Generazione AI: le nuove competenze digitali per le professioni del domani

Al Palazzo della Cultura, in occasione del GreenMindAI Catania Hackathon sono intervenuti Giovanni Gallo di Unict 

Calogero Genco, Giuliana Moscuzza Mania, Giuseppe Rasconà e Marta Maria Robusto

Accademici, imprenditori e studenti attorno a un tema cruciale: come l’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo del lavoro e quali competenze siano necessarie per non restare indietro. È il tema del panel Generazione AI: Competenze digitali nelle professioni dell’innovazione che si è svolto nei giorni scorsi al Palazzo della Cultura nell’ambito del GreenMindAI Catania Hackathon.

Ad aprire l’incontro, la direttrice della Steve Jobs Academy, Sheila Scherma, che ha sottolineato “l'importanza della formazione e il coinvolgimento attivo degli studenti nei progetti dell’Hackathon”. “Abbiamo voluto che molti dei nostri ragazzi partecipassero come competitor – ha aggiunto -. Questo evento rappresenta un’occasione preziosa di crescita e confronto con il mondo reale dell’innovazione”.

Uno dei momenti più stimolanti dell’incontro è stato l’intervento del professor Giovanni Gallo, docente di Informatica e coordinatore del corso magistrale in Data Science al Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania. Con stile chiaro e rigoroso, Gallo ha demolito alcuni luoghi comuni sull’intelligenza artificiale, mettendone a fuoco la reale natura e le implicazioni pratiche.

Un momento dell'intervento del prof. Giovanni Gallo

Un momento dell'intervento del prof. Giovanni Gallo

“Non cadiamo nell’equivoco di pensare che ChatGPT o strumenti simili capiscano davvero ciò che dicono”, ha chiarito. Per rendere l’idea, ha proposto una metafora provocatoria: “Pensate a un pappagallo che dice salute ogni volta che qualcuno starnutisce. Non lo fa perché è empatico o premuroso, ma semplicemente perché ha imparato una sequenza statistica. Così funziona anche un large language model: risponde in modo plausibile, non in modo consapevole”.

Eppure, proprio per questa capacità di generare testo coerente a partire da un prompt, l’AI si sta rivelando uno strumento prezioso per chi lavora nella produzione di contenuti digitali. “L’intelligenza artificiale può aumentare l’efficienza, ridurre la fatica e supportare la creatività umana, ma non può sostituirla”, ha ribadito con fermezza Gallo. “Perché manca di senso critico, di intuito, di empatia, qualità che restano, almeno per ora, esclusivamente umane”. Il docente ha anche sottolineato l’importanza di ricevere un’adeguata formazione nell’utilizzo delle AI affinché possano rispondere correttamente alle nostre richieste di supporto.

Luciano De Franco, CEO di Paradigma Spa, ha, invece, spostato l’attenzione sulle tech companies. “La domanda che ci viene posta spesso è: Serviranno ancora gli sviluppatori? La risposta è sì, ma in modo diverso”. Citando casi concreti, da Meta a Salesforce, De Franco ha mostrato come l’uso dell’AI generativa stia già riducendo la necessità di sviluppatori junior, spostando la necessità d’impiego su profili senior capaci di coordinare e creare del valore aggiunto. “L’AI può aumentare la produttività del 30%, ma solo se usata da professionisti consapevoli”, ha spiegato, illustrando progetti interni di code review automatizzata e integrazione AI nei processi aziendali.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

Un'applicazione tangibile dell’intelligenza artificiale al servizio delle istituzioni è stata mostrata da Carlo Leonardi, docente e componente del Comitato Tecnico Scientifico della Steve Jobs Academy. In diretta, ha presentato un assistente virtuale in grado di recuperare informazioni dal sito del Comune di Catania grazie alla tecnica Retrieval-Augmented Generation. “Non esploriamo più i siti: oggi vogliamo risposte veloci, puntuali e affidabili. L’AI può garantire tutto questo, a patto che sia alimentata con dati precisi e aggiornati”, ha spiegato Leonardi. “Un chatbot intelligente può aiutare un cittadino a ottenere un pass disabili o cambiare residenza in pochi click, abbattendo le barriere della burocrazia”, ha detto.

Il panel si è concluso con l’intervento del professor Luca Guarnera, che ha esplorato gli utilizzi e i rischi dell’AI nella generazione e nell’analisi di contenuti multimediali. “Siamo in grado di ricostruire targhe da immagini sfocate o di identificare volti da sketch disegnati”, ha detto illustrando l’efficacia dell’intelligenza artificiale nelle investigazioni digitali e mostrando come questa possa dimostrarsi di enorme aiuto nell’ambito forense.

Guarnera ha anche lanciato un monito molto importante: “Possiamo generare volti inesistenti, voci, video del tutto realistici. Il rischio di disinformazione è altissimo. Non basta più vedere per credere. Serve un occhio critico, e strumenti per distinguere il vero dal falso”.

Il filo rosso dell’intero pomeriggio è stato uno solo: la tecnologia non basta ma serve consapevolezza. Lo ha sottolineato ancora una volta Giovanni Gallo: “L’AI non è nata da sola. L’abbiamo progettata noi. E se vogliamo evitare di diventarne vittime, dobbiamo formare persone capaci di guidarla con intelligenza, creatività e responsabilità”.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

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