Gli alberi belli e mostruosi di Andrea Savini

Dal 22 settembre l’Orto botanico di Catania ospita la personale fotografica dell’artista milanese curata da Giuseppe Siracusa 

Allegra Francesca Hardt
Alcune opere in mostra all'Orto Botanico
Alcune opere in mostra all'Orto Botanico
Alcune opere in mostra all'Orto Botanico
Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Dopo una prima esposizione all’interno dell’affascinante Palazzo Scammacca di Catania, quale luogo migliore dell’Orto Botanico dell’Università di Catania poteva ospitare una mostra che punta i riflettori su dei protagonisti silenziosi della nostra quotidianità, ovvero gli alberi, giganti buoni e affascinanti.

E così da venerdì 22 settembre la personale fotografica di Andrea Savini, dal titolo La bellezza mostruosa degli alberi, aprirà i battenti al pubblico.

Il fascino degli alberi, leitmotiv della mostra, perdura nel tempo e neanche l’artista, milanese di nascita naturalizzato spagnolo, è riuscito a resistere alla tentazione di renderli protagonisti silenziosi dei suoi lavori.

All’interno dello spazio del giardino etneo, come dice lo stesso Giuseppe Siracusa, curatore della mostra, «si cerca di organizzare eventi che siano di supporto e di promozione all’orto botanico, puntando sui temi del rispetto dell’ambiente, della sensibilizzazione, della formazione». 

Ecco perché si è subito interessato al lavoro di Andrea Savini, reso ancora più particolare dalla tecnica che utilizza per astrarre gli alberi dal loro contesto naturale.

«Ho considerato questo suo piglio di pioniere della curiosità verso l’ambiente come un estremo atto d’amore, offrendo dettagli botanici da un punto vi vista inconsueto da cui lasciarsi incantare», aggiunge il curatore.

Condivide la stessa idea anche il prof. Giampietro Giusso del Galdo, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, colpito soprattutto dalla semplicità delle foto, prive di artifici e distrazioni, «ottimo strumento per avvicinare le persone al nostro mondo».

«Gli alberi sono espressione senza tempo del pensiero umano e la mostra - continua Giuseppe Siracusa -, può servire da monito sull’importanza che gli alberi hanno all’interno del nostro ecosistema».

Prendendo in prestito le parole di Miguel Alexiades si può dire che «mentre cresce e si forma, l’albero scolpisce il tempo nel suo essere, e in esso vediamo il riflesso della nostra esistenza effimera e misteriosa».

Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Andrea Savini nasce a Milano nel 1963 e fin da bambino segue l’hobby di famiglia: la fotografia. Si forma seguendo corsi e master, inizia a vincere i primi premi e ben presto lavora per importanti testate nazionali ed internazionali, esponendo in gallerie e musei spagnoli ed italiani.

Con La bellezza mostruosa degli alberi trova finalmente un progetto artistico e personale a cui dedicarsi totalmente.

Tutto ha inizio a Madrid, quando Andrea, ancora adolescente, vive con i genitori all’ottavo piano di un palazzo e inizia a fotografare gli alberi che vede dalla finestra, cercando di catturarne gli aspetti più nascosti e insoliti e il modo in cui questi grandi giganti interagiscono tra loro e con tutto ciò che li circonda.

«La foto di Madrid la trovavo sempre tra i piedi», spiega Savini, e finalmente, nel 2019, decide di sviluppare questo tema. «Volevo gli alberi da soli, senza cielo, terra, estratti dal loro ambiente, per viverli nella loro più pura essenza. Gli alberi sono onirici, sono poesia, sono vivi», racconta l’artista.

Decide di usare i bonsai perché è molto più facile isolarli: fotografare un albero da grandi altezze voleva dire sacrificarne dettagli, ed eliminare tutti gli elementi circostanti era praticamente impossibile: inizialmente il fotografo pensava di dover usare dei grandi teli o lenzuoli da mettere sulle strade, quasi prendendo in prestito gli strumenti di lavoro di Christo, non per impacchettare gli alberi, ma per separarli da tutto ciò che c’era intorno.

L'artista riesce così ad isolare i bonsai con piccoli pannelli bianchi sulla base. Proprio per spiegare la sua tecnica, lunedì 25 settembre metterà in pratica lo stesso procedimento prendendo in prestito un bonsai dell’Orto botanico.

Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Grazie a questo lavoro ha imparato ad apprezzare questi alberi in miniatura: inizialmente pensava fossero alberi maltrattati, costretti a crescere in maniera innaturale. Ha, invece, capito che sono alberi molto curati, coccolati e che esistono anche in natura, secondo un fenomeno definito nanizzazione.

Le foto sono state scattate in due importanti istituzioni spagnole: il vivaio Verdecora, che vende ed espone esemplari molto rari, e il museo di Luis Vallejo, che conserva la più importante raccolta di bonsai al mondo fuori dal Giappone.

Lo stile che caratterizza le foto è minimalista: tutto è ridotto all’essenziale. La maggior parte dei modelli immortalati dal fotografo è spoglia, senza foglie né fiori.

Savini vuole mettere in mostra la struttura dei bonsai, ed è cosi che sono nati questi «mostri simpatici, carini…ma mostruosi!», come dice lui stesso.

Dopo un primo nucleo di foto di alberi totalmente privi di vegetazione, decide di fotografarne altri con gemme, piccole foglie, frutti. Piccoli segni di vita, simbolo del prodigio della natura che rinasce. Così il fotografo riesce a mettere insieme, nella sua mostra, le due accezioni del termine mostruosità: un albero esteticamente fuori dai canoni ma straordinario.

Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Alcune opere in mostra all'Orto Botanico

Il titolo della mostra è stato suggerito dal botanico e antropologo Miguel Alexiades, conosciuto a livello internazionale e molto amico di Andrea Savini. Su richiesta di quest’ultimo, Alexiades scrive un testo con il titolo La bellezza mostruosa degli alberi. In un primo momento non convinceva per nulla Savini perché il termine “mostruoso” poteva dare un’idea sbagliata sulla mostra. Solo in seguito capisce che non può esistere titolo più azzeccato.

Secondo Alexiades «l’albero è complesso quasi quanto il nostro rapporto con esso. A causa della sua ubiquità e della sua apparente passività, spesso passa inosservato nella nostra vita quotidiana». 

«Se ci fermassimo ad osservarlo attentamente potremmo ad esempio sentirci ispirati, rassicurati o commossi dalla bellezza intricata, labirintica o geometrica delle sue forme – aggiunge -. Ma potremmo anche scorgervi qualcosa di misterioso, inquietante, forse persino mostruoso. Ciò si potrebbe imputare alla presenza di un corpo senza organi. O forse potrebbe dipendere dal persistente sospetto che i suoi rami, il tronco e le cicatrici ci parlino in silenzio, anche se non siamo certi di cosa».

Ciò che più affascina e diverte Andrea Savini è ascoltare le opinioni dei visitatori: c’è chi riesce a vedere nelle foto forme strane, visi, animali; alcune foto sembrano riprodurre il sistema nervoso dell’uomo: è attraverso quei rami che scorre la linfa vitale della natura.

Uno degli scatti, poi, nasconde un piccolo insetto, un intruso: l’artista sfida il visitatore ad individuare.

Ci sarà chi faticherà a credere che si tratti di foto, chi penserà che siano scatti tridimensionali, chi invece crederà che siano tele ricamate. Ma forse, la parte più interessante della mostra è proprio questa: allontanare da sé l’idea di stare osservando delle piante che si svegliano timidamente dal torpore invernale e lasciare libera la fantasia.

La mostra sarà visitabile, fino al prossimo 26 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17. Il fotografo, che sarà presente all’inaugurazione, dedicherà un secondo incontro per appassionati e curiosi lunedì 25 settembre, alle 18, sempre all’Orto Botanico