Giancarlo Magnano di San Lio, un ponte fra scienze umane e scienze naturali

La comunità accademica, al Palazzotto Biscari, ha dedicato una giornata di studi al "maestro gentile"

Veronica Barbagallo, Calogero Genco e Giuseppe Rasconà

Il Palazzotto Biscari ha ospitato, nei giorni scorsi, la commemorazione del professore Giancarlo Magnano di San Lio, a otto mesi dalla sua prematura scomparsa. L’evento, promosso congiuntamente dall’Accademia Gioenia di Catania e dalla Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale, ha rappresentato non solo un momento di omaggio affettuoso, ma anche un’occasione per riflettere su una figura che ha profondamente segnato la vita culturale e accademica della città.

Il professor Magnano di San Lio ha avuto un ruolo attivo e propulsivo in entrambe le istituzioni, nella seconda è stato anche presidente, promuovendo numerose iniziative scientifiche mirate a superare i confini disciplinari. Proprio grazie a questo impegno, l’Accademia Gioenia ha istituito una nuova sezione dedicata alle Scienze applicate, alla Filosofia della scienza e alla Storia delle scienze, segno tangibile del suo progetto intellettuale e umano: creare dialogo, costruire ponti, coltivare connessioni.

Dopo i saluti dei presidenti delle due istituzioni scientifiche, Daniele Condorelli e Alfio Signorelli, e gli interventi del rettore Francesco Priolo e della direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche Marina Paino, la cerimonia ha dato spazio ai ricordi di amici e colleghi. A tracciare il ritratto intellettuale e umano di Magnano di San Lio sono stati Giovanni Camardi, sul suo ruolo nella Gioenia; Arianna Rotondo, sul suo impegno per la Società di Storia Patria; Ivana Randazzo, sulle sue ricerche diltheyane; Luigi Ingaliso, sul legame profondo tra la sua opera e il rapporto tra storia della cultura e vita.

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

Oltre i confini tra saperi

Giancarlo Magnano di San Lio è stato un ponte fra scienze umane e scienze naturali, fra filosofia e istituzioni, fra memoria e futuro. Non a caso fu tra i primi studiosi dell’area umanistica ad essere accolto nell’Accademia Gioenia, tradizionalmente scientifica, contribuendo a renderla un laboratorio di dialogo interdisciplinare. 

Come ha sottolineato il professor Giovanni Camardi "il progetto che Magnano ha promosso, insieme a colleghi presenti, era ambizioso: ricucire le fratture tra i saperi, riconoscere nell’irriducibile complessità dell’umano il punto d’incontro tra scienza e filosofia". "Una sfida che ha richiesto pazienza, rigore e visione: doti che, come raccontato da chi lo ha conosciuto, erano parte integrante del suo modo di essere", ha aggiunto.

Lo storicismo come orizzonte

Studioso di Wilhelm Dilthey, il prof. Magnano è stato uno dei principali interpreti italiani dello storicismo tedesco. Ma la sua non fu mai una lettura accademica nel senso più chiuso del termine. L’interesse per la biografia, per la cultura tedesca otto-novecentesca, per la continuità tra pensiero e vita, lo portava a cercare connessioni vive: tra filosofia e storia, tra cultura e responsabilità. 

I colleghi e gli allievi intervenuti hanno ricordato il suo percorso di ricerca, dalla filosofia della cultura alla fondazione delle scienze dello spirito, fino alle riflessioni sull’estetica, la religione, l’educazione. Una visione ampia, non sistematica, ma profondamente coerente: la filosofia come strumento per comprendere il mondo, non come dottrina, ma come metodo e testimonianza.

L’impronta lasciata nei luoghi

La commemorazione non si è limitata a ricordare i testi o i titoli accademici, ma ha fatto emergere la presenza viva di Magnano nei luoghi della vita universitaria: dalle aule del Dipartimento di Scienze Umanistiche, dove fu direttore, agli uffici dell’Accademia Gioenia, al Palazzotto Biscari che contribuì a far diventare nuova sede dell’accademia. 

Ancora più viva, però, è l’impronta lasciata nelle persone con cui ha avuto a che fare durante il suo percorso accademico. Il progetto editoriale della rivista Siculorum Gymnasium, rilanciata con forza nel 2015, ne è un esempio perfetto: una rivista non chiusa nel mondo accademico, ma aperta al territorio, agli studenti e alle esperienze. Come ha ricordato Arianna Rotondo, si trattava di “un’esperienza di team building a bassa intensità ma a ritmo costante”, dove l’apprendimento passava attraverso il fare, il discutere e lo stare insieme".

Un momento dell'incontro

Un momento dell'intervento del prof. Alfio Signorelli

Il valore umano della filosofia

Durante la commemorazione ogni intervento ha oscillato tra l’elogio accademico e il ricordo affettuoso di un collega e, soprattutto, un amico, di una persona che sapeva ascoltare, mediare, guidare con autorevolezza ma senza retorica. Una umanità con la “U” maiuscola, come è stato detto più volte, che emergeva nel modo in cui dirigeva una riunione o nel modo in cui scriveva un editoriale. 

In un tempo in cui l’università rischia a volte di diventare luogo di solitudini e di frenesia, figure come quella di Giancarlo Magnano di San Lio ricordano che la cultura è anche cura delle relazioni interpersonali, responsabilità educativa, disponibilità ad ascoltare e a costruire insieme il mondo accademico che tutti sognano.

Un’eredità che continua

Nel concludere l’incontro, il presidente dell’Accademia Gioenia, Daniele Condorelli, ha voluto sottolineare che questa commemorazione "non è solo un omaggio, ma l’inizio di una continuità: quella di un progetto culturale che tocchi tutti gli ambiti del sapere che va proseguito con costanza e dedizione". "Il ritratto che emerge da questo pomeriggio di ricordi e riflessioni è quello di un intellettuale rigoroso, ma mai distaccato; di un accademico attento alla dimensione relazionale e formativa del sapere; di un uomo che ha fatto della cultura un servizio e un impegno civile", ha aggiunto.

La sua capacità di ascolto, la sua autorevolezza priva di retorica, la sua attenzione al valore formativo della filosofia sono stati più volte ricordati con commozione da colleghi, amici, allievi. Proprio per questo l’ultimo numero della rivista Gymnasium sarà dedicato a lui; anche gli allievi, oggi diventati docenti e studiosi, stanno curando un volume in suo onore che raccoglie contributi nazionali e internazionali sul pensiero di Dilthey

Non è mancato, infine, un richiamo alla centralità del concetto di “Umanità”, più volte citato come la cifra più autentica del suo pensiero e della sua testimonianza: un'umanità che non è solo categoria filosofica, ma stile di vita, metodo di lavoro, sguardo sul mondo.

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