Gli archivi dell’arte, un patrimonio da scoprire

Presentato, nei locali della Società di Storia Patria per la Sicilia orientale, il nuovo libro di Concetta Damiani 

Allegra Francesca Hardt

Fresco di stampa, il libro Gli archivi dell’Arte, di Concetta Damiani, sta già riscontrando un ottimo successo tra gli addetti ai lavori e gli appassionati.

Il vicepresidente della società di storia patria di Catania, past docente Rosario Mangiameli, ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Catania, si è detto felice di ricominciare le attività culturali della società proprio con la presentazione di questo testo.

Cavalcando l’onda di una nuova riscoperta degli archivi e dei molti tesori che custodiscono, il libro di Concetta Damiani si concentra sugli archivi d’arte e d’artista, con lo scopo di “svecchiare” la disciplina.

«Il libro - spiega l’autrice - è nato da una suggestione ricevuta da Mariella Guercio (docente di Archivistica e di gestione informatica dei documenti alla Sapienza Università di Roma, nda) che, dedicandosi ad un lavoro sugli archivi delle istituzioni museali e gallerie d’arte, mi ha spinta a ragionare sulla certificazione delle opere d’arte, soprattutto di artisti contemporanei».

In foto: Gaetano Calabrese, Concetta Damiani, Simona Scattina, Simona Inserra

In foto: Gaetano Calabrese, Concetta Damiani, Simona Scattina, Simona Inserra

Moltissimi sono stati gli spunti di riflessione nati dalla presentazione del libro, che ha visto gremita di pubblico la sala dei locali in piazza Stesicoro della Società di Storia Patria per la Sicilia orientale.

Il volume, già adottato in alcuni programmi universitari, «arriva in un momento in cui si parla molto di arti - ha fatto notare la prof.ssa Simona Inserra, docente di Archivistica, bibliografia e biblioteconomia dell’Università di Catania - negli ultimi tempi, parlando di patrimoni artistici, emerge sempre più la necessità di entrare in contatto con il mondo dell’archivistica, che si trova così a dialogare con storici dell’arte, della musica, delle arti multimediali».

Proprio per rendere evidente questa collaborazione tra professionisti di vari settori, è stata invitata al dibattito Simona Scattina, docente di Discipline dello spettacolo dell’ateneo catanese, che ha definito il libro «scorrevole e di facile lettura, capace di invogliare il lettore a prendere appunti e ad approfondire i temi trattati».

In foto: Rosario Mangiameli, Gaetano Calabrese, Concetta Damiani, Simona Scattina, Simona Inserra

In foto: Rosario Mangiameli, Gaetano Calabrese, Concetta Damiani, Simona Scattina, Simona Inserra

«Si può considerare – ha aggiunto la docente del Dipartimento di Scienze umanistiche - un vademecum, un prontuario, perché attraverso i vari esempi che propone ci permette di capire meglio il mondo degli archivi e di non arrivare impreparati davanti alle ricerche in archivio che speso lo studio ci impone. La speranza – continua- è che questo sia solo il primo di una lunga serie di libri che mette al centro dell’attenzione l’archivio come elemento fondamentale della riflessione artistica».

Come ha messo bene in evidenza il docente di Archivistica, bibliografia e biblioteconomia archivistica di Unict, Gaetano Calabrese, «il libro ha il pregio di guidarci in una ricca e suggestiva realtà documentaria, offrendo innovativi spunti di riflessione su un possibile ripensamento del concetto di archivio e delle modalità di trattamento dei materiali prodotti nonché sulla possibilità di sviluppare, in particolare nel nostro territorio regionale, un progetto che faccia emergere e valorizzare un patrimonio culturale ancora sommerso».

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

«L’autrice del libro – ha aggiunto il docente – ci conduce in un viaggio all’interno di archivi di grande valore, rilevando aspetti virtuosi e forti criticità. La sua guida è un elemento di sollecitazione affinché studiosi e utenti prestino maggiore cura agli archivi».

«L’archivio d’artista è complesso - ha spiegato Concetta Damiani – comprende non solo cataloghi, documenti, carteggi, ma anche l’atelier stesso, che è parte integrante del processo creativo dell’artista.  Per valorizzare questa complessità, gli archivisti e i professionisti del settore artistico hanno iniziato a collaborare e dialogare, e proprio da questa collaborazione è nata l’Associazione degli archivi d’artista».

«Particolarmente affascinante, ma a tratti inquietante – ha spiegato sorridendo la prof.ssa Simona Scattina – è l’argomento affrontato nell’ultimo capitolo del libro, quello che si concentra sull’arte digitale, nuova frontiera degli archivi d’artista».

Citando Simone Osthoff, ha ricordato la docente che l’archivio oggi non è più solo custodia di contenuti, ma mediatore artistico.

«È comunque sempre più difficile dare una definizione unica di archivio – ha aggiunto – si parla di spazi elastici, di archivi performativi. Marco Scottini parla di anarchivio, cioè un archivio anarchico, e di archivio disobbediente, e sono effettivamente tutte definizioni lecite».

L'autrice mentre firma copie del libro

L'autrice mentre firma copie del libro

Sempre in riferimento al quarto capitolo, Concetta Damiani ha fatto notare che «l’arte in digitale presenta molti più rischi rispetto alle opere potremmo dire tradizionali».

«È quindi importante affiancare una descrizione archivistica puntuale e precisa con la digital art», ha aggiunto.

«Ciò è fondamentale anche perché – come ha sottolineato la prof.ssa Simona Inserra – il digitale è un ottimo alleato per gli studiosi nel caso in cui gli archivi si trovano smembrati in contesti differenti».

Seguendo quindi l’onda di rinnovato interesse per gli archivi, cercando di far capire al grande pubblico che l’archivio è soprattutto un antidoto alla dimenticanza, la volontà degli archivisti è quella di «liberarsi di una sorta di peccato originale che ci accompagna, quello di essere piccoli, brutti, cattivi e noiosissimi», come ha aggiunto sorridendo l’autrice.

La speranza, alla fine di questo incontro, è che soprattutto i non addetti ai lavori vedano l’archivista come un professionista capace di condurci in un viaggio fantastico tra documenti e, forse, un po’ di polvere, alla riscoperta di tesori di carte, pronti a lasciarci meravigliati.