Esperanto. Commedia semiseria sui divorzi sanguinosi

Settimo appuntamento della rassegna “Palco Off”, in scena nei giorni scorsi al Piccolo Teatro della Città di Catania

Gaetano Gigante

Cosa succede quando la persona con la quale si è scelto di trascorrere tutta la vita si rivela essere un’estranea? Si può provare a ricostruire il matrimonio su nuove basi, oppure si può optare per il divorzio. Proprio questa seconda scelta, però, molte volte è la premessa di un aspro e terribile confronto, dal quale nessuno dei due coniugi uscirà indenne. 

Esiste, tuttavia, un’alternativa? È possibile confrontarsi pacificamente per riuscire ad appianare le reciproche differenze? 

Su questi interrogativi medita lo spettacolo Esperanto. Commedia semiseria sui divorzi sanguinosi, scritto da Francesca Vitale e da lei interpretato insieme a Egle Doria, Tino Calabrò e Luca Fiorino, per la regia di Nicola Alberto Orofino.

Lo spettacolo, suddiviso in diversi capitoli, racconta la storia di Chicco e Chicca, dal primo incontro al matrimonio e, con questo, ai primi litigi, fino all’inevitabilmente sanguinoso divorzio che porterà Chicco sul lastrico. L’aggettivo sanguinoso ricorre del resto anche nel sottotitolo dello spettacolo, che rinvia all’uso della comicità per affrontare un tema molto forte e difficile stemperandolo con una dose di leggerezza. 

Esperanto

Una scena dello spettacolo Esperanto

Tuttavia, proprio questa leggerezza risulta essere un’arma a doppio taglio, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi principali che talvolta ci appare superficiale. Se, da un lato, la rappresentazione stereotipata dei protagonisti contribuisce all’effetto di comicità della pièce, dall’altro le loro motivazioni, così come la loro personalità, risultano poco credibili. 

All’immagine di un uomo unicamente attratto da successo, sesso e soldi si contrappone quella di una donna che, dopo il divorzio, vive solamente per ottenere quanti più risarcimenti possibili dall’ex marito. Nonostante il tentativo di conferire una certa tridimensionalità ai personaggi, sia attraverso il ricorso a flashback che grazie alle interpretazioni accattivanti degli attori, questi sembrano più delle macchiette che dei veri esseri umani, rappresentati in tutta la loro complessità.

Una scena dello spettacolo Esperanto

Una scena dello spettacolo Esperanto

Nonostante questi limiti, lo spettacolo riesce ad essere intellettualmente provocante soprattutto nella sua dimensione marcatamente meta-teatrale. Allo spegnersi delle luci, infatti, gli attori abbandonano i panni dei loro personaggi e, agendo non più come performer bensì in prima persona, percorrono la scena per prepararsi al prossimo capitolo della storia. 

Il pubblico stesso viene coinvolto in diversi passaggi della rappresentazione, fino a diventare quasi un personaggio attivo; ad esempio quando una telecamera viene rivolta verso gli spettatori, i quali possono vedersi proiettati sul grande schermo collocato sul fondo del palcoscenico. 

Il momento in cui questo coinvolgimento raggiunge l’apice è senza dubbio la fine: giunti al capitolo conclusivo al pubblico viene data la possibilità di scegliere tra tre opzioni, rispondendo a un sondaggio sulla pagina Instagram di “Palco Off”. 

Una scena dello spettacolo Esperanto

Una scena dello spettacolo Esperanto

La prima opzione, chiamata Il ribaltone, consiste in un completo rovesciamento della vicenda, per cui Chicca dovrà accontentarsi di un assegno di mantenimento decisamente inferiore alle sue aspettative. 

Il secondo finale possibile, La malasorte, vede un Chicco e una Chicca dalla salute fragile e ormai prossimi alla morte a causa del reciproco rancore scaturito dal divorzio. 

La terza conclusione, L’abiura, immagina una Chicca che, dopo aver raggiunto il successo grazie ai soldi dell’ex coniuge, decide di mettere da parte l’avversione nei suoi confronti e di ridargli i suoi averi. Pur nel dinamismo dell’ultimo capitolo interattivo, anche nella scrittura dei possibili finali si percepisce una certa superficialità, giacché è evidente che la vera morale della pièce risiede soltanto nel terzo, mentre gli altri due sembrano pensati e scritti in maniera un po’ sbrigativa.

Pur mancando di un adeguato approfondimento dei personaggi, Esperanto è caratterizzato anche da aspetti positivi e stimolanti, primo tra tutti l’interazione con il pubblico, prevista già nella fase di scrittura drammaturgica – alla quale hanno partecipato alcuni abbonati di Palco Off – e poi emersa in più momenti della rappresentazione.