Famelab, ‘premio del pubblico’ per il dottorando Federico Ursino

Sul palco della finalissima di Perugia del ‘talent’ della Scienza’ anche Enrico La Spina

Mariano Campo

«Il ‘Premio del Pubblico’ è il coronamento di questa magnifica esperienza, segno che il pubblico di Famelab 2023 ha capito ed apprezzato il mio messaggio. Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto in tutte le fasi di questo percorso». Federico Ursino, dottorando del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania, commenta così, a caldo, la conquista del “migliore” per il pubblico’ della finalissima di Perugia in cui si sono dati battaglia 24 ricercatori degli atenei italiani.

«Riuscire ad essere lì tra i finalisti di FameLab è stato un sogno che si avvera, in quanto seguo l’evento fin dalla sua prima edizione catanese, ma anche perché credo fortemente nella divulgazione scientifica, per accrescere anche tra i “non addetti ai lavori” la curiosità per questo mondo che ci circonda», ha aggiunto il dottorando dell’ateneo catanese.

Alla finale ha preso parte anche Enrico La Spina, dottorando in Ematologia e biologia molecolare del Dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche dell’Università di Catania.

FameLab è il ‘talent della Scienza”, nato dal Cheltenham Science Festival nel 2005 e in Italia dal 2012 grazie all’agenzia di comunicazione scientifica Psiquadro: a conclusione delle selezioni locali che si sono tenute in 12 sedi universitarie nella scorsa primavera, i 24 finalisti hanno battagliato sul palco per aggiudicarsi il titolo di campione italiano, impegnandosi nell’impresa di spiegare una ricerca o un progetto scientifico nel modo più coinvolgente e divertente possibile, avendo appena tre minuti di tempo a disposizione.

Al primo posto, secondo la classifica stilata dalla giuria, si è classificato Francesco Giacomarra dell’Università di Trieste. Sul podio sono finiti Alberto Colombo Sormani dell’Università di Milano Bicocca e Irene Guerriero, dell’Iit di Genova.

Federico Ursino

Federico Ursino

Ma il pubblico in sala e tutti coloro che hanno usato il televoto sono stati conquistati dal giovane dottorando catanese, specialista in Scienza dei materiali e nanotecnologie, che ha messo in scena una ‘performance’ efficace ricorrendo ad analogie tra le ricette per condire la pasta e le sintesi di nanostrutture in laboratorio, con condimenti come molibdeno e cobalto, raggiungendo l’obiettivo di riuscire a comunicare la scienza in modo semplice, divertente e ‘appetitoso’ in soli 180 secondi.

«Come per gli chef più bravi, anche per noi ricercatori l’unico limite è l’immaginazione», racconta Federico Ursino che si sofferma anche sul suo talk dal titolo Nanotubi all’amatriciana.

«Il talk presentato a Perugia nasce dal tentativo di mostrare al pubblico uno dei tanti aspetti della mia ricerca svolta in laboratorio – spiega -. Occupandomi di materiali nanostrutturati (di dimensioni del miliardesimo di metro) la forma che essi assumono è determinante per la definizione delle loro caratteristiche chimico-fisiche per le varie applicazioni di interesse. Per suggerire questa caratteristica al pubblico ho sviluppato l’analogia con la pasta, che tutti noi sappiamo avere svariate forme e rugosità e che può essere fatta con diversi impasti».

«Allo stesso modo esistono tate forme per le nanostrutture ottenibili in base ai materiali e ai processi di sintesi utilizzati, dove la scelta può dipendere dalle applicazioni – aggiunge -. A differenza della pasta, però, dove con la forma e la diversa rugosità della superficie vogliamo trattenere quanto più sugo possibile, giocando sulla morfologia delle nanostrutture vogliamo massimizzare il numero di siti attivi in superficie, utili per l’elettrolisi dell’acqua, quindi anche trattenere molecole d’idrogeno ed ossigeno. Quindi magari lo chef ha il grembiule ed io un camice di laboratorio, ma per entrambi l’unico limite è l’immaginazione».