Al Monastero dei Benedettini l’incontro inaugurale dei “SuperTalks!” della Scuola Superiore di Catania. Protagonista del primo appuntamento il giornalista, politico e scrittore Walter Veltroni
“Immaginare è un segno di libertà, ma anche credere e costruire”. Sono i tre verbi scelti come filo conduttore dell’incontro dal giornalista, politico e scrittore Walter Veltroni, protagonista del primo incontro del ciclo “SuperTalks!”, promosso dalla Scuola Superiore dell’Università di Catania.
Un incontro, che si è tenuto nell’auditorium del Monastero dei Benedettini, incentrato sul tema Il futuro è adesso: immaginare, credere, costruire. Ad introdurlo Maria Elena Arrigo, studentessa di Giurisprudenza e allieva della Scuola Superiore che ha evidenziato come l’incontro rappresenti un momento di confronto e crescita in un luogo di alta formazione e dialogo interdisciplinare, dove i giovani si mettono in gioco con entusiasmo e senso di responsabilità.
A seguire l'intervento della professoressa Ida Nicotra, presidente della Scuola Superiore, che ha sottolineato l’importanza degli incontri che permettono agli studenti di abbracciare il passato attraverso testimonianze di eccellenza, capaci di stimolare riflessioni e visioni nuove.
Veltroni ha aperto il suo intervento sviluppando i temi del “futuro è adesso” tramite i verbi immaginare, credere e costruire.
“I regimi autoritari non amano l’immaginazione perché la libertà appartiene agli intellettuali”, ha spiegato il giornalista invitando i giovani “a recuperare lo spazio dell’immaginazione, oggi spesso soffocato dalla tecnologia e dalla frenesia quotidiana”. “Ci è stato tolto il tempo per immaginare, ma serve annoiarsi per poter sognare, per far nascere idee nuove”, ha aggiunto.

Un momento dell'incontro nell'auditorium del Monastero dei Benedettini
Passando al secondo verbo, credere, Veltroni ha distinto tra “il credere a ciò che ci viene detto, che porta all’obbedienza, e il credere in ciò che diciamo, che rappresenta la libertà autentica”.
“Credere – ha detto – non significa rinunciare al dubbio”, invitando i giovani a cercare punti di vista diversi, a coltivare l’ascolto e a non smettere di interrogarsi sul mondo. Ha ricordato i ragazzi che scendono in piazza per la pace come “esempio di fede e di impegno concreto”, sottolineando che “non hanno il vuoto dentro, perché credono nel cambiamento”.
Il terzo verbo, costruire, ha rappresentato il cuore del suo messaggio. “Le parole sono il primo mattone della realtà. L’Italia è cambiata perché le persone l’hanno fatta cambiare con le parole”, ha affermato, aggiungendo che “le parole da sole non bastano, ma costruiscono nella nostra vita, vanno cercate nei libri, negli amici, per sfuggire al silenzio”.
Nel corso dell’incontro, Veltroni ha ricordato la figura di Franca Viola, simbolo del coraggio civile, che con il suo “no” al matrimonio riparatore contribuì a cambiare la legislazione italiana del 1965, e la professoressa Ida Nicotra ha commentato che “non sono le norme a cambiare noi, ma noi a cambiare loro con le nostre azioni, decisioni e coraggio”.

Un momento dell'intervento di Walter Veltroni
A questo punto, il dialogo con Vincenzo Scarvaglieri, allievo della Scuola Superiore di Catania, ha dato nuova linfa al confronto. Lo studente ha chiesto quali siano le parole e la lingua con cui costruire il futuro che desideriamo, e quale lingua dovrebbe adottare l’Europa per dare forma a un contesto realmente unito.
Veltroni ha risposto che “non è giusto parlare di una sola lingua, poiché la libertà è fatta di tante lingue diverse, espressione di identità, comunità e libertà”. Ha ricordato che Pasolini aveva avvertito del rischio di un “genocidio delle lingue e dei dialetti” a causa dello sviluppo e dell’omologazione della società, e ha invitato a salvaguardare la diversità linguistica e culturale come ricchezza che dà colore al mondo.
Scarvaglieri ha poi osservato che, “nonostante l’era della connessione, oggi si assiste a una profonda assenza dei cittadini alle urne, nei partiti, nelle associazioni e nella vita comunitaria”.
L’ospite ha riconosciuto questa crisi di partecipazione, spiegando che “la società contemporanea spinge le persone a isolarsi, a credere che la vita culturale e politica sia una perdita di tempo”. “Più le persone sono sole, più l’autoritarismo si afferma – ha affermato –. I sistemi autoritari nascono dalla forza, dal consenso e dall’indifferenza.”
Il confronto è poi proseguito con un tema cruciale per il futuro: l’ambiente. Lo studente ha chiesto come agire, in un contesto tanto frammentato, di fronte all’urgenza della transizione ecologica. Lo scrittore ha evidenziato che “la consapevolezza ambientale è nata grazie a una bambina, Greta Thunberg”, e ha voluto sottolineare come spesso “siano le donne, da Rosa Parks a Franca Viola, ad avviare i grandi cambiamenti social”. “Oggi dovremmo avere un governo mondiale – ha aggiunto – perché solo una governance globale può affrontare problemi planetari come il clima, ma stiamo andando nella direzione opposta, quella del nacionalismo”.

Un momento dell'incontro
Dal pubblico sono poi arrivate altre domande. Alla richiesta di un’opinione sul trumpismo, Veltroni ha risposto che “tutto ciò di cui ho parlato si riferiva a lui”. “Mi impressiona che odi i suoi avversari, condizioni università, musei, giornali e televisioni – ha precisato -. Assistiamo a scene di totale disumanità: negli Stati Uniti è in corso una guerra interna”.
Un’altra domanda ha riguardato l’idea di rendere l’Onu un vero governo mondiale, e Veltroni ha ricordato che “nel corso del tempo si è costruita la meraviglia dell’Europa unita, ma l’Onu deve essere sganciata dal potere di veto che oggi impedisce di agire nel modo migliore. Bisogna introdurre un sistema di maggioranza e minoranza, superando l’immobilismo attuale”.
A proposito della crisi del giornalismo italiano, l’ex sindaco di Roma e giornalista ha riconosciuto che “c’è bisogno di tante voci diverse, anche se esistono ancora buoni spazi di informazione”, sottolineando l’importanza di preservare il pluralismo mediatico”.
Alla domanda se avesse rinunciato troppo presto alla politica, Veltroni ha risposto con serenità evidenciando di “aver smesso di avere responsabilità politiche nel 2009”. “La politica è una passione, non deve diventare un mestiere – ha detto -. Ci sono momenti in cui si può imparare molto, come è accaduto a me accanto a persone come Ciampi, Pasolini, Berlinguer e Napolitano. Quando quel sentimento di crescita è venuto meno, ho scelto di ridurre il mio impegno politico.”
Un incontro che si è concluso tra gli applausi degli studenti ai quali Veltroni ha dedicato un ultimo messaggio di profonda attualità: “Per cambiare il mondo, serve tornare a immaginare, credere e costruire, ma anche ascoltare, partecipare e custodire la diversità come valore essenziale della libertà”.