’adeguata preparazione per adattarsi ai cambiamenti in corso”.
I limiti e i rischi della digitalizzazione: tra perdita di posti di lavoro e nuovi rischi psico-sociali
Nonostante i benefici, la digitalizzazione comporta inevitabilmente alcune gravi problematiche. Uno dei principali svantaggi è la riduzione dei posti di lavoro, in quanto molti lavori tradizionali vengono sostituiti dalle macchine, per effetto dell’automazione.
Come ha affermato il professor Bini, questo porta alla necessità di una riconversione professionale, ma anche una preoccupazione crescente per la sicurezza del lavoro: la digitalizzazione fa emergere, infatti, nuovi rischi, che riguardano non solo la sfera fisica ma anche la dimensione psicosociale delle persone che lavorano. Tra tutti, i rischi connessi all’iperconnessione sono un esempio concreto molto emblematico.
“L'uso diffuso di strumenti digitali può generare uno stato di connessione costante, che comporta potenziali problemi di stress, ansia e isolamento, specialmente quando il lavoro si svolge (anche solo in parte) da remoto”, ha aggiunto il relatore invitato. “La frequente diradazione di interazioni quotidiane e di momenti di condivisione tra colleghi rende più difficile la creazione di una comunità lavorativa, fondamentale, tra le altre cose, per l’efficace tutela collettiva dei diritti delle persone che lavorano e per il loro benessere psicologico”.
Il futuro del lavoro: nuove figure e competenze digitali
Guardando al futuro, è chiaro che le trasformazioni digitali continueranno ad essere protagoniste del mercato del lavoro, con l’affermazione di nuove figure professionali legate alle competenze digitali. Gli algoritmi e l’intelligenza artificiale, ormai sempre più impiegati nella vita quotidiana e quindi anche nel mondo del lavoro (si pensi, ad esempio, alla cosiddetta “gestione algoritmica delle risorse umane”), stanno ridefinendo il modo di lavorare e le dinamiche aziendali. Sebbene l’automazione elimini alcune posizioni tradizionali, allo stesso tempo crea opportunità inedite, rendendo le competenze digitali una componente essenziale del bagaglio professionale.
“Ciò che è fondamentale – ha evidenziato il professor Bini – è l’indispensabile orientamento antropocentrico e sociale che deve necessariamente caratterizzare ogni forma di digitalizzazione. L’obiettivo principale è che le tecnologie digitali siano al servizio delle persone e non il contrario. Questo approccio mira a migliorare la qualità della vita e il benessere dei lavoratori, prevenendo e neutralizzando nuovi rischi legati, ad esempio, all’iperconnessione e alla sfumatura dei confini tra vita personale e professionale”.
Come ha evidenziato il professor Stefano Bini, la digitalizzazione nel mondo del lavoro rappresenta una sfida complessa che combina progresso tecnologico e grandi questioni sociali. L’impegno per garantire che i benefici della tecnologia siano a vantaggio delle persone, e non fonte di nuovi rischi, è un obiettivo imprescindibile, che potrà conseguirsi solamente attraverso la valorizzazione del ruolo delle parti sociali in generale e del sindacato in particolare.
Il prof. Stefano Bini insieme con i docenti e ricercatori di Unict