In occasione dell’evento “Sogno del sognare”, Cettina Caliò e Davide Rondoni si sono confrontati con i giovani delle scuole di Catania sulla funzione della poesia
Fortemente voluto dalla Fondazione Fiumara d’Arte Sicilia nella figura del suo mecenate Antonio Presti, l’evento sociale e collettivo Sogno del sognare promuove il dialogo tra i poeti e i giovani della nostra città.
Protagoniste assolute le scuole di Librino, gli istituti Brancati, Dusmet, Campanella-Sturzo, Rita Atria, Musco, Pestalozzi, i licei Spedalieri e Boggio Lera, che si fanno botteghe in cui apprendere l’arte della poesia direttamente dagli ospiti-poeti.
Nella tappa catanese del 19 marzo scorso, in occasione di un incontro che si è tenuto presso la Libreria Feltrinelli di via Etnea, gli studenti e le studentesse dell’Istituto comprensivo San Giorgio di Catania hanno rappresentato tutti i giovani coinvolti nell’iniziativa.
Lucrezia Fava, nel ruolo di responsabile eventi, ha introdotto i lavori e ha ringraziato tutti coloro che «hanno reso possibile un evento solidale e umanitario» e, con evidente stima, i poeti che hanno accolto positivamente il suo invito: Cettina Caliò e Davide Rondoni.
Le battute iniziali sono state affidate ad Antonio Presti, che ha sottolineato l’importanza di un evento così necessario.
In continuità con il progetto già avviato lo scorso anno tramite l’inaugurazione a Librino della Porta delle Farfalle, Presti ha dimostrato la sua fierezza nell’essere riuscito in questa nuova impresa: portare la poesia nelle scuole e renderla concreta attraverso la presenza fisica dei poeti. Nelle sue efficaci parole, la sua idea di poesia: «una necessità d’insieme, non personale; la cura per un corpo malato; l’innesto che trasforma la visione in memoria».
L'intervento di Antonio Presti
E ancora, proseguendo con la metafora: «il frutto della semina è seminare, e Librino ha bisogno ancora di essere seminato». Dopo questo chiaro riferimento alla semina della cultura e della coscienza nei quartieri derelitti e non, ha esortato quindi i giovanissimi presenti a spegnere i telefoni e a riaccendere le coscienze, «per cambiare la società distopica in cui viviamo».
La prima parte dell’incontro è stata dedicata ai giovani che, per l’occasione, sono stati chiamati a realizzare e ad esporre le proprie produzioni artistiche: la rappresentazione grafica di una donna sognatrice, la lettura di El beso di Pablo Neruda accompagnato da Nuvole bianche di Einaudi al pianoforte e, in ultimo, una poesia scritta e letta in dialetto siciliano che delinea una personalissima e commovente storia di vita.
Il confronto con i poeti è stato moderato da Martina Ásero, che ha avviato il dibattito raccontando un aneddoto legato a una sua esperienza lavorativa: un suo studente aveva scoperto il piacere della lettura e la magia delle parole «nello strumento del libro»; qui «aveva trovato la sua terra», ha spiegato. Chiede quindi ai poeti in che modo hanno scoperto per la prima volta «la magia delle parole nello strumento della poesia».
Un momento dell'incontro
Cettina Caliò ha confessato di essere stata una giovane lettrice di «libri casuali», ma è in Prévert che ha scoperto il ricordo e la parola. La parola per Cettina Caliò è «abitudine e necessità, un modo per stare al mondo».
Se per Caliò la parola dà «spazio più ampio al suo fiato corto», per Davide Rondoni è condizione «per non sbagliare la vita». La parola è lo strumento, non lo scopo della poesia, e «se la vita è distratta le parole si spengono». Già in una prima intervista condotta da Martina Ásero, Rondoni aveva affermato che «la poesia è soprannominare il mondo»; in questa seconda occasione ha nuovamente definito la poesia «un’esperienza tellurica», dunque difficile.
La poesia e il poeta si confrontano «con Dio, con il sacro, con il senso della morte». Per questo l’autore auspica che si vada oltre gli obblighi scolastici per «fare davvero poesia in classe». Non leggerla, perché leggerla è semplice. Ma scriverla. Perché «sebbene sia un inferno», scrivere la poesia costituisce l’unico modo per non considerarla «figlia bistrattata della letteratura», ed elevarla ad essenza.
Il pubblico presente all'incontro
I poeti hanno letto due poesie tratte dai loro ultimi libri suscitando nuova curiosità in Martina Ásero. In che modo i poeti rispettano il lampo, il momento di ispirazione a scrivere? «Quando non è possibile fermarsi e scrivere, procedi e quei momenti di ispirazione te li porti dentro», ha risposto Caliò; «nella memoria è la conoscenza del processo», ha aggiunto Rondoni.
Sono stati dunque entrambi concordi nel riconoscere il valore del ricordo, della memoria delle parole e del corpo, delle sensazioni, dei suoni, dei passi e dei profumi, da tradurre poi, in un momento successivo, come fossero ‘visioni’ di un quadro precedente.
L’incontro si è concluso con una riflessione sull’arte, che per Rondoni «è la cosa meno teorica del mondo, difficile da spiegare, ma necessaria per conoscere la vita».
Sono state quindi lette due poesie che rappresentano il contesto catanese: una piazza Duomo nell’attesa di un appuntamento raccontata da Cettina Caliò, e le giornate più concitate della città, la Festa della Patrona Agata, in un testo ancora inedito di Davide Rondoni. Con la poesia, tema dell’incontro, e con il trasporto che ne è conseguito, l’evento si è chiuso, incoraggiando l’uditorio intero a dedicarsi maggiormente alla lettura di poesie. Obiettivo raggiunto!