Emanuele Casale traduce in musica le ragioni degli angeli

Al Teatro Massimo Bellini, applauditissima la prima assoluta del compositore catanese, in occasione del concerto in onore di Sant’Agata

Irene Isajia

Il 1° febbraio è la data in cui il Teatro Massimo Bellini, ormai da diversi anni, apre le porte alla città per condividere un momento di arte nel ricordo della martire Agata, patrona della città.

Quest’anno ha proposto Emanuele Casale, compositore catanese, insegnante di composizione elettroacustica e sound design al Conservatorio di Palermo, oltre che stimato musicista internazionale di musica contemporanea.

«La  musica non si tocca e non si vede», spiega ai suoi studenti alla prima lezione. Tradurre, quindi, elementi concreti della realtà con onde sonore che si muovono nell’aria non è semplice. Sant’Agata non è solo un esempio di fede, ma un esempio di grande umanità che dal III d.c., con il suo esempio, continua a suscitare grande attrazione e la sua vita diventa motivo di forza e di coraggio.

Nell’approfondire questa figura centrale per la composizione, Casale si sofferma sull’immagine degli Angeli, quelli «con un’ala soltanto», come li chiamava don Tonino Bello, vescovo di Molfetta.

Persone virtuose, buone, capaci di volare e far volare rimanendo abbracciati; persone che nel silenzio, aiutano gli altri e contribuiscono al loro sorriso. Ma cosa spinge queste persone ad agire cosi? Quali sono le ragioni, le motivazioni? E soprattutto quali fra queste ragioni sono musicalmente traducibili? La struttura che Casale sceglie di dare al concerto Le Ragioni degli Angeli è fatta di orchestra al completo, compreso il pianoforte, di coro, di voci narranti che coniugano due aspetti della festa Agatina, il sacro (della lingua latina) e il popolare (attraverso il cunto, racconto della tradizione orale delle gesta eroiche tipico del teatro dei pupi).

Non c’è solo Casale, dunque, ma in questa squadra tutta siciliana c’è anche Gaspare Balsamo (voce e scrittore del testo del cunto), Alessandra Lombardo (voce del melologo), Claudia Patanè alla conduzione dell’orchestra e Luigi Petrozziello alla guida del coro.

Tra le ragioni degli angeli Emanuele Casale ne sceglie alcune che, nella coniugazione perfetta tra musica e parole, accompagnati dal cunto di Gaspare Balsamo, si trasformano in narrazione e gli strumenti prendono voce, prendono vita, la musica diventa tangibile.

Un momento del concerto al Teatro Massimo Bellini

Un momento del concerto al Teatro Massimo Bellini

Dall’umiltà, virtù che conduce l’uomo ad innalzarsi, in cui il primo violino produce suoni sempre più acuti che lo estraggono dal resto dei violini dell’orchestra alla dialettica tra ordine e caos in cui la ragione degli angeli è quella di portare pace appianando le divergenze. In questa fase emergono significativi usi degli strumenti a corde come a voler simboleggiare l’elettricità del caos, «elementi ordinati che vanno di disordinandosi», spiega il compositore.

Ed ecco che la voce di Balsamo introduce la terza ragione «il suono più assordante di tutti: il silenzio». È una contraddizione pensare di rappresentare il silenzio con i suoni ma il silenzio è lo spazio degli “angeli” nel quale cercano l’infinito nella meditazione e in essa trovano la luce «picchi l’angelu sona ca luci e no ca vuci», racconta Balsamo.

Casale, allora, ci porta per mano e in Ex silenzio ad Lucem troviamo un cammino musicale che dal silenzio conduce alla luce, gli archi illuminano il tappeto di silenzio che ci fa aprire lo sguardo verso i colori del paradiso. Il Martirio è un’altra motivazione, perché il martirio è dono all’altro, significa partecipare dei dolori altrui così come Cristo si fa carico dei dolori del mondo e li porta sulla croce. 

Il martirio può essere osservato anche dalla parte dei “carnefici”, di coloro che infliggono le sofferenze e in Martirium ridens ecco la risata, quella grassa, quella cattiva, quella che si prende gioco delle persone semplici, che entra in campo prepotente attraverso il suono delle trombe e dei tromboni per ricordarci che il male è sempre presente e vuole essere pietra d’inciampo per la benevolenza e per la solidarietà.

Una comunità senza memoria è una comunità senza radici e destinata a perdere il futuro; così la composizione apre una pagina dedicata alla Memoria, al ricordo di questi angeli che sono volati ma le cui piume le troviamo scendere pacate dal cielo per non farci sentire mai soli. Il pubblico, allora, è invitato a fermarsi e a ricordare gli angeli della propria vita, un momento suggestivo pieno di emozione e commozione.

La Festa è il momento culminante della narrazione e del concerto, ed è essa stessa una motivazione degli angeli perché è la volontà di accogliere, di gioire insieme.

Un momento del concerto al Teatro Massimo Bellini

Un momento del concerto al Teatro Massimo Bellini

Il racconto di Gaspare Balsamo si chiude dicendo che, in fondo, la storia che è stata raccontata, quella di Agata, non è storia nuova. Ci parla di un uomo che vuole una donna che lo respinge; l’uomo non si rassegna al rifiuto e la uccide. Non è storia nuova, purtroppo, e quanto mai vicina ai nostri giorni. Ecco perché la giovane martire catanese non smette di parlare ai cuori della gente che, nonostante i secoli, ha ancora bisogno di credere che un mondo libero, onesto e aperto all’altro possa essere possibile.

Chi conosce Casale cerca la sua fine contemporaneità. Questa sua ricerca si rivela in alcuni stili della musica elettronica dentro alla composizione come il dubstep nel momento Ex ordine ad caos o l’experimental techno, stili evocati attraverso la musica orchestrale con strumenti tradizionali.

«Questa forma di contaminazione è ispirata al periodo barocco in cui le danze popolari come l’allemanda, la sarabanda, la giga venivano acquisite e tradotte in ambienti accademici e della musica colta, vedi Domenico Scarlatti o Bach – spiega Casale -. Seppure, per un certo periodo, mi sia impegnato nella musica contemporanea radicale, in seguito ho scelto uno studio della musica contemporanea più popolare, verso una musica d’arte divulgativa».

«Non ho smesso di sperimentare nella musica perché la creatività è madre e spinge a creare senza troppi se. Nella musica contemporanea – aggiunge il musicista –. Il pubblico è co-compositore, attraverso le proprie esperienze pregresse apporta delle personali conclusioni, creando nella propria mente un’interpretazione di ciò che sente. Io ho fiducia nelle doti creative del pubblico che, a proprio modo, è artista. L’ascolto è l’elemento principale per permetterci di fare arte insieme».

Il concerto ha creato un’atmosfera unanime, comunitaria, abbracciata dal sentimento di devozione di grande umanità che ci è dato dall’esempio di fede della nostra sorella e patrona Agata. 

Inizia la festa. Devoti tutti. Viva Sant’Agata.