Fabrizio Impellizzeri di Unict illustra il progetto di ricerca, finanziato con fondi Prin, che approfondirà i contesti sociali, politici e artistico-letterati del periodo
Indagare il rapporto fra guerra e fantasmagoria nelle letterature contemporanee occidentali e orientali con le sue diverse declinazioni in ambito sociale, politico e artistico-letterario.
Una mission che il progetto 1920-2020: fantasmagorie di guerra nell'esperienza letteraria contemporanea - coordinato dalla prof.ssa Daniela Tononi dell’Università di Palermo, coinvolge studiosi degli atenei di Catania (coordinati dal prof. Fabrizio Impellizzeri) e Napoli “Federico II” (coordinati dal prof. Riccardo Donati) – si propone di approfondire.
Il termine fantasmagoria nasce nel Settecento in riferimento agli spettacoli realizzati con la lanterna magica che, alla fine del secolo, impressionavano il pubblico con la proiezione di figure demoniache, spettacoli oggi considerati come gli antesignani del moderno cinema. Dall'ambito teatrale nel XIX secolo il concetto è migrato verso quello letterario, connotando artifici narrativi attraverso cui restituire il susseguirsi rapido di colori, suoni e immagini, solitamente sfruttati dal genere fantastico.
Successivamente però la fantasmagoria, anche per influenza degli studi psicanalitici - oltre che per il mutare del quadro sociale, economico, tecnologico e mediale - acquista più complesse risonanze in quanto rappresentazione soggettiva di un reale perturbato.
Queste considerazioni preliminari evidenziano come la fantasmagoria non si presti a un’unica prospettiva di analisi, ma si ponga invece come oggetto d'indagine storica, sociale e culturale da declinare in chiave interdisciplinare.
Il progetto intende analizzare il processo di rifunzionalizzazione che nella rappresentazione della guerra e delle sue conseguenze trasforma la fantasmagoria e il fantasmagorico in categoria retorica e estetico-concettuale.
Riprendendo e superando gli studi sul fantastico ottocentesco, ampi e largamente soddisfacenti, il progetto intende dunque concentrarsi sulle forme di manipolazione, alterazione e sospensione della realtà che caratterizzano il periodo che va dal primo dopoguerra alla più stretta contemporaneità.
Pur nel constante riferimento teorico al fantasmagorico ottocentesco, la ricerca individua infatti nella crisi del realismo, il momento fondamentale e propulsivo alla trasformazione della fantasmagoria che si affranca dal registro del fantastico.
Le motivazioni sono da rintracciare nell’impossibilità di una restituzione mimetica del reale all’indomani delle due guerre che spinge a elaborare nuove modalità di rappresentazione capaci di restituire la realtà, anche in ragione del sopravvenire di nuovi stimoli percettivi.
Definito un arco temporale comune che permetterà un’analisi puntuale e mirata, la ricerca intende offrire un contributo teorico innovativo su una categoria ancora non sufficientemente indagata, una categoria che necessita di essere ripensata da una duplice prospettiva: diacronica (da declinare all’interno delle singole discipline) e sincronica.
Grazie alla ricerca si proverà a individuare le modalità del processo di rifunzionalizzazione che investe la fantasmagoria della guerra a partire dal 1920/1930 fino alla più recente contemporaneità, ma anche le forme che assume come categoria retorica ed estetico/concettuale e, inoltre, le ricadute della rielaborazione creativa dei fatti sulla percezione sociale, politica, culturale del fenomeno bellico.
Hiroshima, una città in macerie - Foto AP
L’unità di ricerca dell'Università di Catania, coordinata dal prof. Fabrizio Impellizzeri, partecipa al progetto con un contributo personale sulle Alterazioni del trauma bellico nella contemporaneità occidentale e orientale e si propone pertanto, nello specifico, di sondare il tema della sublimazione e dell’alterazione del trauma bellico nelle letterature contemporanee di Francia, Cina e Giappone.
Il team catanese - composto dai docenti ragusani Fabrizio Impellizzeri (Letteratura francese), Lavinia Benedetti (Lingua e letteratura cinese) e Luca Capponcelli (Lingua e letteratura giapponese) - analizzerà, nel corso del biennio del progetto, espressioni narrative relative alla prima e la seconda guerra mondiale per la Francia, al Secondo conflitto sino-giapponese (1937-1945) per la Cina e alle conseguenze del conflitto nucleare per il Giappone.
Se da una parte gli studiosi prendono atto che appare forte la necessità di una restituzione autentica dell’esperienza di guerra, dall’altra essi si accorgono che alcuni autori optano per una narrazione alterata del reale che tra sospensione e fantasmagoria tocca maggiormente la psiche del personaggio rivelandone le fragilità, le paure e soprattutto le strategie legate al proprio istinto di sopravvivenza.
La guerra, la violenza e la morte, se è vero che possono subire un processo di rimozione, si prestano anche ad essere esorcizzate per mezzo di una scrittura fantasmagorica, tesa a sospendere o alterare la percezione mostruosa del reale. Per alcuni autori, la scrittura si fa pertanto portavoce di un disagio intimo e collettivo che include al suo interno realtà, finzione, storiografia e fantasmagoria, memoria e speranza.
Nella letteratura francese dell’estremo contemporaneo si ritiene che vi è un innegabile interesse per la narrativa autobiografica e per il recupero della storia individuale e collettiva (Dominique Viart), come se la storia finora narrata andasse ricostruita, rivisitata e finalmente svelata (François Dosse, Les vérités du roman) attraverso tanti biografemi esistenziali e personali che restituiscono i traumi e le sofferenze patiti nelle guerre.
A tale scopo, attraverso gli strumenti offerti da Paul Ricoeur (Storia, la verità, la memoria e l’oblio) si analizzerà la funzione della fantasmagoria nella riscrittura del sé facendo principalmente ricorso al genere della finzione autobiografica, della psico-biografia e, infine, dei romanzi di filiazione tesi al recupero della memoria e delle storie famigliari.
Si prenderanno pertanto in esame romanzi – e alcuni adattamenti cinematografici realizzati da André Téchiné – in cui la rielaborazione e la rimozione del trauma della guerra vengono restituiti attraverso una ricostruzione alterata del reale introducendo la narrazione della fuga salvifica e dell’isolamento o, in alternativa, la simulazione e il ribaltamento dei tabù.
Saranno oggetto di studio i testi di Gilles Perrault, Le garçon aux yeux gris (2001), adattato al cinema da André Téchiné con Les égarés (2003) e Le Soldat perdu (2000); il romanzo a quattro mani di Fabrice Virgili e Danièle Voldman, La garçonne et l'assassin : Histoire de Louise et de Paul, déserteur travesti, dans le Paris des années folles (2013), anch’esso adattato al cinema da Téchiné con il titolo Nos années folles (2017); le opere di Philippe Grimbert, Un secret (2007), e di Gilles Rozier, Un amour sans résistance (2003).
Sbarco in Normandia
Per quanto riguarda la letteratura cinese, il tema della rappresentazione fantasmagorica del sé in risposta ai traumi causati dalla guerra verrà indagato dalla prof.ssa Lavinia Benedetti nelle opere narrative contemporanee che descrivono gli orrori del Secondo conflitto sino-giapponese (1937-1945).
Consegnata all’oblio durante l’epoca maoista (Lan Hai, 1984), la memoria della resistenza cinese durante l’invasione giapponese fu recuperata all’inizio dell’era delle riforme (1978), attraverso la celebrazione di figure eroiche capaci di risvegliare una coscienza collettiva, laddove la valorizzazione del sentimento patriottico e nazionalista divenne uno degli obiettivi della nuova agenda politica (Parks M. Coble 2007).
La costruzione del nuovo discorso nazionalista a partire dagli anni ‘80 in questo senso recuperò l’orgoglio patriottico che si era manifestato durante gli anni dell’invasione giapponese (Fang Fuxian 2012), soprattutto grazie alla costituzione del cosiddetto fronte unito, per cui il partito nazionalista di Chang Kai-Shek (1887-1975) e quello comunista di Mao (1893-1976) avevano messo da parte le divergenze e si erano uniti contro il nemico comune.
Sebbene i contrasti ricominciarono subito dopo la ritirata del Giappone, il conflitto aveva favorito le prime manifestazioni di una coscienza unitaria nazionale, e le città martoriate dallo scontro bellico, come Nanchino e Shanghai, erano diventate i luoghi simbolo della resistenza cinese.
La docente intende indagare le modalità con cui la memoria della guerra sia stata recuperata dalla letteratura contemporanea cinese, concentrando lo studio in particolare sulle opere scritte da donne, in cui la trasfigurazione dell’io letterario si esprime attraverso i connotati celebrativi delle eroine della resistenza. L’indagine si concentrerà inoltre sul vincolo instauratosi tra l’esperienza femminile e la città di Shanghai, divenuta sin dalla fine del XIX secolo il luogo simbolo dell’emancipazione sociale e culturale delle donne.
Vittime del massacro di Nanchino perpetrato dai giapponesi nel 1937
Nell’ambito della letteratura giapponese il prof. Luca Capponcelli indagherà le alterazioni della realtà attraverso l’immaginario fantascientifico del secondo dopoguerra.
La fantasmagoria, infatti, attraverso un complesso processo di trasformazione, assume in Giappone forme limite che la inglobano nel genere della letteratura fantascientifica in ragione della peculiarità dell’immaginario postbellico giapponese.
L’immaginario fantascientifico del dopoguerra gode di una posizione unica che si manifesta nell’esigenza di rievocare le tragedie belliche attraverso la fuga in mondi immaginari come conquista di una distanza ontologica da eventi ancora troppo vicini temporalmente e psichicamente.
La rievocazione e ripetizione del trauma prende forma attraverso l’immaginazione di realtà future o parallele in cui trovano spazio il topos dell’impero perduto (Kayama), distopie in cui i giapponesi sono degradati a creature subumane e manipolate geneticamente (Numa), oppure mutano in postumani metallivori ai margini del mondo civile (Komatsu).
Facendo riferimento agli studi sul rapporto tra trauma, memoria e narrazione (Caruth, Lacapra, Kurtz) si vorranno individuare le connessioni tra queste modalità di rappresentazione della guerra e il processo di riconfigurazione identitaria, individuale e collettiva, nel Giappone postbellico.
Lo scheletro di un condominio a Hiroshima - Foto AP
Mettendo a confronto le diverse letterature francese, cinese e giapponese l’unità dimostrerà pertanto come la fantasmagoria, che qui ha in comune il trauma, si manifesti in modo diverso e autentico in base alla cultura di rappresentazione e al modo proprio di concepire l’idea di resistenza e reazione alla guerra. L’unità si occuperà soprattutto della produzione romanzesca degli autori scelti per definire e classificare gli immaginari fantasmagorici multiculturali e transculturali della guerra tra 900 e XXI secolo.
Fabrizio Impellizzeri