Il compositore e musicologo Daniele Carnini chiude gli appuntamenti di Un Bellini s’il vous plaît, con un dialogo sulla vocalità en travesti
Un Bellini s’il vous plaît è un ciclo di appuntamenti facenti parte del Contest musicale Belliniana, promosso dalla Regione Siciliana, che vede protagonista le opere e la figura di Vincenzo Bellini. Si tratta di un momento di dialogo che si alterna all’esecuzione di melodie tratte dal repertorio del Cigno catanese; durante questa edizione, a differenza delle passate, il cartellone della manifestazione ha potuto vantare solo due aperitivi.
Il secondo, e ultimo, incontro degli aperitivi musicali, tenutosi al Teatro Sangiorgi (come il precedente), è stato incentrato sull’opera belliniana dei CapuletieMontecchi, in generale, ma due elementi che la contraddistinguono, in particolare: la scelta di affidare il ruolo di Romeo a un mezzosoprano e l’anticonvenzionalità del finale.
A inoltrarsi all’interno del contesto e delle dinamiche che hanno dato vita all’opera è stato Daniele Carnini della Fondazione Rossini di Pesaro; correlatori della discussione le professoresse Maria Rosa De Luca e Graziella Seminara, musicologhe e docenti di Musicologia e Storia della musica del dipartimento di scienze umanistiche dell’Università di Catania, e il professor Giuseppe Montemagno, docente di Storia della musica presso il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania.
Un momento della presentazione
Carnini si è servito di un breve videoclip per introdurre una delle tematiche chiave della serata: la vocalità nella musica Belliniana. Nel video, un sopranista esegue un’aria tratta da Giulietta e Romeo di Zingarelli, opera che Bellini prenderà come spunto per la realizzazione della propria, anche se il divario fra le due sarà evidente. A essere messa in primo piano, in questa parte dell’esposizione, è la figura del “musico”; nel gergo musicale, con questo termine in passato si poteva far riferimento a un cantante dotato di estensione e duttilità vocale tale da arrivare alle note più acute ed essere, quindi, in grado di eseguire parti da soprano.
Si trattava di uomini castrati: le famiglie costringevano i giovinetti a sottoporsi a queste pratiche affinché potessero mantenere il loro timbro acuto e squillante, la cosiddetta voce bianca, che faceva di loro i “diamanti” delle compagnie di teatro musicale. La loro voce era diversa da quella femminile, era una voce innaturale; possedevano una laringe da donna ma dei polmoni maschili, il che li rendeva incredibilmente ricercati e apprezzati da organizzazioni, impresari e pubblico.
Con l’arrivo di Napoleone nella penisola, questa prassi violenta andò a scemare: i repubblicani non contemplavano e anzi condannavano queste pratiche (vennero emanate delle leggi ad hoc per abolirle). In Francia, infatti, a differenza dell’Italia, i ruoli dei protagonisti maschili venivano affidati a donne che si travestivano (ruolo en travesti). Questa consuetudine cominciò a diffondersi anche in Italia, con sempre meno castrati e sempre più donne sul palco a vestire panni maschili; tutto ciò, naturalmente, prima dell’affermazione del tenore, a metà ‘800, figura di stampo romantico che fu introdotta con ruolo di protagonista e non più di antagonista, come in precedenza.
Un momento della conversazione
Il focus dell’incontro si è poi spostato su alcune opere italiane nate a partire dalla tragedia di Shakespeare, e in particolare sulla reinterpretazione melodrammatica belliniana, che è stata più volte confrontata alle altre, in particolare con l’opera di Nicola Vaccaj (Giulietta e Romeo), nel corso della discussione. Sono stati evidenziati, inoltre, i tratti sperimentali del finale dell’opera, caratterizzata da un’inedita fattura morfologica e da spoglia essenzialità, nonché l’interessante scelta del mezzosoprano per l’interpretazione di Romeo, vocalità che si sposa perfettamente con quella del soprano (soprattutto durante i momenti di unisono) piuttosto che di altri registri vocali.
Carnini, infine, dopo essersi soffermato sull’analisi teorica e tecnica di alcuni brani, tratti dalle opere citate, ha presentato l’esecuzione degli stessi.
Ad alternarsi nelle esecuzioni, gli studenti del Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, istituzione in partnership con la rassegna. Il mezzosoprano Roberta Celano, il soprano Martina Scuto – con le loro imponenti vocalità – ed Emanuele Schinocca – con il suo tocco pianistico delicato ed elegante – hanno incantato il pubblico in sala.
Ad aprire questo breve momento musicale, particolarmente apprezzato dal pubblico presente in platea, è stata proprio il mezzosorprano Roberta Celano, nel ruolo del giovane Montecchi, con l’esecuzione del brano Se Romeo t'uccise un figlio, tratta dall’opera CapuletieMontecchi del Bellini; è seguita Ah! Se tu dormi, svegliati da Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj, interpretata anch’essa dal mezzosoprano; infine, negli ultimi due brani eseguiti, Tu sola, o mia Giulietta e Ah crudel che mai facesti da Capuleti e Montecchi, é entrata in scena anche il soprano Martina Scuto, nel ruolo di Giulietta.
L’incontro si è concluso con i ringraziamenti finali e l’appuntamento al prossimo anno.