Farmaci e molecole avanzati per l’imaging e la cura di tumori

Unict collabora a due progetti di respiro internazionale che aprono delle nuove frontiere nell’ambito della diagnostica e delle terapie oncologiche

Mariano Campo

Alla ricerca di nuovi farmaci per l’imaging di tumori e di altre particolari infezioni. 

Il team di ricerca coordinato dal prof. Giuseppe Floresta, docente di Chimica organica nel Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute dell’Università di Catania, ha condotto a termine un progetto dal titolo Development on novel PET probes for cancer and infection imaging, che ha ricevuto il supporto economico dalla Royal Society inglese. 

Nato durante il periodo di studio post-dottorato trascorso dal prof. Floresta al King’s College di Londra, il progetto ha visto impegnati anche i ricercatori Vincenzo Abbate ed Asma Akter e prende spunto dai farmaci diagnostici sviluppati nel corso di una precedente ricerca chiamata "ICG68-PROG", finanziata dalla Commissione europea come Individual Fellowship Marie Curie

Una ricerca finalizzata a creare una libreria di nuovi agenti molecolari localizzati nelle cellule che sovraesprimono il recettore c-Met (proteina codificata dal gene MET, e recettore del fattore di crescita degli epatociti), utilizzabile nelle comuni scansioni di tomografia a emissione di positroni (PET). Geni MET aberrantemente attivi innescano infatti la crescita tumorale, pertanto il monitoraggio in tempo reale di questa proteina può contribuire alla diagnosi e al monitoraggio della risposta al trattamento terapeutico.

La struttura dell’agente è quindi costituita da una proteina che localizzerà i tessuti colpiti dalla malattia e da unità particolari che legheranno il gallio-68 e renderanno visibili le cellule nella tomografia a emissione di positroni. Questi agenti molecolari sono stati validati per quanto riguarda la loro effettiva capacità di legare radiometalli, ed esser così funzionali nella PET. Per questa ragione, è stato necessario ricorrere a una particolare strumentazione, un radio detector, in grado di misurare le radiazioni, e una cromatografia liquida ad alte prestazioni, in grado di separare e quantificare le molecole analizzate. 

«Grazie alla nuova strumentazione, acquisita tramite il progetto successivamente finanziato dalla Royal Society – spiega il prof. Floresta -, siamo stati in grado di dire con certezza che le molecole sono in grado di legare il radiometallo selezionato (gallio-68). Già avevamo stabilito la loro efficacia a legare cellule tumorali, dunque, adesso siamo in grado di traslare la ricerca al passo successivo verso la clinica». 

Una volta concluso il progetto, inoltre, il laboratorio resterà a disposizione per lo sviluppo di ulteriori ricerche.

Il team di ricerca Unict

Il team di ricerca Unict: da sinistra Vincenzo Patamia, Giuseppe Floresta, Antonio Rescifina, Venerando Pistarà e Chiara Zagni

Un altro terreno di indagine è stato attivato grazie all’adesione a un bando Pnrr “Missione salute”, finanziato nel novembre 2022, che vede la partecipazione di un team capitanato dalla Azienda ospedaliera universitaria integrata Verona, che coinvolge anche la divisione di medicina nucleare dell’Aou di Parma. 

Il progetto dal titolo Theranostics in gastric cancer through immunotargeting of the CSPG4 cell surface proteoglycan, del quale il prof. Floresta è uno dei tre Principal Research Collaborator, è iniziato a maggio 2023 e riprende alcune delle tecnologie sviluppate negli anni precedenti per approfondire un particolare tipo di tumore gastrico

«Questa volta però – aggiunge il docente, a capo dell’unità di ricerca Unict - le sonde PET saranno a struttura anticorpale piuttosto che peptidica, in grado di localizzarsi più adeguatamente in tumori gastrici. Inoltre, l’indagine non si limita a sviluppare sonde per imaging, ma presenta un approccio teragnostico, ossia un approccio innovativo e personalizzato che combina l’imaging diagnostico e la terapia con radionuclidi, con l’obiettivo ricercare e distruggere i tumori senza danneggiare i tessuti sani. La porzione in grado di legare il radiometallo – conclude il docente – è sviluppata in modo da essere selettiva verso diversi radiometalli e in relazione a questi possiamo da un lato visualizzare e dall’altro danneggiare le cellule cancerogene, curando il paziente».