Gli anni Ottanta di Tonino

In occasione di Aspettando Etnabook 2024, dialogo con il giornalista Giovanni Di Marco sul suo romanzo d’esordio

Maria Chiara Spedalieri

Da poco più di un mese l’Etnabook - Festival internazionale del Libro e della Cultura di Catania si è concluso, ma, in attesa della sesta edizione, è possibile partecipare al ciclo di eventi Aspettando Etnabook 2024.

Il secondo incontro si è svolto nei giorni scorsi nei locali della Biblioteca Comunale Roberto Sava di Belpasso ed è stato dedicato alla presentazione, moderata dalla linguista Federica Duello del romanzo d’esordio del giornalista Giovanni Di Marco, L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi (Baldini & Castoldi, 2022).

Un titolo singolare per un’opera che affronta un «tema forte e spesso respingente», come ha dichiarato l’autore.

Tonino è solo un bambino di sette anni quando si ritrova ad affrontare la perdita della madre, la disgregazione della sua famiglia e l’affido agli zii anziani. Nella sua fragilità verrà adescato dal prete del paese e ne subirà gli abusi, finché non dovrà fare i conti, una volta giunto all’età adolescenziale, con le cicatrici che il trauma ha lasciato su di lui.

L’opera è stata un piccolo grande successo. Ha ottenuto il premio per la Cultura Mediterranea - Fondazione Carical 2023 per la sezione Narrativa giovani e il premio Letto, riletto e recensito, assegnato dallo stesso Etnabook.

Poco prima dell’incontro, l’autore ha risposto ad alcune domande relative all’ideazione del romanzo.

Rispetto ai libri di maggior successo nell’editoria italiana, quest’opera appare inusuale e sganciata dai canoni tradizionali: com’è nata?

«L’idea nasce da un saggio che ho letto una decina di anni fa, Chiesa e pedofilia (L’Asino d’Oro, 2010), in cui l’autore, Federico Tulli, indaga quello che è stato per tanti anni il modus operandi della Chiesa, ovvero insabbiare i fatti; un aspetto messo in luce a livello mondiale dal film Il caso Spotlight (2015) - spiega l'autore del libro -. Queste opere mi hanno turbato, così ho iniziato ad approfondire l’argomento, fino a quando ho deciso di inventare una storia che, riguardo al tema della pedofilia in ambito clericale, potesse essere emblematica. Specifico che l’aver scritto un romanzo in cui si narra di un prete pedofilo non significa puntare il dito contro la Chiesa in maniera assoluta. Anzi la stragrande maggioranza degli abusi sui minori avviene in famiglia e la percentuale dei preti pedofili è simile a quella che si può trovare in altre categorie, come insegnanti o bidelli».

La linguista Federica Duello e l'autore Giovanni Di Marco

La linguista Federica Duello e l'autore Giovanni Di Marco

Il libro sembra articolato su due piani che si intrecciano continuamente: da un lato, il romanzo di formazione con il racconto di Tonino; dall’altro, la cronaca storica di eventi che hanno segnato gli anni Ottanta del secolo scorso. Come ha gestito la narrazione di questi due livelli?

«È vero, ci sono più piani; L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi può essere considerato un romanzo di formazione ma anche un romanzo storico, perché è la fotografia di un momento ben preciso. Da questo punto di vista, ho giocato in casa poiché gli anni Ottanta sono i miei anni, quelli in cui sono cresciuto, e li ho scelti perché ne conoscevo già l’atmosfera, i personaggi, il contesto culturale, che sono poi lo sfondo dell’intera storia», spiega Giovanni Di Marco.

Quali sono state le difficoltà che ha incontrato nel raccontare un personaggio complesso come Tonino e la sua sofferenza?

«Inizialmente non mi sono posto il problema e mi sono limitato a mettere sulla pagina le sensazioni che immaginavo potesse provare un bambino così piccolo che ha subito un trauma del genere. Ho studiato con molta attenzione il profilo psicologico della vittima, come ho fatto anche per il carnefice, leggendo libri scientifici e produzioni accademiche. Ho notato che il senso di vergogna o di colpa sono dei sentimenti molto presenti in chi è vittima di questo tipo di abusi; sentimenti creati dallo stesso carnefice. Ad esempio, Tonino arriverà a sentirsi sporco e in colpa, temendo di aver fatto qualcosa di brutto, quando invece ha subito», ha aggiunto l'autore del romanzo.

Alcune copie del libro in esposizione

Alcune copie del libro in esposizione

Il titolo del libro suscita curiosità. Nessun lettore si aspetterebbe di leggere una storia così drammatica. Da dove deriva questa scelta?

«Il titolo è nato un po’ per gioco - racconta Giovanni Di Marco -. Finita la stesura del libro, non avevo ancora dato un nome al file e così, dato che mi sono sempre piaciuti i titoli lunghi ed evocativi, ho deciso di concentrarmi su due elementi che segnano l’infanzia del protagonista. I ceci rimandano alla minestra che la zia prepara a Tonino la sera del funerale della madre e che lui assocerà sempre al concetto di morte; mentre i polacchi fanno riferimento all’avversione nata nei confronti di questo popolo a causa dell’attentato a Papa Wojtyla - che, in paese, fa passare in secondo piano la morte della madre – e dei mondiali del 1982, durante i quali l’Italia gioca per ben due volte contro la Polonia divenendo, per un appassionato di calcio quale è Tonino, la squadra avversaria per eccellenza. A ciò si aggiunge l’obiettivo di alleggerire la prosa con una componente ironica, dato il tema decisamente tosto del romanzo».

L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi rappresenta anche una denuncia di una pagina molto buia della Chiesa cattolica. Quali cambiamenti si aspetta in futuro?

«Papa Francesco dà l’impressione di voler cambiare qualcosa. Il 5 maggio 2022, in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia, ha sottolineato quanto sia importante parlare di questo tema e porre la vittima al centro della riflessione – ha aggiunto l’autore –. Queste parole possono infondere speranza ma, guardando ai fatti concreti, ci si rende conto di come nei documenti ufficiali della Chiesa non ci sia mai una parola nei confronti della vittima e come tutto sia orientato a salvaguardare l’istituzione ecclesiastica. Si parla  solo di obbligo morale e non di un obbligo concreto. Bisogna ricordare che abusare di un bambino è un reato. Fino a quando non si verificherà questa presa di coscienza nella Chiesa, non avverrà nulla di definitivo».

Questo è stato il suo primo romanzo e tra i lettori ha riscosso un notevole successo. Ha altri progetti per il futuro?

«A dir la verità, no. Ho alcune idee in testa ma ancora non le ho buttate giù. Per il momento sto cercando di portare Tonino in giro per l’Italia e di provare a sensibilizzare quanto più possibile i lettori e le lettrici su un tema così delicato», spiega l'autore Giovanni Di Marco.

Ed è vero. L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi lancia, oggi più che mai, un forte invito al senso civico ma, soprattutto, ad essere umani. Nel nostro piccolo, tutti noi siamo chiamati a non voltare lo sguardo di fronte a questi episodi di violenza e a lottare per aiutare le vittime di abusi, affinché possano ottenere giustizia.