IA e giustizia digitalizzata: le sfide e i rischi nell’ambiente forense

Al Dipartimento di Giurisprudenza si è tenuto un convegno sulle questioni etiche, giuridiche e sociali che implica l’utilizzo dell’intelligenza artificiale

Samuele Bilardo e Benedetta Imbraguglia

La digitalizzazione della giustizia è un processo inarrestabile, ma il suo impatto in questo settore solleva interrogativi complessi, soprattutto quando entra in gioco l’Intelligenza Artificiale. Se da un lato l’Intelligenza artificiale può consentire di rendere più efficienti le pratiche forensi e amministrative, dall’altro pone sfide etiche, giuridiche e sociali che non possono essere ignorate.

Su questi temi, nei giorni scorsi, nell’aula magna di Villa Cerami, sede del Dipartimento di Giurisprudenza, si è tenuto il convegno dal titolo “La digitalizzazione della giustizia: giuristi forensi e nuove tecnologie” con l’intervento di numerosi esperti.

Ad aprire i lavori i docenti Salvatore Zappalà, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, e Vania Patanè, direttrice del Centro di ricerca sulla Giustizia dei minori e della famiglia “Enzo Zappalà” dell’ateneo catanese.

I lavori sono stati introdotti da Santo Di Nuovo, professore emerito di Psicologia generale all’Università di Catania, che nel suo intervento ha sottolineato come l’iniziativa «mette a confronto mondi differenti tra loro». «Da un lato c’è l’entusiasmo di chi pensa che addirittura le IA possano scrivere intere sentenze, dall’altro emozioni negative, tra cui la diffidenza e la paura nei confronti di questo fenomeno del tutto nuovo – ha spiegato -. Per superare questo aspetto bisogna aumentare queste conoscenze complicate».

«C’è la necessità di un controllo necessario, attraverso criteri che partano non solo dai tecnici/sviluppatori di IA ma anche dalla parte giuridica, quindi il controllo di una comunità organizzata”, ha aggiunto.

A seguire sono intervenuti gli esperti del settore legale che si sono soffermati sul delicato equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti fondamentali. In particolar modo la riflessione si è concentrata su come regolamentare questi strumenti, evitando che sfuggano al controllo umano e mettendo al centro la figura del giurista.

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Zappalà

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Zappalà

Tra gli ospiti del convegno Mariavittoria Catanzariti, professoressa di Filosofia del diritto all’Università di Padova, Gianluigi Ciacci, professore di Macchine Intelligenti e Diritto dell’Università LUISS Guido Carli di Roma, l’avvocato Elio Guarnaccia, consigliere dell’ordine degli avvocati di Catania, e l’avvocato Mario Valentini, professore alla LUISS di Macchine intelligenti e Diritto.

Durante il suo intervento, la professoressa Mariavittoria Catanzariti ha posto l’accento sull’AI Act sottolineandone il ruolo nel confronto con le grandi sfide globali ed evidenziandone le potenzialità e i limiti di questo modello regolatorio interrogandosi sulla sua efficacia nel bilanciare innovazione e tutela. La professoressa ha richiamato l’attenzione sulle regolamentazioni europee riguardanti l’IA create per stabilire le linee guida chiare, volte a garantire l’utilizzo di questi strumenti in modo sicuro e responsabile.

«Esaminando con attenzione il regolamento europeo risultano particolarmente significative le clausole che limitano l’uso dell’IA», ha spiegato descrivendo come la norma più “garantista” sia l’art. 22 del Gdpr che, ha afferma la docente «prevede il diritto di decisione non completamente automatizzata». «Tali disposizioni sono pensate per garantire che l’utilizzo di questi strumenti avvenga in modo etico, sicuro e rispettoso nei confronti dei diritti fondamentali, evitando potenziali abusi», ha aggiunto.

A prendere la parola anche l’avvocato Mario Valentini che ha spostato l’attenzione sul panorama normativo italiano, soffermandosi sui progetti di legge attualmente in discussione e sulle strategie adottate per regolamentare l’intelligenza artificiale a livello nazionale.

Il legale ha sottolineato come «il legislatore italiano sia decisamente fermo sulla circostanza che l’IA debba essere uno strumento di ausilio». Mostrando i dati sugli investimenti nazionali emerge chiaramente che l’Italia assegni una quantità inferiore di fondi alla ricerca e allo sviluppo nel campo IA rispetto a Stati Uniti e alla decisione dell’Ue. Valentini ha spiegato la possibilità di nascita di nuovi sbocchi professionali che l’IA offre, nell’attività di assistenza nell’ambito del diritto.

In particolare ha ricordato, in merito all’Intelligenza artificiale e Giustizia, la centralità della figura umana, «non sostituibile», e ha concluso spiegando che «l’utilizzo di questi sistemi sarà solamente limitato all’organizzazione e alla semplificazione del lavoro giuridico».

il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori

«La quantità di dati che produciamo è sconvolgente», ha affermato Gianluigi Ciacci, professore di Macchine Intelligenti e Diritto, intervenendo sul rapporto tra intelligenza artificiale e protezione della privacy. Un tema sempre più centrale nell’era dei big data, dove ogni minuto miliardi di informazioni vengono generate attraverso messaggi, e-mail e contenuti social.

«Ma se l’IA rappresenta un salto culturale, può anche distrarci e sfuggirci di mano. Il vero problema è che va troppo veloce», ha sottolineato Ciacci, paragonandola al nuovo petrolio per il giro d’affari che muove. «La sfida principale è la tutela dei dati personali, bilanciando progresso e sicurezza – ha aggiunto -. Tra le soluzioni, il rispetto delle normative senza disparità economiche, la consapevolezza degli utenti (tutela dal basso) e un rafforzamento delle autorità di vigilanza (tutela dall’alto). La priorità deve essere la sicurezza e la tutela dei dati personali del singolo individuo».

L’avvocato Elio Guarnaccia nel suo intervento ha sottolineato le sfide dell’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica amministrazione, evidenziando come questo processo sia radicato in una normativa di vent’anni fa, tuttora in vigore. Ha enfatizzato «la digitalizzazione delle procedure di appalto, dalla concezione del bando fino all’aggiudicazione della gara, come una delle innovazioni più significative».

In questo contesto, ha citato l’articolo 30 del nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023), che promuove l’automazione delle attività delle stazioni appaltanti attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate, inclusa l’IA, nel rispetto delle disposizioni vigenti. Questo articolo stabilisce principi fondamentali come la trasparenza, l’efficienza e la non discriminazione nelle procedure automatizzate. Guarnaccia ha evidenziato l’importanza di «un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti degli operatori economici coinvolti».

In chiusura hanno preso la parola Angelo Costanzo, consigliere della Corte di Cassazione, e Carlo Pennisi, docente di Sociologia del Diritto e della Devianza all’Università di Catania, offrendo il loro contributo con brevi interventi finali che hanno arricchito il dibattito.

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