Donne in scena

Presentato alla Legatoria Prampolini il recente studio di Rossana Barcellona, crocevia tra discipline e prospettive diverse. La recensione di Viviana Manfredi

Viviana Manfredi

Sono molti gli spunti di riflessione emersi nel corso della presentazione del libro di Rossana Barcellona "Donne in scena. Saperi, poteri, religioni" (Duetredue Edizioni, 2022), recentemente ospitata dalla Legatoria Prampolini. 

Ad affiancare l’autrice, docente del settore Storia del cristianesimo e delle chiese al Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania, sono state le docenti Maria Rizzarelli (esperta di letteratura e cultura visuale e direttrice dei Quaderni di Arabeschi, la collana all’interno della quale è stato pubblicato il volume, e associata di Critica letteraria e letterature comparate al Disum) e Teresa Sardella (già docente del Disum e studiosa di scienze storiche, geografiche e del territorio ). 

Il dialogo tra le due relatrici e il pubblico, inoltre, è stato accompagnato dalle letture della storica dell’arte Melita Poma, che ha curato il saggio di chiusura del testo presentato.

Donne in scena indaga, attraverso una prospettiva originale e ibrida basata sulla contaminazione tra studi storico-religiosi e visual studies, le figure di Maria la Vergine, Maria Maddalena, Ipazia, Giovanna la papessa e Gostanza da Libbiano. 

Le loro vite, oltre ad essere saldamente intrecciate alla storia del cristianesimo, hanno ispirato registi e sceneggiatori, che ne hanno tradotto le vicende per il grande schermo: ed è proprio all’interdisciplinarietà che Maria Rizzarelli ha dedicato parte del suo intervento, riferendosi a Donne in scena come a uno studio che accentua il carattere innovativo, da un punto di vista critico, del catalogo della collana, e facendo particolare riferimento al saggio finale di Poma: un ‹‹bellissimo percorso››, come è stato definito dall'autrice del libro, che prende per mano il lettore e lo guida nell’immersione visuale in sette rappresentazioni figurative della Maddalena custodite presso il Museo del Louvre. 

Donne in scena di Rossana Barcellona

È poi intervenuta Teresa Sardella che ha chiarito al pubblico dei lettori e delle lettrici lo spunto e l’idea che hanno portato alla pubblicazione del saggio di Rossana Barcellona: ad avvicinare l’autrice al campo della contaminazione tra prospettive di studio apparentemente così distanti è stata la sua efficacia a livello didattico rivelatasi nel momento in cui è stata proposta a studenti spesso poco informati sulla storia del cristianesimo la visione di film che potessero agevolare la comprensione e l’acquisizione di un sapere storico che ha permeato, e continua ancora a farlo, grande parte del nostro immaginario culturale. 

E di sapere storico si occupa innanzitutto la professoressa Barcellona che ha dato spazio ed espressione con il suo studio, secondo Sardella, «a un nuovo modo di scrivere la storia: a una maniera di scriverla, cioè, avendo una consapevolezza documentaria che incrocia le rappresentazioni cinematografiche». 

A questo proposito Sardella cita il caso di Maria la Vergine, che occupa il primo capitolo del libro e che approfondisce la figura di una donna a lungo dimenticata o ricordata solo come madre di Gesù Cristo: nel caso di Maria la Vergine la ricostruzione teologico-dottrinale prevale rispetto a quella storico-biografica. 

«Laricostruzione storica è possibile solo grazie all’intuizione artistica», così afferma la docente durante il suo intervento, prima di lasciare spazio al testo de L’infanzia di Maria, nota canzone di Fabrizio De André, letta da Melita Poma con passione e sapienza teatrale. 

L’interdisciplinarietà sottolineata da Rizzarelli si riflette pienamente anche nella gestione dell’evento culturale: infatti, Melita Poma, che è anche diplomata alla Scuola d’Arte Drammatica del Teatro Stabile di Catania, ha catturato il pubblico grazie all’interpretazione dei testi letti, tra i quali anche le battute centrali di Ipazia contenute nel film Agorà di Alejandro Amenàbar e i verbali del processo a Gostanza la strega, medichessa e levatrice «custode di saperi antichi tramandati per linea femminile al di fuori di istituzioni e ufficiali riconoscimenti».

La storia di Gostanza, per altro, consente di sottolineare un’altra importante componente di questo studio, ossia l’esperienza di Rossana Barcellona come docente in attività laboratoriali sugli studi di genere

La professoressa Rizzarelli ha elogiato la scelta di proporre un approfondimento su cinque donne e il tentativo di «svelare un altro volto di queste figure», troppo a lungo imprigionate da una prospettiva che ha ignorato, nei processi di ricostruzione storica, l’apporto femminile.