Feminist perspective in management: re-thinking dominant research theory and costructs

A Unict un momento di confronto sulle modalità di superamento del gender gap nella ricerca scientifica e nel marketing

Chiara Racalbuto

«Prima di iniziare vorrei rivolgere un pensiero e un applauso a Marisa Leo: un’imprenditrice, una grande donna che si batteva per la libertà di altre donne, ennesima vittima della violenza di genere». 

Un ricordo doveroso da parte della prof.ssa Elita Schillaci, ordinaria di Economia e Gestione delle Imprese e consigliere della Società Italiana di Management, in apertura, tra cordoglio e commozione di tutti i presenti, del convegno Femininst perspective in management: re-thinking dominant research theory and costructs.

Un momento di incontro e di confronto organizzato dal Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania per riflettere sulle modalità di superamento del gender gap nella ricerca scientifica e, in particolare, nel marketing

E proprio le parole della prof.ssa Elita Schillaci, in apertura, hanno sottolineato la globalità del problema: divario di genere e violenza di genere non sono questioni separate. Sono entrambi il riflesso di un approccio che vede la donna ancora in posizione di inferiorità, costantemente in lotta per emergere e scrollarsi di dosso stereotipi e pregiudizi.

I brutali casi di cronaca, purtroppo sempre più numerosi, sono le conseguenze estreme di una mentalità difficile da estinguere, radicata in ogni ambito: in casa, sul lavoro, in società, con manifestazioni più o meno eclatanti, spesso subdole e sottili, ma ugualmente dolorose.

Nel 2023, in Italia e soprattutto al Sud, le donne ancora faticano, lottano, subiscono e spesso, purtroppo, muoiono.

«Il tipo di ragionamento che vogliamo fare stasera è tentare di capire se rispetto alle teorie manageriali c’è la possibilità, attraverso una prospettiva diversa, cioè la prospettiva di genere che deriva dall’espistemologia femminista, di dare un contributo a dei temi che sono importanti», ha spiegato la prof.ssa Schillaci.

«Pensiamo al tema della mancanza di equità di genere all’interno delle aziende italiane, come dimostrano i risultati dell’ultimo rapporto della Banca d’Italia, che posizionano l’Italia agli ultimi posti delle classifiche mondiali per tasso di occupazione femminile, partecipazione delle donne, livello retributivo», ha aggiunto.

La situazione relativa alla parità di genere nel nostro Paese è assai scoraggiante: su 156 paesi del mondo occupiamo il 116° posto, con percentuali drammatiche, in particolare nel meridione.

Dei: Schillaci, Cellini, Mocciaro Li Destri e Di Stefano

Da sinistra Elita Schillaci, Roberto Cellini, Arabella Mocciaro Li Destri e Adriana Di Stefano

«Sui temi dell’inclusività o si va avanti o si torna indietro, e noi non stiamo andando avanti, come la cronaca sta dimostrando - ha proseguito la docente dell’ateneo catanese -. Anzi, si stanno creando maggiori barriere e resistenze, quindi occorrono delle strategie molto forti e la collaborazione di tutti. Questa non è una guerra di genere: uomini e donne devono battersi insieme per un mondo più inclusivo».

L’incontro è un richiamo alla responsabilità della ricerca. «Noi, come studiosi di management, abbiamo il compito di rivedere e rielaborare le teorie manageriali perché non solo è iniquo un mondo non inclusivo del genere femminile, ma non è neanche efficiente», ha detto in chiusura di intervento la prof.ssa Schillaci.

Servono dunque idee nuove, nuovi approcci, pensiero divergente, un’analisi creativa del problema che proponga soluzioni diverse e originali.

L’incontro si configura, infatti, come «un momento di brainstorming, con ospiti autorevoli chiamati a una sfida difficile, perché è una sfida su come definire strategie su come superare il gender gap nella ricerca scientifica e in particolare nel marketing», spiega Roberto Cellini, direttore del Dipartimento di Economia e Impresa.

«Il problema è avere un empowerment che si misuri più nella permanenza e nella durata della permanenza che non nella semplice elezione», ha sottolineato il docente. 

«Negli ultimi anni la percentuale di donne manager è aumentata, ma se si guarda la percentuale di rielezioni il gender gap non si è per nulla ridotto – ha aggiunto -. Non è mai stato fatto un lavoro per vedere quanti anni durano e se vengono confermate più spesso degli uomini. Il tema è ancora delicato: quando si pensa di aver fatto un passo in avanti si scopre che in realtà ci sono ancora tante variabili da attenzionare».

Adriana Di Stefano, delegata alle Pari Opportunità e docente di Diritto dell’Unione Europea dell’Università di Catania, ha sottolineato che «abbiamo bisogno di alimentare il dibattito sugli approcci di genere allo studio e ai metodi disciplinari, non solo nelle discipline che interessano le scienze sociali ma anche quelle riguardanti l’area STEM - Science, Technology, Engineering e Mathematics». 

«È una strada lunga e difficile che va alimentata a partire dalla ricerca. Abbiamo bisogno, più che mai al sud, di rivoluzioni epistemologiche», ha aggiunto nel corso del suo intervento.

Un momento dell'intervento di Sandro Castaldo

Un momento dell'intervento di Sandro Castaldo

In un Meridione ancora fortemente sbilanciato dal punto di vista del gender gap, Catania è capofila di un’auspicabile inversione di tendenza, come spiega Arabella Mocciaro Li Destri, presidentessa del SIMA, la prima società scientifica al mondo ad aver ricevuto la certificazione Gender Equality.

«Catania, nonostante nel Meridione la quota femminile nel mondo del lavoro sia molto bassa, ha una produzione scientifica importante sui temi delle donne, in particolare grazie ai lavori dei docenti del Dipartimento di Economia e impresa», ha spiegato la presidentessa del SIMA.

Sandro Castaldo, economista e docente all’Università Bocconi di Milano, ha chiuso il dibattito con un messaggio importante: «Alla Bocconi, il 40% dei docenti sono donne. Questo è un segnale rilevante, perché nella classifica relativa al gender gap siamo al top a livello internazionale. Noi, come accademia, abbiamo una grande responsabilità: da una parte siamo lo specchio, dall’altro il futuro della società. I nostri ragazzi porteranno avanti quello che vedono e apprendono nelle nostre università, e quindi è naturale che prima deve cambiare l’università e poi cambieranno anche i ragazzi».

L’incontro, grazie agli interventi di Marco Galvagno (Università di Catania), Luciano Pilotti (Università di Milano), Antonella Zucchella (Università di Pavia), Chiara Di Guardo (Università di Cagliari), Giulio Marini (Università di Catania), Emanuele Acconciamessa (Focus Management), Daniela Baglieri (Università di Messina), Marta Ugolini (Italian Journal of Management), Salvatore Esposito De Falco (Università di Roma “La Sapienza”) e della dottoranda Valentina Baeli (Università di Catania), ha rappresentato un tentativo, tra i primi in Europa, di ripensare i paradigmi e le metodologie dominanti utilizzati nella ricerca manageriale, alla luce delle diverse teorie femministe, per integrare diversità e superare pregiudizi.

A conclusione dell’evento, l’ing. Maurizio Mazzapicchi e la dott.ssa Margherita Orlando hanno premiato la SIMA con la Gender Equality Certification, conferita da Rina.Org.

Un momento della premiazione

Un momento della premiazione