Il Colosseo e i monumenti di Roma

Alla Scuola Superiore Unict la top manager culturale Alfonsina Russo. La direttrice del Parco archeologico capitolino ha incontrato gli allievi sul tema “Custodire la memoria. Una sfida per il futuro”

Mariano Campo
Palatino (credit "Parco archeologico del Colosseo")
Parco archeologico del Colosseo al tramonto (credit "Parco archeologico del Colosseo")
Colosseo del Tempio di Venere e Roma (credit "Parco archeologico del Colosseo")
Il presidente della Ssc Daniele Malfitana e la presidente del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo

«I concerti rock nel teatro greco di Siracusa? Est modus in rebus…». E’ stata anche chiamata in causa per dare una sua dirimente opinione sulla periodica diatriba isolana circa l’opportunità di far tenere eventi musicali in una struttura delicata come il teatro greco di Siracusa, che da decenni ospita le rappresentazioni classiche dell’Inda, o in quello di Taormina, più aduso a manifestazioni ‘pop’, ma lei non si è sottratta alla inevitabile domanda dal pubblico. Alfonsina Russo, dal 2017 direttrice del Parco archeologico del Colosseo, uno dei più importanti del Paese, è stata ospite della Scuola Superiore dell’Università di Catania, su invito del presidente Daniele Malfitana per tenere un ‘colloquium’ dal titolo “Custodire la memoria, una sfida per il futuro”. 

E quando le è stato chiesto cosa pensasse dell’atavica ‘controversia aretusea’, ha fatto sua la massima di Orazio secondo cui “esiste la giusta misura nelle cose”: «Siamo nel 2023 – ha tagliato corto -, abbiamo tutti gli strumenti tecnologici e le competenze per capire quali attività siano effettivamente sostenibili e non mettano a rischio i monumenti. Si parta dunque da serie attività di monitoraggio e manutenzione programmata, poi eventualmente si mettano a punto progetti di palco e tribune compatibili con le fragilità del sito, infine si renda consapevole il pubblico che deve fruire degli spettacoli». 

E il Colosseo? Diventerà come l’Arena di Verona, storica sede di Festivalbar e manifestazione di ogni genere,  quando sarà ultimato il progetto “Arena”, ossia la realizzazione di una piattaforma che coprirà i sotterranei dell’anfiteatro, ampliando potenzialmente la sua futura capacità di accoglienza? «Il Colosseo è un simbolo di Roma e dell’Italia nel mondo – ha sottolineato -, non è nostra intenzione trasformarlo in un contenitore di eventi e spettacoli per autofinanziarci. Lo mettiamo a disposizione soltanto di iniziative con finalità umanitaria, ad esempio illuminandolo quando un Paese abolisce la pena di morte, o per promuovere contenuti culturali di alto profilo rigorosamente selezionati. E non cediamo a pressioni di nessun tipo».

Foro Romano dall'Arco di Tito (credit "Parco archeologico del Colosseo")

Foro Romano dall'Arco di Tito (credit "Parco archeologico del Colosseo")

Top manager culturale

Settantasette ettari nel cuore di Roma: uno scrigno che racchiude l’iconico Anfiteatro Flavio, eretto nell’80 d. C. come immagine del potere degli imperatori Vespasiano e Tito, ma anche complessi monumentali quali il Foro romano, il Palatino con i suoi estesi giardini, l’Arco di Costantino e la Colonna Traiana, la Domus Aurea di Nerone e gli Auditoria di Adriano, tre musei e altri siti notevoli, simboli insigni della civiltà occidentale e della memoria del nostro Paese.

Tutto questo è il Parco archeologico del Colosseo, il sito museale più visitato in Italia nel 2019 con 7 milioni e mezzo di visitatori, oltre 60 milioni nel decennio 2009-2018. «Dopo due anni difficili, influenzati dalla pandemia, il Parco sta tornando ai numeri pre-Covid», ha spiegato la direttrice Russo, che nella sua carriera è stata anche responsabile ad interim del Parco archeologico di Pompei, di Ostia antica e del Museo nazionale romano, oltre che soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale.

«Nel corso della sua lunga vita – ha premesso il prof. Malfitana -, il Colosseo ha assunto significati e valori diversi che ne hanno fatto un documento storico e un’icona del mondo antico. Oggi, con il nuovo assetto organizzativo autonomo, dal punto di vista finanziario e della programmazione, introdotto nel 2017 dalla riforma Franceschini, è divenuto il contesto ideale dove far incontrare discipline diverse: non solo archeologia, arte e storia, ma fisica, matematica, ingegneria, architettura, economia, restauro. E dove combinare in maniera virtuosa conoscenza, management, strategia e visione». Insomma un proficuo terreno di confronto e di ricerca che ha offerto numerosi spunti agli allievi della Scuola di eccellenza dell’Ateneo, struttura formativa nella quale convivono da ben 25 anni esperienze, culture e discipline diverse, a pochi mesi di distanza dalla brillante ‘lectio’ estiva su Tutankhamon di un altro top manager culturale, il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco.

Un patrimonio di identità e memoria condivisa

Al centro dell’incontro, a cui è intervenuta anche la soprintendente ai Beni culturali di Catania Irene Donatella Aprile, è stata dunque l’esperienza di direzione di uno dei più intriganti complessi culturali del nostro Paese, restituendo così alla contemporaneità e alle varie problematiche connesse alla sua gestione, la complessa storia dei più importanti monumenti capitolini. 

«Abbiamo un flusso continuo di turismo internazionale molto consistente, quasi l’80% del totale, un pubblico prevalentemente giovane. Nel 2022, grazie ai ticket dei visitatori, abbiamo incassato 62 milioni di euro, una somma che viene devoluta al 50% per sostenere il sistema museale nazionale e altri monumenti di Roma. Ma non possiamo sederci sugli allori: una delle nostre prime sfide – ha spiegato Russo – è quella di coinvolgere il pubblico nazionale e dei romani, attraverso una membership card e iniziative come le giornate di archeologia pubblica, eventi, laboratori, festival di cinema e musica, che riescano a creare un legame affettivo e identitario con il patrimonio, o ancora mostre fortemente evocative come quella attualmente in corso su “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma”. 

Uno dei nostri obiettivi è la differenziazione e l’accessibilità dei percorsi di fruizione, offerte diverse per pubblici diversi, anche attraverso la comunicazione su web e social media ed esperienze coinvolgenti ed immersive, come la realtà virtuale e il light mapping. Per esempio, abbiamo da poco inaugurato il chatbot “Nerone”, un software di intelligenza artificiale nelle vesti del celeberrimo Imperatore a cui si deve la splendida Domus Aurea, progettato per accompagnare il pubblico nella richiesta di informazioni sugli orari di apertura del Parco e per approfondire le notizie storiche sui tanti monumenti e siti. Vogliamo che il Parco sia innanzitutto un officine di idee e di crescita: senza condivisione fallisce la sua missione».

Via Sacra (credit "Parco archeologico del Colosseo")

Via Sacra (credit "Parco archeologico del Colosseo")

Le missioni del ParCo: conoscenza, ricerca, tutela e valorizzazione

L’altro aspetto fondamentale riguarda certamente la ricerca, finalizzata alla conoscenza, alla conservazione e alla tutela, propedeutiche alla valorizzazione. Oltre all’avvio di progetti di ricerca condotti in autonomia e in collaborazione con università, vengono quindi realizzati un monitoraggio con tecnologie innovative, anche ecosostenibili, e una manutenzione programmata dei monumenti, insieme ad interventi per la cura e valorizzazione dei giardini e delle aree verdi presenti sul Palatino: in pochi sanno, ad esempio, che all’interno del Parco siamo in grado di produrre olio, vino e miele con dei brand del tutto esclusivi. Tutto ciò sfruttando, ove possibile, una virtuosa sinergia con il privato attraverso le cosiddette ‘sponsorizzazioni tecniche’ e il fund raising, inteso come modo per «coinvolgere la comunità e i privati nel progetto di tutela e conservazione, ma anche di valorizzazione e quindi fruizione del patrimonio culturale». 

E’ stato inoltre ricordato che anche l’Università di Catania, con il suo dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, ha collaborato attivamente con la struttura del Parco capitolino, in particolare per un progetto di “Studi e analisi non distruttive sui materiali”. Il progetto - di cui sono responsabili scientifici i docenti Germana Barone e Paolo Mazzoleni – ha riguardato l’analisi dei materiali di alcuni importanti monumenti tra cui le pitture murarie della Sala della Sfinge della Domus Aurea, le terrecotte architettoniche arcaiche del Palatino, i marmi dell’Arco di Augusto e della Curia e i pigmenti nella statuaria del Museo Palatino, svolta con il supporto di giovani ricercatori del dipartimento e degli archeologi e dei restauratori del Parco.

Infine la direttrice Russo è tornata a soffermarsi sul futuro del Colosseo: «Il progetto Arena sarà ultimato in tempo per il Giubileo del 2025. La struttura tecnologica che stiamo allestendo permetterà di riconfigurare i vari elevatori che nei primi quattrocento anni di vita dell’Anfiteatro, quando veniva utilizzato per spettacoli con 70 mila spettatori, consentivano alle scenografie, agli animali e agli “attori” la risalita dai sotterranei sulla scena. E inoltre i lavori ci consentiranno di creare un percorso di visita sotterranea musealizzato, con accessi diversificati e agevoli, per una fruizione ancora più ricca e appagante di quello che rimane un luogo unico e inconfrontabile per l’archeologia, la storia, la cultura nazionale e internazionale, in cui si alimenta una continua educazione alla memoria in relazione con l’intero sistema culturale di Roma e d’Italia».