I rifiuti marini tra rispetto dell'ambiente, pulizia dei fondali e ricerca scientifica

Unict in prima linea nello studio della fauna associata a materiali di origine antropica

Alfio Russo
Alcuni momenti dell'attività nel corso dell'iniziativa
Alcuni momenti dell'attività nel corso dell'iniziativa
Alcuni momenti dell'attività nel corso dell'iniziativa
Alcuni momenti dell'attività nel corso dell'iniziativa

È sabato mattina e lungo la banchina del piccolo porticciolo del pittoresco borgo marinaro di Marzamemi si riuniscono varie associazioni ambientaliste e di ricerca scientifica. 

L'obiettivo è comune: ripulire il mare dai rifiuti. Nel giro di poche ore verranno tirati su un po' di tutto: copertoni, bottiglie di ogni tipo, batterie di auto, addirittura anche mezza imbarcazione affondata. Tutta opera dell'uomo, come sempre.

A coordinare l'attività è il ricercatore Francesco Tiralongo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, mentre a condurre le operazioni in acqua per il recupero dei rifiuti sono gli specialisti del mestiere, ovvero i Cacciatori di Reti Fantasma, l’associazione catanese guidata dal presidente Gaetano Di Maria e affiancati dai subacquei UISP. 

Un importante aiuto organizzativo e logistico è stato dato dalla Pro Loco di Marzamemi presieduta da Nino Campisi, con il patrocinio del Comune e della attenta supervisione della Capitaneria di Porto e servizio ambulanza, affinché tutto sia potuto avvenire nella massima sicurezza.

«L'attività non è finalizzata soltanto a ripulire il fondale del porticciolo e a sensibilizzare il pubblico, ma anche per cogliere tale opportunità per studiare la fauna associata ai rifiuti che sono stati raccolti» spiega Francesco Tiralongo, presente nelle vesti di ricercatore dell’ateneo catanese, ma anche come vicepresidente dell’associazione di ricerca sull’ambiente marino “Ente Fauna Marina Mediterranea” e come delegato della sezione catanese “Marevivo Onlus”. 

«Marzamemi rappresenta un borgo marinaro importante, non solo dal punto di vista turistico, ma soprattutto naturalistico e storico, fortemente legato alle tradizioni relative al mestiere della pesca e alla produzione ittica - aggiunge il ricercatore catanese -. L’attività al piccolo porto vuole essere particolarmente significativa e incisiva».

Alcune specie ittiche recuperate nel corso delle operazioni di pulizia

Alcuni invertebrati recuperati nel corso delle operazioni di pulizia

Lo studio sulle comunità faunistiche associate a vari substrati artificiali che finiscono in mare direttamente o indirettamente per causa dell’uomo rappresenta, infatti, un campo ricco di opportunità dal punto di vista scientifico, in quanto i primi studi mediterranei hanno messo in evidenza come ogni specie vada a selezionare specifici substrati, per viverci, trovarci rifugio, riprodursi e, addirittura, deporci le uova.

«I dati disponibili sono ancora scarsi, motivo per cui approfondire tale fenomeno nelle acque della Sicilia orientale rappresenta una attività fondamentale per meglio comprendere questi processi, soprattutto dal punto di vista ecologico e della biodiversità» spiega il ricercatore. 

«La prima fase della nostra ricerca è sviluppata sul campo, non appena il materiale viene recuperato e portato in banchina dai subacquei – continua Francesco Tiralongo -. Questo step prevede l’attenta ricerca di fauna, sessile e vagile, per la raccolta mirata e la immediata conservazione». 

Successivamente tutte le specie saranno smistate e identificate al Laboratorio di Biologia della Fauna Marina Mediterranea dell’Università di Catania guidato dalla prof.ssa Bianca Maria Lombardo.

«Vedere alcuni giovanissimi studenti di scienze biologiche e di scienze naturali all’opera, durante le operazioni di raccolta della fauna marina dai substrati artificiali, è una cosa che da soddisfazione sia come docente, sia come ricercatore – continua Tiralongo -. I ragazzi hanno visto per la prima volta molti degli animali sinora studiati solamente sui libri, vedendone dal vivo le particolari caratteristiche e sicuramente memorizzandole molto meglio rispetto a ore passate a casa a studiare. In una materia come la zoologia, l’attività sul campo dovrebbe essere la base degli studi e degli approfondimenti».

«In futuro saranno loro i nuovi ricercatori ad occuparsi delle tematiche ambientali ed è quindi necessario dotarli il prima possibile del bagaglio culturale necessario per portare avanti, in modo anche indipendente, progetti e studi di settore” conclude il ricercatore dell’ateneo catanese.