«Gli stereotipi da superare sono tanti, nel mio lavoro forse anche di più»

L’intervista alla vulcanica direttrice d’orchestra, Gianna Fratta, ospite di Taobuk: «Parlare di emancipazione significa anche mettere in atto azioni strategiche per le donne. Io l’ho fatto»

Irene Isajia

Il Taormina International Book Festival è un’occasione speciale. La città si trasforma in un’agorà in cui la letteratura incontra le arti e la scienza grazie al festival Taobuk 2023. Ogni luogo diventa l’opportunità di incontro e scambio culturale su temi che attraversano la storia degli uomini e delle donne del nostro tempo, sollecitando l’attenzione su questioni sociali, ambientali e etiche

«Perché la letteratura, con la sua potenza creativa, può portare a una sintesi, aprire ulteriori finestre sulla realtà. (…) Il festival, dunque, innesca l’incontro con le altre discipline e guarda al mondo» ha spiegato a più riprese Antonella Ferrara, direttore artistico di Taobuk.

In questo contesto ho avuto il piacere di incontrare una donna carismatica, piena di valore umano e artistico, un esempio di tenacia e caparbietà che con la bacchetta risveglia l’anima delle note spente sui pentagrammi di tutti i tempi: la direttrice d’orchestra Gianna Fratta.

Con entusiasmo mi ha incontrata al Teatro Vittorio Emanuele di Messina in cui si trovava per le prove con l’orchestra dell’omonimo teatro, per il concerto del 18 giugno a Taormina con David Garrett, nell’ambito del festival.

Sulle poltroncine rosse del teatro la direttrice, in un clima di grande affabilità, ha preso vita la nostra chiacchierata.

Un momento delle prove, al centro la direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Un momento delle prove, al centro la direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Personalità e professionalità: un binomio programmatico che racconta un itinerario di vita tutto in ascesa. Se dovesse raccontarsi ai giovani universitari, quali tappe sceglierebbe? 

«Sicuramente il momento della formazione è stato per me imprescindibile, quello che ha determinato totalmente la mia carriera – racconta la direttrice e pianista -. Se non avessi iniziato da quando avevo 8 anni a studiare con le persone giuste, nel modo e col metodo giusto, costanza assoluta e anche con la pazienza di saper aspettare, cioè di non vedere i risultati subito, se non avessi fatto tutto questo sicuramente, non avrei potuto neanche iniziare la mia carriera in un mondo così competitivo. Come tutti i settori, ma io parlo di quello musicale perché è quello che mi riguarda, è estremamente competitivo e quello che fa la differenza è la preparazione; la persona più preparata troverà sicuramente degli spazi». 

«Io sono partita da una situazione sia familiare che umana molto semplice: non provengo da una famiglia di musicisti o da una famiglia ricca; non appartengo a lobby di nessun tipo e quindi ho dovuto, e potuto, puntare soltanto su di me, senza trovare nessuna scorciatoia – aggiunge -. Soltanto studiando (lo ripete tre volte per rafforzare il concetto) prendendo molti più titoli di quelli che erano necessari per fare quello che faccio. Ho conseguito due lauree, molti diplomi di Conservatorio, altrettante lauree quindi, ed ho tanti altri titoli, studi accademici, master e questo mi ha aiutato, perché poi nel momento in cui sei sul podio e sei più preparata di quello che ti serve, questo si vede e ti apre delle porte successive sempre più, diciamo, sempre in ascesa».

Un momento delle prove, al centro la direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Un momento delle prove, al centro la direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Lei ha sdoganato ogni stereotipo, superando i limiti di genere legati alla sua professione. Quanto peso ha avuto l’essere donna, nella sua formazione e soprattutto nella sua professione di direttrice d’orchestra?

«Nel mio lavoro il genere è totalmente ininfluente – sottolinea sin da subito -. Così come non ci facciamo nessun problema nel dire "un pianista" o "una pianista", "un flautista" o "una flautista", allo stesso modo per la direzione d'orchestra; è un ruolo che prescinde totalmente dal genere. Eppure, su quel metro quadro siamo tutti abituati a vedere uomini e smantellare le abitudini è ancora peggio che smantellare le questioni di genere, perché l'abitudine purtroppo ci chiude in cliché, in stereotipi, per cui in quel metro quadro c'è il maestro, c’è il direttore, e si fa che fatica terminologicamente a convertire il maschile in femminile». 

«Qui a Messina sulla porta del camerino, ho scritto bello in grande “direttrice Gianna Fratta” perché sono una donna: come c'è la sarta, la parrucchiera, la professoressa, la dottoressa, allo stesso modo c'è la direttrice, un lavoro esattamente come gli altri – racconta sorridendo -. Guarda caso, nei mestieri apicali, talmente non c'è l'abitudine a vedere in quel ruolo una donna che non c'è neanche la tendenza ad usare il termine femminile per descriverlo, per cui ci facciamo problemi a definire una ministra o la presidente o l'avvocata o la direttrice, la maestra, mentre non ci poniamo nessunissimo problema per l'infermiera, la sarta, la parrucchiera, perché sono mestieri più umili in cui le donne sono state sempre molto presenti». 

«Gli stereotipi da superare sono tantissimi – aggiunge la direttrice delle orchestre del Teatro Bellini di Catania e del Teatro Vittorio Emanuele di Messina in occasione di Taobuk -. Nel mio lavoro, sicuramente, forse ancora di più perché il direttore è proprio un uomo nell'immaginario collettivo. Ci sono sicuramente mestieri in cui il percorso che devono fare le donne è più lungo». 

E sciorinando dati spiega che «se parliamo di percentuali, consideriamo che in Italia non c'è neanche una donna direttrice stabile di enti lirici, neanche una, cioè non parliamo del 50%, ma qua parliamo dello 0%». «La presenza femminile sul podio adesso si sta iniziando ad attestare intorno al 10%, cioè su 100 produzioni, 10 vengono date più o meno alle donne – ha precisato -. Consideri che quando io ho iniziato 25 anni fa più di vent'anni fa, io ero molto giovane, in Italia eravamo pochissime, 3 o 4, ma forse di meno non saprei neanche». 

«Era anche difficile avere un modello di donna direttrice perché tutti i modelli erano uomini; quindi, è stato fatto un percorso, e sono anche orgogliosa perché in questi 25 anni è molte cose sono cambiate, sicuramente anche grazie a me, e alle mie colleghe che poi man mano hanno continuato, e anche alle colleghe che ovviamente si battono per le questioni di genere – continua -. Io mi batto non solo sulla terminologia, io mi batto in modo molto concreto: per esempio se incido l’ultimo mio disco per la Sony, questo contiene pezzi di due compositori maschi e di due compositrici donne. Parlare di emancipazione, o comunque parlare di azioni strategiche per le donne vuol dire poi metterle in piedi concretamente. Credo di averlo fatto nella mia vita».

Un momento delle prove, a sinistra la direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Un momento delle prove, a sinistra la direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Nelle foto trasmette grande elettricità, una forza interiore che si traduce in carisma, capace di dare luce a vite spente, ad opere senz’anima. Come declina questo suo tratto nella formazione, nel rapporto con le nuove generazioni in Conservatorio e nelle formazioni orchestrali?

«Sicuramente l'energia è una cosa che mi caratterizza perché io sono molto amante della vita e amante, moltissimo, della musica e quindi per me queste due cose coincidono, nel senso che la musica è stata, ed è la mia ragione di vita – racconta -. Non c'è giorno, da quando avevo circa sei anni, in cui non mi sia dedicata alla musica leggendola, studiandola, ascoltandola, facendola, dirigendola, suonandola. Non c'è giorno in cui non passi molte ore con la musica e tra le tante attività che faccio legate alla musica c'è quella formativa. Sono docente di Conservatorio da quando avevo diciott'anni perché ho vinto subito un concorso e sono entrata di ruolo. Insegno una materia abbastanza complessa, cioè l'area compositiva, che è proprio quella della scrittura musicale che è il massimo dell’espressione creativa: gli studenti, davanti a un foglio bianco devono scrivere, devono creare da zero. Mentre come direttrice sono interprete di note già scritte - da Beethoven, Mozart – per quanto ci sia tantissimo da interpretare e di proprio da mettere per una composizione, ancora più l'atto creativo per eccellenza, cioè quello in cui prima non c'è niente e dopo c'è qualcosa». 

«Per cui l'attività formativa per me è fondamentale, credo moltissimo nella didattica e con i miei alunni sono un'insegnante molto severa, però molto meno di quanto lo sia la vita – aggiunge -. Nel mio ruolo di docente credo di instradarli verso quello che poi sarà il mondo lavorativo che è molto competitivo, dove ci vogliono tante competenze e pertanto mi impegno molto perché i miei alunni diano il meglio di sé, non mi arrendo assolutamente. Forse in tutte le foto che mi ritraggono, emerge questa energia che è proprio la voglia di dire, che ce la si può fare. La mia esperienza racconta che ce la puoi fare se sei donna, se vieni da un paese di provincia del sud; non avevo nessun vantaggio; ero proprio il caso in cui uno dice: “Ma perché vuoi fare la direttrice d'orchestra? da dove vieni non avrai possibilità”. Se ce l'ho fatta, lo dico sempre, ce la possono fare tutti, quindi i miei studenti impegnandosi possono avere gli strumenti per entrare nel mondo del lavoro e trovare i propri spazi. Io credo moltissimo nei giovani».

La direttrice d'orchestra Gianna Fratta

La direttrice d'orchestra Gianna Fratta

Dal 2021, e fino allo scorso marzo, è stata direttrice artistica dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, unica donna a cui è stato affidato questo incarico tra le istituzioni concertistiche orchestrali italiane. Che valore assume, secondo lei, per la Sicilia in termini sociali e culturali?

«Considerando che spesso anche il Sud è vittima dello stereotipo secondo cui l’arretratezza culturale rende il sud fanalino di coda dell’Italia e ancor più dell’Europa, è stato bello che sia partito proprio da Palermo un segnale di cambiamento, in questo caso, grazie a un assessore, oltretutto catanese, Manlio Messina, che non ha dato importanza alle mie idee politiche, alla mia provenienza, a niente, ha dato soltanto importanza alle competenze – ha aggiunto -. C'era un momento molto difficile per quell'orchestra, l'ha commissariata e ha affiancato alla figura del commissario, che si occupava delle questioni di carattere amministrativo, una figura artistica per la programmazione. Ha avuto un grande coraggio, forse proprio perché una persona talmente scevra da stereotipi, da pregiudizi che non si è posto alcun tipo di limite». 

«Ci siamo incontrati e avrò ispirato fiducia. Mi ha affidato questo ruolo probabilmente senza neanche sapere che delle tredici istituzioni concertistiche orchestrali che ci sono in Italia, nessuna aveva come direttrice una donna – spiega -. È stato un simbolo importante per una città del Sud come Palermo che esprime un primato di genere importante, un segnale che assume un valore per la Sicilia, ma altrettanto per l'Italia, perché nella chat dei direttori artistici delle istituzioni concertistiche orchestrali ero l'unica donna: questa era bella».

L’incontro con la direttrice Gianna Fratta ha trasmesso un forte vento di coraggio e spinta sulle vele della vita per guardare lontano, con la concretezza degli strumenti che abbiamo a disposizione e la volontà di non mollare strade complesse di formazione e professione che forgiano il nostro carattere e ci preparano ad affrontare le sfide quotidiane e quelle future. 

La direttrice d'orchestra Gianna Fratta