Educare nella complessità. Le nuove sfide della comunità educante

Al Dipartimento di Scienze politiche e sociali si è tenuto un ciclo di eventi sulla prevenzione, contrasto del maltrattamento infantile e sostegno alle famiglie 

Costanza Maugeri

Verso un’infanzia felice è il titolo del ciclo di eventi organizzati nell’ambito del Progetto TenerAmente finalizzato alla prevenzione, contrasto del maltrattamento infantile e sostegno alle famiglie con bambini e bambine in una fascia d’età compresa tra i 0 e i 6 anni.

Il progetto – promosso da Cesvi Onlus - è attivo in 6 città italiane, tra queste anche Catania e Misterbianco in cui ad operare è la cooperativa sociale Marianella Garcia, ed è stato ampiamento illustrato nel corso dell’iniziativa organizzata, dal 7 al 9 novembre, nei locali del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania.

«Gli eventi hanno avuto un target eterogeneo che coinvolge la comunità educante dagli insegnanti e gli educatori, passando per gli operatori del servizio sanitario fino ad arrivare alle famiglie, primi nuclei sociali e educativi», ha precisato Mariella Occhipinti, referente del progetto per i territori di Catania e Misterbianco.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

La tavola rotonda: al centro il benessere del bambino

Incontro, ascolto e riflessione sono stati gli aspetti più importanti della tavola rotonda con al centro il benessere del bambino. Un momento in cui le mani e le braccia degli attori, che operano nella complessità dell’universo educativo, hanno creato una culla di confronto dentro la quale l’imperativo è il benessere del bambino.

Giuseppe Sconti, presidente di Marianella Garcia, ha sottolineato come l’incontro sia frutto di «un lungo percorso, iniziato due anni fa, che ha portato a sedersi intorno a questa tavola per analizzare ciò che è stato fatto fino ad adesso e sintetizzare le ricerche di un lavoro svolto dal Progetto TenerAmente».

«Un ringraziamento va alla Cesvi Onlus che ci ha dato la possibilità di gestire un progetto pilota che riguarda l’infanzia, in particolar modo la fascia tra i 0 e i 6 anni – ha aggiunto -. Gli altri ringraziamenti vanno all’Asp di Catania, al Dipartimento di Scienze politiche e sociali, ai comuni di Catania e Misterbianco, alle scuole e alle famiglie».

La comunità educante, spesso, si scontra con la politica, ma non sempre. Ci sono delle volte in cui queste due figure lavorano in sinergia. Durante il dibattito a testimoniare ciò, è intervenuta l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Misterbianco, Marina Virgillito

«La giornata di oggi ci proietta verso la conclusione di questo progetto ed è, forse, il carattere temporaneo dei progetti a rappresentare il più grande limite – ha spiegato -. Le politiche sociali sono, invece, l’obiettivo a cui un’amministrazione deve tendere. In tal senso, i progetti temporanei devono poter diventare servizi consolidati. Misterbianco ha ricevuto i finanziamenti per tre progetti di edilizia scolastica dal Pnrr. Questi sono, sicuramente, le basi dalle quali partire, ma esse devono essere riempite da un’offerta formativa che miri al benessere dei bambini e delle bambine».

Un momento dell'intervento di Josè Calabrò

Un momento dell'intervento di Josè Calabrò

Il titolo dell’incontro rimanda al concetto di complessità, indagato più volte durante il dibattito, e ad introdurlo è stata Josè Calabrò, autrice ed educatrice che, nel corso della sua carriera, si è spesa per tematiche sociali come la lotta alla disparità e violenza di genere.

«Da anni mi occupo di educazione alla complessità, sono partner di un festival nazionale, ho scritto un libro e faccio tanto altro. In un momento storico in cui in una striscia di terra come Gaza, in un mese, sono stati uccisi quattromila bambini, la frase "verso un’infanzia felice" non è retorica, è una strada che abbiamo l’obbligo umano di percorrere. Dobbiamo concentrarci su tutti quei bambini del mondo che gridano il voler avere adulti consapevoli», ha spiegato Josè Calabrò.

«A livello etimologico il termine complessità ci rimanda all’abbraccio, dal latino complexus ossia comprendere, stringere, abbracciare – ha aggiunto -. Nelle semplificazioni, spesso, ingannevoli si incorre a dei pericoli enormi, mentre nella consapevolezza della complessità non temiamo l’errore, il dubbio, li accettiamo e perdoniamo quelli del nostro prossimo». 

«La complessità della persona dipende dalla capacità di autodeterminarsi come individuo. Come possiamo aiutare, quindi, i nostri bambini a farlo? Dobbiamo educarli al riconoscere il particolare e sentire il globale, un abbraccio caldo che aiuta i bambini nel loro percorso. Quest’ultimi devono essere considerati nella loro totalità che comprende emozioni e bisogni», ha aggiunto l'educatrice.

«In questo approccio sono essenziali le esperienze secondo la teoria del neo-funzionalismo se nessuno, ad esempio, durante l’infanzia mi aiuta a muovere i primi passi da solo, io non imparerò a camminare, rimarrò ferma, al contrario, se le mie esperienze sono molteplici, avrò la capacità di comprendermi e comprendere», ha detto in chiusura di intervento.

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali

Il progetto “TenerAmente” e il ruolo del Dipartimento di Scienze politiche e sociali

Sul progetto, che si muove su un panorama nazionale, è intervenuta Elena Garbinelli, coordinatrice nazionale dello stesso.

«L’obiettivo del progetto è l’incontro con chi si prende cura, sul territorio, del tempo speso con le famiglie. Dobbiamo provare a spezzare quelle che sono le radici della violenza e queste parole assumono un peso ancora più importante oggi. Noi, per tale motivo, abbiamo il compito di metterci al servizio, di prenderci cura», ha spiegato Elena Garbinelli.

A partecipare al dibattito con un intervento dal titolo La nuova sfida della genitorialità anche la professoressa Stefania Mazzone, docente del Dipartimento di Scienze politiche e sociali.

«La nuova genitorialità, oggi, viene associata alle coppie omosessuali, io non vi parlerò di questo. Perché? L’omogenitorialità può rientrare nella discussione se è interessata da dinamiche che non sono omosessuali, ma genitoriali», ha detto nel corso del suo intervento. 

«La fluidità e la complessità del concetto di famiglia, che non rientra più nel biologico e nel binomio padre- madre è una ricchezza, ma, attenzione può generar minor contenimento, ossia il non riuscire a vedere tutti i fattori della complessità - ha aggiunto la docente -. Ciò che dobbiamo comprendere è che la centralità della discussione non vive nelle varie forme di famiglia, bensì nell’assicurare al bambino che le figure educanti, non lo abbandoneranno mai».

La tavola rotonda ha visto avvicendarsi anche Giovanni Rapisarda, dirigente dell’Asp di Catania, Domenica Caruso, psicoterapeuta e psicologa, la dirigente scolastica dell’istituto "Padre Pio di Pietralcina” di Misterbianco, Patrizia Guzzardi, l’attrice e autrice dello spettacolo Infanzia Felice, Antonella Questa e Santo Mancuso, attore amatoriale che ha recitato Il bambino è fatto di cento di Loris Malaguzzi.

Le parole della prof.ssa Pinella Di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche hanno sugellato l’intenso incontro. «Prima di tutto vi ringrazio perché questa è stata una giornata importante per il nostro dipartimento da sempre molto vicino e impegnato sul territorio – ha spiegato -. La nostra attenzione si rivolge anche i bambini che saranno i nostri futuri studenti. La mia missione, da quando ricopro questo ruolo, è di creare una comunità educante anche all’interno del dipartimento stesso».

Un momento dell'intervento della prof.ssa Stefania Mazzone

Un momento dell'intervento della docente Stefania Mazzone