Festival delle Istituzioni 2023

In ateneo e a Villa San Saverio, incontri e dibattiti su cittadinanza, ‘spazio pubblico’, territori e società civile

Mariano Campo (foto di Patrizia Strano)

Dal 15 al 17 ottobre l’Università di Catania ha ospitato la seconda edizione del Festival delle Istituzioni, una manifestazione promossa dall’Editore Il Mulino e nuovamente ospitata nella città etnea grazie alla disponibilità della Scuola Superiore e dello stesso ateneo.

«Le tre giornate del Festival – ha premesso Daniela Bonato de Il Mulino, introducendo la manifestazione nel corso dell’incontro inaugurale nell’aula magna del Palazzo centrale – capitano in un momento molto tragico per le democrazie, messe duramente alla prova. Una ragione in più per riflettere sul modo in cui storicamente siamo giunti a governare le nostre comunità». «Nella prima edizione abbiamo esaminato le istituzioni ragionando sul loro contesto a monte: sui fondamenti storici, filosofici, sul nation building italiano. Quest’anno abbiamo cercato di portare la nostra attenzione a valle, nella società civile e su quegli attori che fanno da ponte tra i cittadini e le istituzioni convogliando le loro domande: i partiti, le associazioni, il terzo settore. Perché è la società civile che rende vive le sue istituzioni».

La manifestazione nasce infatti per proporre a un pubblico ampio una serie di incontri, lezioni e dialoghi intorno all’idea di istituzione, nelle sue molteplici declinazioni, a partire dalle sue trasformazioni e dal suo impatto sul futuro della politica, dell’economia, della governance delle crisi.

Lo spunto è stato colto anche dal vicesindaco di Catania, Paolo La Greca, e dal direttore del quotidiano La Sicilia, Antonello Piraneo

«E’ questa un’ottima occasione per riflettere sui grandi cambiamenti che investono la società e le stesse istituzioni – ha detto La Greca -, guardando prioritariamente alla territorializzazione delle politiche nazionali e al ruolo bottom-up dei comuni, catena del rapporto tra i cittadini e lo Stato». 

«Il quotidiano cittadino – ha aggiunto Piraneo - ha l’ambizione di essere se non istituzione, un punto di riferimento per la città, nell’intento di accorciare le distanze tra strada e il palazzo. Più che immagini, i cittadini hanno bisogno di risposte che dalle istituzioni devono arrivare, favorendo l’ascolto dei territori». «Le istituzioni devono essere raggiungibili», ha richiesto il portavoce degli allievi della Scuola superiore di Catania, Giulio Ruggieri, interpretando un’istanza delle giovani generazioni.

Infine il presidente della Ssc Daniele Malfitana, che considera il Festival come «una grande occasione di crescita e potenziamento per l’offerta formativa dei cento allievi della Scuola di eccellenza dell’ateneo catanese». «Gli allievi e gli ex allievi della Ssc – ha affermato il presidente degli Alumni Giulio Amara -, sono la riprova che l’”istituzione Scuola” ha funzionato bene nei suoi primi 25 anni di vita».

Un momento dell'intervento del prof. Daniele Malfitana

Un momento dell'intervento del prof. Daniele Malfitana, presidente della Scuola Superiore di Unict, nell'aula magna del Palazzo centrale dell'ateneo

Cittadini ‘democratici’ per una solida democrazia repubblicana

«La forza degli umili e di tutti coloro che hanno servito la Repubblica con disciplina e onore ha salvato il Paese e la sua scelta repubblicana». Per Luciano Violante, già docente di Diritto e procedura penale, ex magistrato, parlamentare e presidente della Camera dal 1996 al 2001, i cittadini sono i veri protagonisti della democrazia, e più volte, dal Dopoguerra ad oggi, hanno giocato un ruolo cruciale nel difendere le istituzioni dalle ondate terroristiche e dagli attacchi della criminalità mafiosa, talvolta sostituendosi alle stesse istituzioni.

Intervenendo in collegamento da Torino, Violante ha tenuto un’apprezzatissima lezione magistrale dal titolo Senza cittadini democratici non c’è democrazia, attingendo in un rapido excursus alle vicende legate alla guerra di Liberazione, al referendum istituzionale e alla nascita della Costituzione italiana: «La scelta della res publica – ha affermato - è una visione della società, che origina dal pensiero di ‘giganti’ come Aristotele, Cicerone, e dai migliori esempi dell’umanesimo rinascimentale come dalle rivoluzioni americana e francese, mirando all’uguaglianza sostanziale e non solo formale dei cittadini».

«La Costituzione italiana chiedeva proprio ai cittadini di diventare protagonisti nella crescita della democrazia e di partecipare al progresso della società, per esempio attraverso l’esercizio del diritto di voto, o l’impegno nei partiti, o ancora assolvendo con disciplina e onore funzioni e incarichi pubblici – ha sottolineato il presidente Violante -. Questo il percorso pensato per lo State building e il Nation building, che ha visto in scena statisti e personaggi come De Gasperi, Togliatti, Moro e Berlinguer, e anche il protagonismo di partiti, sindacati, associazioni e scuole, giornali e giornalisti, magistrati, poliziotti e agenti di scorta, che hanno permesso, dagli anni ’70 fino ai ’90, di fare muro contro la violenza degli attentati terroristici e di quelli mafiosi, temibilissimo ostacolo alla ‘Democracy building’ auspicata dai Costituenti». 

«Adesso lo spazio pubblico – ha concluso – deve ripopolarsi di intellettuali, che devono ‘riallacciare i sandali’, e dare nuova tempra al modello costituzionale che vede al centro cittadini e partiti a sostegno dell’etica della Repubblica».

Luciano Violante

Luciano Violante, già presidente della Camera, in video collegamento

Tecnologie quantistiche e diritto nel Cyberspazio, quali sfide attendono le istituzioni

I computer quantistici che avremo presto a disposizione avranno una straordinaria potenza di calcolo, mai vista prima, permetteranno di trasferire in maniera sicura grandissime quantità di informazione e renderanno facile effettuare simulazioni di eventi climatici, modelli di gestione delle reti, management dell’energia, studiare proprietà di materiali innovativi e riprodurre reazioni chimiche, o ancora realizzare sensori dei campi magnetici all’interno del cervello umano o della temperatura degli organismi viventi. 

Ma tutta questa tecnologia sarà in mano esclusivamente ai governi o alle compagnie, alle università e ai centri di ricerca internazionali che sin da ora stanno investendo miliardi di dollari nello sviluppo della cosiddetta Quantum Technology (Google, Amazon, Ibm, Microsoft, ad esempio), o potrà esserci anche un libero accesso al ‘know how’ anche da parte dei Paesi del Sud del mondo o di quelli in via di sviluppo? In altre parole, le nuove tecnologie saranno inclusive o divisive?

E’ stata questa domanda il fulcro del seminario che il prof. Rosario Fazio, Accademico dei Lincei e docente di Fisica della materia nell’International Center of Theoretical Physics di Trieste ha tenuto nell’anfiteatro di Villa San Saverio, sul tema Scienza e Istituzioni in un mondo che cambia

Introdotto dalla docente di Fisica della materia nell’ateneo catanese Elisabetta Paladino, il prof. Fazio ha ripercorso l’evoluzione delle conoscenze nella meccanica quantistica, mostrando in particolare l’impatto di tali scoperte nella vita di tutti i giorni.

«Se la fisica classica ci ha permesso di passare dal pallottoliere ai chip, e dal velocipede ottocentesco alle modernissime bici da corsa – ha spiegato il docente -, semplicemente evolvendo la stessa idea di partenza, adesso le tecnologie quantistiche che sfruttano le dimensioni atomiche ci permettono di ottenere degli oggetti e degli strumenti con caratteristiche finora inimmaginabili, per esempio dei sensori di altissima risoluzione e accuratezza, o nuovi sistemi di trasmissione più sicuri e potenti». 

La questione che le istituzioni devono pertanto porsi, ha concluso il fisico teorico, è quella dell’accesso a queste risorse e alla conoscenza, anche da parte delle regioni meno fortunate del mondo per non accentuare le differenze strutturali tra i Paesi.

Rosario Fazio e Elisabetta Paladino alla Scuola Superiore di Unict

Rosario Fazio e Elisabetta Paladino alla Scuola Superiore di Unict

Altro aspetto trattato è quello legato al diritto e alla regolamentazione del Cyberspazio, in piena rivoluzione tecnologica e digitale, al centro della conversazione tra il prof. Rosario Sapienza, docente di Diritto internazionale all’Università di Catania, e il collega Gabriele Della Morte, esperto dell’Università Cattolica di Milano. 

«Con Internet – ha detto – vengono a mancare quei confini territoriali che tradizionalmente definivano la giurisdizione del diritto, a causa dell’ubiquità di fruizione dei contenuti in un mondo che da fisico si è trasformato in numerico, in un ambito che è sempre più despazializzato e detemporalizzato». 

Per il giurista però, la mappa dei cavi sottomarini per la trasmissione delle informazioni è sovrapponibile a quella cinquecentesca dei flussi commerciali della Compagnia delle Indie, ciò significa che «le merci son cambiate, ma le rotte sono sempre le stesse: e chi ne ha il controllo, con un bacino di 5 miliardi di utenti della rete, assume un potere smisurato». «Per tale ragione – ha premesso il prof. Sapienza – bisogna considerare prioritaria la questione della tutela giuridica internazionale dei diritti umani, anche in rapporto a tutte le possibili interazioni tra società e tecnologia, a partire dall’Intelligenza artificiale».

Rosario Sapienza e Gabriele Della Morte alla Scuola Superiore di Unict

Rosario Sapienza e Gabriele Della Morte alla Scuola Superiore di Unict

Luca Bianchi: “Per il Mezzogiorno segnali di speranza”

Quali previsioni dobbiamo attenderci dal Rapporto Svimez 2023 che sarà diffuso a fine novembre? L’Italia persevererà nella sua crescita lenta, che rappresenta il trend più o meno interrotto dell’ultimo trentennio, o registrerà un cambio di passo? Il Mezzogiorno del Paese riuscirà a mantenere un incoraggiante tasso di crescita, come rivelava il report dello scorso anno? E ancora, saranno già tangibili gli investimenti con i fondi del Pnrr, pur in un contesto accidentato per via degli alti tassi di interesse, del rincaro delle bollette energetiche e dei cronici divari Sud-Nord su occupazione femminile, welfare e sanità?

Questi alcuni degli interrogativi ai quali il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi, ha dato una risposta nel corso dell’incontro dal titolo Istituzioni e Mezzogiorno: ripartire dai territori, ultimo appuntamento dell’edizione 2023 del Festival delle Istituzioni. 

Stimolato dal prof. Isidoro Mazza, docente di Scienza delle Finanze dell’ateneo, e dalle domande del pubblico, martedì sera Bianchi ha ‘spoilerato’ qualcuna delle analisi che saranno contenute nella nuova edizione del rapporto dell’autorevole ‘think tank’ da lui diretto, da sempre un punto di riferimento per gli economisti, i ricercatori e il mondo amministrativo e politico, premettendo una fotografia di quello che era lo stato del Mezzogiorno prima della pandemia.

«Le ombre restano – ha ammesso Bianchi – ma ci sono alcuni ‘asset’ sui quali il Paese deve scommettere per far ripartire il motore del Sud. La produzione innovativa, l’energia, i talenti, ad esempio. E poi c’è l’occasione imperdibile del Pnrr che dev’essere impiegato per costruire filiere industriali e di servizi collegati, insistenti nei settori delle transizioni energetica, ecologica e digitale, tutti con grandi potenzialità di crescita. L’esempio della 3Sun a Catania è emblematico: non più impianti che generano ricchezza da trasferire altrove, ma la sede della più grande industria di pannelli fotovoltaici in Europa, in grado di reggere la concorrenza cinese e fare da volano per rilanciare tutta l’economia del territorio».

«L’atavica questione meridionale – ha proseguito l’economista – è diventata prevalentemente una questione sociale, ancor prima che economica. Negli ultimi vent’anni, per rispondere alle crisi globali del 2008 e del 2011, le politiche nazionali di risanamento hanno disinvestito in settori quali istruzione, sanità, assistenza sociale, creando forti disparità nei territori e ampliando il divario sociale tra Sud e Nord». 

Il 10% in meno di iscritti all’Università ad esempio, un intenso flusso di emigrazione intellettuale, un brain drain cresciuto dal 20% degli anni 2000 fino al 50% di oggi. «L’arrivo della crisi pandemica ha quindi avuto conseguenze ancora più devastanti – ha osservato Bianchi -, ma la risposta questa volta è stata profondamente diversa. Non più tagli ma investimenti, il lancio del grande piano europeo NextGenerationEU che ha l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali».

Per il Mezzogiorno si intravedono quindi grandi speranze, ha concluso Bianchi: «Dal Pnrr cominciano ad arrivare segnali concreti che hanno già permesso al Sud di agganciare la ripresa, nonostante la crescita dell’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia e dei beni alimentari dovuti al conflitto in Ucraina e alle recenti tensioni in Medio Oriente, che mettono a rischio ancora una volta i ceti e le famiglie più fragili, ingenerando nuove disuguaglianze».

In foto Daniele Malfitana, Isidoro Mazza e Luca Bianchi

In foto Daniele Malfitana, Isidoro Mazza e Luca Bianchi alla Scuola Superiore di Unict

Gli altri incontri del Festival 2023

Questa edizione della rassegna ha ospitato numerosi appuntamenti, incentrati sulle diverse declinazioni del ‘leit motiv’ istituzionale. 

Dalla tavola rotonda sul tema Conviene cambiare la forma di governo nel nostro Paese?, intorno al quale si sono confrontati i costituzionalisti etnei Ida Nicotra, Agatino Cariola e Felice Giuffrè, Luca Castelli (Unipg) e Francesco Clementi (Uniroma Sapienza), moderati dalla cronista parlamentare del Tg La 7 Alessandra Sardoni, al dialogo tra la giurista Adriana Di Stefano e il violoncellista Mario Brunello, moderati dalla musicologa Maria Rosa De Luca, sul tema Interpretare. Il tempo tra improvvisazione e innovazione.

La seconda giornata, lunedì 16 ottobre, ha ospitato invece la presentazione di due volumi editi da Il Mulino, Il presidente del Consiglio dei Ministri. Mediatore o decisore? di Francesco Clementi, docente di Diritto pubblico comparato nell’Università di Roma La Sapienza e Il sistema delle Conferenze. Terza Camera o sede di ratifica? di Luca Castelli, docente di Diritto pubblico nell’Università di Perugia.

Un momento della tavola rotonda sulla forma di governo del Paese

Un momento della tavola rotonda sulla forma di governo del Paese nell'aula magna del Palazzo centrale

Nella stessa sessione, sempre a Villa San Saverio, si è svolto l’incontro dal titolo Il Terzo settore come fattore di crescita inclusiva, animato da Vera Negri Zamagni, docente di Storia economica nell’Università di Bologna e nel SAIS Europe della Johns Hopkins University, e da Roberto Cellini, docente di Economia politica e direttore del dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania. 

In serata, l’apprezzatissimo concerto dell’orchestra MusicaInsieme a Librino.

Martedì 17 ottobre, nella giornata conclusiva, appuntamenti incentrati ancora sulle vie della partecipazione democratica, con ‘focus’ sull’associazionismo e i partiti. Il primo incontro, dal titolo, Associarsi nella società civile, ha visto gli interventi della professoressa emerita di Sociologia all’Università di Torino Loredana Sciolla e di Massimo Cerulo, docente di Sociologia nell’Università Federico II di Napoli, ‘stimolati’ dal prof. Carlo Pennisi (Sociologia del diritto Unict). Il secondo, sulla crisi dei partiti, è stato condotto dalla prorettrice dell’ateneo catanese, Francesca Longo, con i contributi di Stefano Ceccanti (Diritto pubblico, Uniroma La Sapienza) e Salvatore Vassallo (Scienza della Politica Unibo).

Infine la tavola rotonda su Istituzioni e pratiche per ricostruire comunità, con Emiliano Abramo (Comunità di Sant’Egidio), Luca Aiello (Trame di Quartiere), Dario Montana (Libera), moderati da Maria Giovanna Mazza, allieva ‘giurista’ della stessa Scuola Superiore.

Gli allievi della Scuola Superiore di Unict

Gli allievi della Scuola Superiore di Unict con alcuni relatori del Festival delle Istituzioni

Per rivedere gli incontri: Festival delle Istituzioni 2023 - Scuola Superiore di Catania (unict.it)