Per il secondo anno consecutivo il Dipartimento di Scienze politiche e sociali ha ospitato la Conferenza nazionale delle dottorande e dei dottorandi in Scienze sociali
Dialogo e integrazione tra i saperi, ricerca e confronto. Sono queste le parole-chiave che alimentano, durante il loro percorso accademico, lo spirito dei dottorandi. Quest’ultimi si sono riuniti al Dipartimento di Scienze politiche e sociali – dal 29 novembre al 2 dicembre - in occasione dell’ottava edizione della Conferenza nazionale delle dottorande e dei dottorandi in Scienze sociali.
La conferenza si è svolta al Polo didattico di via Gravina e ha ospitato diversi keynote speakers tra i quali i docenti Pinella Di Gregorio, ordinaria di Storia contemporanea e direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Stefania Mazzone, ordinaria di Storia delle dottrine politiche e nuova coordinatrice del dottorato di ricerca in Scienze politiche e Fabrizio Sciacca, ordinario di Filosofia politica e past coordinatore del dottorato.
In apertura dei lavori sono intervenuti anche la prorettrice dell’ateneo catanese, Francesca Longo, e il dott. Roberto Tesei, dottore di ricerca in Scienze politiche all’Università di Catania.

In foto da sinistra Roberto Tesei, Stefania Mazzone, Pinella Di Gregorio, Francesca Longo, Fabrizio Sciacca
«Metàbasis: trasformazioni e intersezioni nella società contemporanea, questo è il titolo del tema su cui quest’anno i dottorandi sono chiamati a riflettere. Dal greco transizione, passaggio, cambiamento, mutazione nel senso di un paradigma dinamico della comprensione delle aree del mondo contemporaneo, della civiltà odierna che vive continui e rapidi cambiamenti», ha subito ricordato il dott.Tesei ad inizio dell’incontro.
«La conferenza ha l’obiettivo di mettere insieme discipline, metodologie e pratiche differenti, di far dialogare, confrontare e tentare di offrire delle interpretazioni sul mondo contemporaneo, sulle società, sulle tensioni che si producono tra le persone. Una sfida complessa come quella dei ricercatori di questo paese», ha aggiunto.
La prorettrice Francesca Longo, nel suo intervento, ha approfondito le sfide che incontra un dottorando nel suo percorso formativo.
«Il dottorato di ricerca è uno stadio sociale della vita di ogni ricercatore e in questi ultimi anni sta affrontando delle sfide grandissime – ha spiegato -. La prima è quella dell’inserimento del dottorato di ricerca all’interno del processo di valutazione, ad esempio uno degli elementi che verrà valutato sarà la produttività scientifica dei dottori di ricerca e dei dottorandi, ovvero quanto i dottorandi scrivono e producono scientificamente».

Dei partecipanti alla conferenza
«Il Pnrr è la seconda sfida: può essere una risorsa ed un’opportunità, però al tempo stesso siamo in una situazione paradossale in cui pur avendo soldi non possiamo far partire i concorsi, quindi è un momento molto delicato perché all’incremento delle risorse che col Pnrr si sono obiettivamente incrementate, l’università sta avendo anche dei vincoli sempre più stretti dunque c’è ancora un sistema che ha grandi difficoltà a gestire in maniera razionale un percorso che dura tre anni ma che è il primo passo verso il percorso d’ateneo», ha aggiunto.
«L’altro punto è la mobilità: i dottorandi in Italia hanno una borsa veramente minima rispetto al resto d’Europa e questo non solo influisce sulla qualità della vita, ma anche sulla mobilità perché è difficile trovare uno straniero che preferisca un’università italiana ad una di un altro paese», ha detto in chiusura di intervento.
A seguire la prof.ssa Pinella Di Gregorio, direttrice del Dsps, ha spiegato che «il dottorato ha anche una funzione di networking fondamentale, una networking che comincia già dagli stessi vincitori di dottorato, del nostro dottorato, che non possono essere solo un’affiliazione del dipartimento».
«Dobbiamo avere la capacità di attrarre giovani ricercatori da tutta Europa che vengano al Dottorato di Scienze politiche e sociali perché è un dottorato importante che forma sulla ricerca, che da opportunità che possono essere fatte solo a Catania» ha aggiunto la prof.ssa di Gregorio.

Il tavolo dei relatori
«Molto spesso si dimentica che la didattica accademica è a tre livelli quindi il dottorato fa parte integrante dell’offerta del dipartimento che focalizzandosi sulla formazione alla ricerca e non alla didattica ci consente di formare ricercatori. In un dipartimento di Scienze politiche e sociali le competenze devono dialogare l’una con l’altra quindi lo sforzo che si fa anche nel dottorato è quello di mettere le differenti competenze, anche dei docenti, al servizio della ricerca», ha specificato la direttrice del Dsps.
Parole ripresa dal prof. Fabrizio Sciacca del Dsps nel suo intervento. «Se vogliamo iniziare a fare ricerca la cosa più importante è non confondere la quantità con la qualità; dobbiamo guardare avanti e cercare di inquadrare gli obiettivi principali – ha spiegato -. In tutti questi anni in cui ho avuto l’onore di coordinare il dottorato di Scienze politiche e sociali, ormai da 11 anni, fino al primo novembre 2023, l’aver avuto la possibilità di misurarmi con chi inizia a fare ricerca per la prima volta è stata una sfida, perché è uno specchio, mi sono specchiato nei dottorandi e ho visto una parte di me che una volta esisteva nei volti, nelle ansie, nelle speranze e anche in qualche certezza, perché chi arriva al dottorando ha una certezza: la certezza di fare il dottorato, di poter fare qualcosa finalmente, di misurarsi con le proprie possibilità accanto agli altri».
«Un sano spirito di competizione che non significa nient’altro che questo, capacità di dialogo, di misurare le proprie abilità riconoscendo le proprie differenze, qualcun altro saprà fare qualcosa meglio di me, io saprò fare qualcosa meglio di qualcun altro, questo è lo spirito che alimenta la linfa della ricerca», ha aggiunto.

In foto Stefania Mazzone e Francesca Longo
«L’ateneo di Catania ha dimostrato di avere un grande interesse nei confronti della ricerca seppur nei limiti di cui si è parlato e ha sempre considerato la ricerca uno dei punti cardine della strategia e non a caso il dottorato è dentro le linee strategiche del dipartimento come un momento di punta del nostro lavoro», ha ribadito la docente Stefania Mazzone.
«Sottolineare l’aspetto comunitario di queste giornate è molto importante: io credo molto nella comunità scientifica, credo che noi siamo una comunità scientifica insieme, senza livelli e col dottorato si creano delle relazioni umane e scientifiche molto forti nella misura in cui abbiamo tutti lo stesso obiettivo – ha precisato -. Quando noi abbiamo vinto il dottorato ci siamo sentiti importanti e ora voi sentite il peso di questa cosa perché in realtà siamo dei privilegiati. Perché siamo privilegiati? Perché ce lo possiamo permettere, nel senso mentale».
«Il privilegio del ricercatore è quello di essere libero a prescindere ed è questa dimensione di libertà che non dobbiamo perdere, perché è il luogo della libertà questo ed è forse l’unica occasione che abbiamo questa, che avete e che abbiamo, però ancora una volta siamo privilegiati perché il nostro posto di lavoro è libertà e quest’ultima è affidata a voi perché la ricerca siete voi.
«Cerchiamo quindi di produrre e praticare libertà, perché producendo e praticando libertà produciamo e pratichiamo comunità che è quello di cui abbiamo bisogno per coloro i quali privilegiati non sono», ha detto in chiusura di intervento.

Studenti e dottorandi presenti alla conferenza
Nei quattro giorni in cui si è tenuto il convegno – realizzato grazie al contributo organizzativo Luigi Di Cataldo, Valentina Pantaleo, Marta Basile, Massimo Occhipinti e Luisa Trovato - si sono svolte parallelamente diverse sessioni sui temi di ricerca come le relazioni internazionali e conflitti globali e, inoltre, su resilienza, vulnerabilità e marginalizzazione. Hanno partecipato alla conferenza anche alcuni dei post doctoral researchers coinvolti nell’ambito del Prin Mobs - Progetto di ricerca di interesse nazionale Mobilities, solidarities and imaginaries across the borders: the mountain, the sea, the urban and the rural as spaces of transit and encounters.