Il jazz contemporaneo conquista la scena al Metropolitan

Il trio composto da Shabaka Hutchings, Hamid Drake e Majid Bekkas si è esibito nei giorni scorsi per la XL Stagione di Catania Jazz 

Giusy Andolina (foto di Olga Consoli)
Shabaka Hutchings
Hamid Drake
Majid Bekkas

Una formazione inusuale, tre background diversi che insieme hanno regalato qualcosa di unico agli spettatori che hanno assistito al concerto inserito nel cartellone della XL Stagione di Catania Jazz.

Sul palco del Teatro Metropolitan, il trio composto dal sassofonista inglese Shabaka Hutchings (sax tenore, clarinetto, bamboo flutes), dal cantante e suonatore di guembri marocchino Majid Bekkas e dal batterista e percussionista americano Hamid Drake ha regalato una particolare e spettacolare esibizione di jazz contemporaneo grazie ad un’intesa dei tre artisti.

I suoni emessi dal guembri - una specie di basso a tre corde, strumento tipico della musica degli Gnawa, gruppo etnico che discende dagli schiavi neri deportati nella zona sahariana – di Majid Bekkas, hanno costituito il centro portante della performance. Suoni che si sono mescolati con i ritmi del batterista e percussionista statunitense Hamid Drake, i cui progetti musicali spaziano dal free jazz di Don Cherry alla world music fino al reggae. 

Last but not least, Shabaka Hutchings è sicuramente la voce più rappresentativa della nuova scena inglese, colui che ha reso il jazz di nuovo “cool” tra le nuove generazioni, come ha scritto Rolling Stone qualche anno fa. Da diversi anni considerato una sorte di icona del jazz contemporaneo, la sua musica, si è ritagliata una fetta importante dell’ammirazione del pubblico globale.

Anima di numerosi gruppi, dall’electro-jazz di The Comet is Coming, all’afro funk dei Sons of Kemet o all’afrofuturismo di Shabaka and The Ancestors, Shabaka vanta collaborazioni di spicco oltre oceano con Makaya McCraven e Kamasi Washington. Il suo ultimo lavoro discografico risale al 2022 ed è anche il suo album di debutto da solista, Afrikan Culture.

Shabaka, nonostante la fama e il successo, rimane comunque l’ultimo arrivato, nonché il più giovane, in un mondo già consolidato da musicisti di prim’ordine.

È un artista creativo, abile nel suonare diversi strumenti a fiato, sia tradizionali come il sassofono, il clarinetto e il flauto, sia di derivazione folklorica come flauti africani in legno o lo shakuhachi giapponese.

Un momento del concerto al Teatro Metropolitan

Un momento del concerto al Teatro Metropolitan

Anche Majid Bekkas, musicista di origine marocchina, è un artista versatile: oltre che cantante e compositore, infatti, suona una gran numero di strumenti appartenenti al folklore del suo paese di origine, primo fra tutti il guembri, una specie di basso a tre corde appartenente alla tradizione Gnawa.  

La musica di Shabaka Hutchings pertanto abbraccia le melodie arabeggianti e i riff etnici danzanti di Majid Bekkas, e si amalgama al suono ritmico complesso, energico e contagioso di Hamid Drake.

Dal punto di vista strettamente musicale, ci sono stati almeno un paio di momenti di grande interazione in cui i tre musicisti insieme sono riusciti a sprigionare dei suoni impressionanti e avvolgenti.  

Momenti, invece, in cui gli assoli del sassofono di Shabaka si concedevano spazi di assoluta libertà, sostenuti dagli interventi degli strumenti dei suoi compagni, proiettando l’intera audience verso una dimensione spaziale quasi cosmica.  

E altri momenti in cui le melodie e i riff erano volutamente ripetitivi, dall’effetto  incantatorio e ipnotico, quasi a volere coinvolgere il pubblico in un rituale collettivo. 

Ciò in coerenza con un toccante discorso di Hamid Drake riferito alla fratellanza, alla sintonia con gli altri e all’energia che la musica può creare quando è condivisa non solo dai musicisti, ma da tutti, anche da chi partecipa ascoltandola.

«La musica emana, diffonde una tale forza terapeutica, intesa come uno strumento di guarigione universale, una forza primordiale in cui noi tutti crediamo. Anche voi qui in sala probabilmente ci credete, altrimenti non sareste qui presenti, right?», ha detto nel corso del concerto Hamid Drake

«La musica, e l’arte in generale, per noi è una way of life, con uno scopo ben specifico, non solo creare una forma di entertainment, ma soprattutto l’innertainment, è prioritario per noi – ha aggiunto - e tramite la performance musicale mettere in moto una forza propulsiva positiva, con una frequenza e una vibrazione alta, che sprigioni una musica unica, immane, per tutti».