Lo studio, realizzato dagli endocrinologi dell’Università di Catania, conferma la prima evidenza clinica
Il Dapagliflozin migliora la qualità di erezione nei pazienti diabetici affetti da deficit della funzione erettile secondaria al danno vascolare legato alla malattia.
Lo dimostra lo studio clinico recentemente pubblicato sulla rivista Internazionale Diabetic medicine della “British Diabetic Association” dal titolo Dapagliflozin improves erectile dysfunction in patients with type 2 diabetes mellitus: an open-label, non-randomized pilot study realizzato dai docenti Rossella Cannarella, Rosita A. Condorelli, Aldo E. Calogero e Sandro La Vignera del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania insieme con Claudia Leanza e Vincenzo Garofalo della Scuola di Specializzazione di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell'ateneo catanese e in collaborazione con il prof. Antonio Aversa del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e del dott. Giuseppe Papa del Centro Catanese di Medicina e Chirurgia.
«Il dapagliflozin è un farmaco orale per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 appartenente ad una classe di farmaci denominata “Inibitori del trasportatore renale del sodio-glucosio 2” – spiegano i ricercatori -. Il farmaco è inserito nell'elenco dei farmaci essenziali dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il dapagliflozin è il primo farmaco della classe delle glifozine ad essere approvato in Italia, nel gennaio 2022, per la cura dello scompenso cardiaco nei pazienti con e senza diabete di tipo 2».
«Lo studio ha documentato il miglioramento significativo della qualità di flusso vascolare a carico delle arterie cavernose (le arterie danneggiate dalla malattia diabetica) e ha determinato, in associazione ai farmaci di prima linea per il trattamento del deficit erettile (inibitori della V fosfodiesterasi), un miglioramento ulteriore della risposta clinica a questi stessi farmaci», aggiungono.
Alla realizzazione dello studio hanno preso parte anche la dott.ssa Rossella Cannarella, endocrinologo catanese, da oltre un anno operativa al Glickman Urological & Kidney Institute di Cleveland negli Stati Uniti ed il dott. Giuseppe Papa, endocrinologo operativo al Centro Catanese di Medicina e Chirurgia, esperto in Diabetologia.
«In considerazione del riconosciuto ruolo nefro e cardioprotettivo che la classe delle glifozine determina nella cura del paziente con diabete mellito tipo 2, le ricadute cliniche pratiche di questo studio appaiono molto rilevanti – spiega il prof. Sandro La Vignera dell’Università di Catania -. Da una parte si migliora la qualità dell’erezione dei pazienti, scarsamente responsivi a trattamento di prima linea, con tutta una serie di conseguenze in termini psico-relazionali. Dall’altra, aspetto ancora più importante, la cura adeguata di un danno d’organo vascolare, come insufficienza arteriosa a carico del distretto circolatorio delle arterie cavernose, consente di migliorare, prima ancora che il danno clinico sia più conclamato, la protezione vascolare del paziente».
Il prof. Sandro La Vignera